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Costume e SocietàLetteratura

Domenica 15 giugno

La tela del ragno


GRF

Di Francesco Cesare Strangio

Una volta rientrato a casa, Aquilino per prima cosa, disse: «Mi sento totalmente distrutto. Sono ansioso di farmi una doccia e mettermi a letto.»
Era il riposo del guerriero; in Cina aveva preso parte a mille e una battaglia.
I suoi famigliari non sapevano nulla su quanto fosse successo all’aeroporto Charles De Gaulle. Raccontare loro dell’accaduto a cosa avrebbe giovato? Come sempre rifletteva sulle cose e pervenne alla conclusione che era molto più conveniente trincerarsi dietro la roccaforte del silenzio.
Era ormai sera, il rumore della città andava man mano scemando. L‘edizione della notte del telegiornale mandò in onda l’atterraggio di emergenza, all’aeroporto Charles De Gaulle, del Boeing proveniente dalla Cina.
La moglie lo chiamò per fargli vedere quanto era successo all’aeroporto parigino, quando a un tratto comparve lui in TV mentre lo stavano intervistando.
«Madonna! – esclamò la moglie. – Non mi hai detto nulla?! Madonna…. Vergine mia bella, che cosa stava per capitarci!»
Lui si destò dal sonno e, guardandola, con sufficienza disse: «Quando arriva l’ora per la dipartita, puoi stare tranquilla che non ci sono santi che tengano.»
Poi iniziò a parlare senza mai fermarsi. Le raccontò perfino della disavventura capitata all’architetto Carmel Romano di Nizza. La moglie aveva sempre saputo che era un donnaiolo che sfociava nella patologia: per lui, prima venivano le donne e poi il resto.
Mentre stava raccontando del viaggio in generale, il suo discorso fu interrotto dallo squillo del telefono, che tenevano su di un piccolo mobiletto di legno prossimo al divano dove era solito sedersi per guardare la TV. Fece cenno alla moglie di rispondere. Prontamente la donna prese la cornetta e rispose. Poche parole e abbassò la cornetta del telefono all’altezza dell’ombelico e con il palmo della mano bloccò il microfono per impedire, a chi stava dall’altra parte del filo, di sentire quanto riferiva al marito. La donna lo chiamò dicendo di avvicinarsi alla cornetta del telefono perché era desiderato da un certo principe Kashiura.
«Benedetto Dio! Chi gli ha dato il numero di telefono?» sussultò Aquilino.
Prese la cornetta e, alterando quel tanto la voce per non farsi riconoscere, chiese chi stesse dall’altra parte del telefono. L’interlocutore disse di essere il principe Kashiura di Giordania. Aquilino gli chiese chi cercava e lui rispose che voleva parlare con il signor Aquilino.
«Sì, esattamente, io mi chiamo così! Mi deve credere che non riesco a capire chi è lei!»
Sentendosi rispondere in quel modo deciso, chiese scusa e non chiamò più.
La moglie gli domandò chi fosse.
Lui rispose che era Kashiura; un principe della Giordania che commerciava di tutto e di più. Continuò dicendo: «È uno scassapalle che non conosce limiti!»
«Perché gli hai detto che ha sbagliato numero?» chiese la moglie.
Aquilino rispose: «Tu non lo conosci… se avesse capito che ero io quello che cercava, ci avrebbe bombardato di telefonate che alla fine non ci restava altro da fare che staccare il telefono e buttarlo dalla finestra!»
Aquilino riprese il suo racconto da dove lo aveva lasciato prima che telefonasse il principe.
Era passata la mezzanotte quando si addormentarono senza che avesse terminato il racconto.
Erano le sette del mattino e, com’era solito, le campane della vicina chiesa si fecero sentire. Il suono celestiale interruppe il loro sonno. Le campane suonavano con intensità mai sentita prima, sembrava che lo facessero di proposito per dispetto al viaggiatore arrivato la sera prima. Pareva, da come suonavano le campane, che il sacrestano fosse posseduto dal demonio. La moglie iniziò a rimuginare su quanto il marito le stava narrando poco prima della mezzanotte, tanto che lo invitò a completare il racconto.
«Boh!» rispose il viaggiatore.
Nel frattempo le campane continuarono a suonare a ritmo forzato. Aquilino si alzò stiracchiandosi e imprecando contro il sacrestano. Poi aggiunse: «Devo dire al prete di raccomandare il sacrestano di non esagerare con questo finimondo.»
«Dio mio! – esclamò la moglie. – Oggi è domenica 15 giugno! Chi l’avrebbe mai pensato che dieci anni dopo esserci sposati, ci sarebbe stata una domenica 15 giugno?»
A quelle parole si animarono le immagini di alcune vicende che, a distanza di tanti anni, lo facevano ancora ridere.
Era il 15 aprile e, a casa della fidanzata aspettavano la telefonata che doveva essere il segnale per partire verso la chiesa dove si doveva celebrare il matrimonio. Tutti erano in fibrillazione in attesa dello squillo che li avvertisse della partenza dello sposo. Come si sa è tradizione che l’uomo attenda la sposa sulla soglia del portone d’ingresso della chiesa.
Quella telefonata non arrivò mai, il baldo fidanzato incontrò una giovane Svizzera e se ne andò in giro per l’Italia.
Tornò a casa dopo un mese e, come se nulla fosse accaduto, si recò dalla fidanzata per avere conferma della data del loro matrimonio. Arrivato davanti all’uscio dell’abitazione della donna, pigiò sul pulsante del campanello: nessuna risposta.

Continua…

Foto: parrocchiacolognola.it


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