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Attualità

Una questione di coscienza

Pensieri, parole, opere… e opinioni


GRF

Il maltempo del fine settimana ci ha bruscamente riportato alla realtà delle temperature autunnali e, come ormai periodicamente accade, messo in evidenza una volta di troppo la fragilità del nostro territorio. È ovvio che i giornali abbiano dato giusto spazio alla tragedia che ha colpito Casamicciola, ma non pensiamo che la Calabria sia uscita indenne dall’ondata di maltempo che l’ha colpita nelle ultime 48 ore.
Se la fascia ionica se l’è infatti cavata con qualche tombino intasato, l’interruzione dell’erogazione della corrente in qualche tratto della linea elettrica e, proprio nel nostro comprensorio, un paio di alberi caduti e qualche lampione crollato, nel vibonese si è stati costretti a fare una conta dei danni molto più consistente e ben rappresentata dal crollo dei litorali di Briatico e Tropea, che ha ricordato fin troppo da vicino quanto accadde appena sette anni fa al lungomare della nostra Siderno.
Al sopraggiungere delle prime notizie dei problemi arrecati dal maltempo, il mondo della politica ha immediatamente ricordato l’urgenza di trattare il problema del rischio idrogeologico, una questione, a onor del vero, trattata a più riprese anche durante la bella stagione, ma evidentemente in maniera troppo blanda per poter garantire l’avvio di interventi veramente risolutivi. Al netto di un mutamento climatico sempre più evidente che, per utilizzare un’abusatissima frase fatta, ha cancellato davvero le mezze stagioni e tropicalizzato in maniera sempre più sconcertante il microclima mediterraneo, è ormai lapalissiano che la tutela del territorio dovrebbe costituire uno dei primi punti all’ordine del giorno delle agende politiche regionali e che il Governo nazionale dovrebbe farsi parte diligente nell’assicurarsi che vengano adottate tutte le contromisure possibili affinché tragedie come quella della Campania non accadano mai più.
È ovvio che, per raggiungere questo obiettivo, sarebbe necessaria un’iniezione di liquidità che possa dare respiro alle disastrate casse degli enti locali e che la tanto discussa autonomia differenziata bramata dalla Lega prevedesse un capitolo dedicato ai Livelli Essenziali di Prestazione anche nella tutela del territorio, oltre che nel campo scolastico e sanitario (dei quali, abbiamo visto già la scorsa settimana, il Ministro Roberto Calderoli non è che si stia preoccupando quanto sarebbe opportuno).
Ma, nell’attesa che la politica riesca a sciogliere i tanti nodi che tarlano il Paese, non dobbiamo dimenticare che per limitare i rischi che la stagione delle piogge può arrecare c’è qualcosa che possiamo fare anche noi cittadini. I comportamenti responsabili, infatti, oltre a garantire di essere in regola con la propria coscienza a chi una coscienza ce l’ha, aiutano a limitare i disagi nostri e dei nostri concittadini oltre che a evitare, nei casi più estremi, beghe giudiziarie che spesso rovinano una vita intera.
La tutela dei nostri boschi, ad esempio, non serve soltanto ad assicurarci un bel panorama quando usciamo di casa la mattina, ma anche a rendere più solido il terreno. Il taglio sregolato di alberi o, peggio ancora, gli incendi boschivi che costituiscono una delle più odiose piaghe che affliggono la Calabria, comportano la morte delle radici che puntellano il terreno argilloso della nostra montagna che, alle prime piogge, è così più esposto a smottamenti e frane che spesso hanno conseguenze catastrofiche.
Il rispetto dei vincoli paesaggistici, poi, garantisce la sicurezza nostra e dei nostri vicini. Non penso ci voglia un corso di laurea per comprendere che realizzare una cava abusiva in un terreno friabile o realizzare una costruzione troppo a ridosso di una fiumara possa comportare rischi e problemi non indifferenti.
E, a proposito di fiumare, mi continuo a stupire di quanti siano gli individui che si fregiano indegnamente del titolo di esseri umani che le scambiano periodicamente per discariche a cielo aperto. Nonostante gli sforzi dei comuni che, periodicamente, mandano i propri addetti a effettuare pulizie straordinarie di canaloni e letti di fiumara, spazzatura di ogni genere (ingombranti in particolare) continua a spuntare come funghi dopo un’abbondante pioggia.
La scorsa settimana sono dovuto andare a consegnare un vecchio mobile all’isola ecologica e, avendo imboccato la traversa sbagliata, mi sono ritrovato invece sulla parallela, che porta all’impianto di San Leo di contrada Pellegrina. A margine della strada, intere tonnellate di elettrodomestici dismessi, pannelloni di plastica o, peggio di eternit, e materiale ferroso di ogni genere… a meno di 50 metri in linea d’aria dalla suddetta isola ecologica preposta alla raccolta di tutto quel materiale riversato indecorosamente sul letto della fiumara. Considerata la fatica di caricare quel materiale sulla propria auto e di portarlo fino a lì, mi domando sinceramente quale fosse il problema di portarlo invece fino alla parallela e consegnarlo gratuitamente ad addetti che si occupano proprio dello smaltimento a norma di legge di quello stesso materiale. Dubito che questi soggetti non abbiano un telefono con il quale poter prendere un appuntamento…
Ma, intanto, per il menefreghismo di pochi, alla prossima pioggia di una certa insistenza quel materiale potrebbe essere trascinato dalle acque fino a valle e intasare qualche condotta provocando allagamenti che arrecheranno danni a chi non ha responsabilità in merito e che dovranno essere sistemati con i soldi dei contribuenti che, invece, il tempo per quella telefonata l’hanno trovato.
Ecco, allora, che il dissesto idrogeologico diventa una questione di coscienza e che, per quanto la politica debba fare (e con urgenza) anche noi possiamo (e anzi dobbiamo) impegnarci a semplificarle il lavoro e renderlo più efficiente.
Nel va del futuro di tutti noi.

Foto: ilvibonese.it


Gedac

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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