Iniziato il processo per l’omicidio del 70enne di Bianco Gesualdo Chinè

Si è svolta venerdì 20 gennaio, dopo il rinvio a giudizio, presso la Corte d’Assise del tribunale di Locri, la prima udienza del processo per l’omicidio di Gesualdo Chinè, a quasi un anno di distanza dal ritrovamento del corpo del 70enne, avvenuto all’esterno della propria abitazione, presso le case popolari Alluvionate di Bianco. Le indagini, che sono state svolte dai militari della Compagnia di Bianco, affiancati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, avevano portato, fin da subito, al fermo di Francesco Spatafora, 24enne ritenuto responsabile della morte dell’uomo. L’imputato, che al momento si trova presso la casa circondariale di Catanzaro, non era presente in aula dopo essersi rifiutato di firmare la rinuncia chiudendosi in un mutismo assoluto. In Corte d’Assise Saverio Casile, in qualità di avvocato difensore del giovane, ha chiesto al giudice Amelia Monteleone, che ha presieduto l’udienza con a latere Mariagrazia Galati, che venga disposta la nomina di un consulente tecnico d’ufficio che accerti la capacità o meno del soggetto di intendere e di volere nel momento in cui è stato commesso il reato e se sia in grado di stare in giudizio. Il Pubblico Ministero Marzia Currao e il legale Antonio Furfari, che assiste un famigliare della vittima costituitosi parte civile, si sono opposti a tale proposta, in quanto, poco dopo l’arresto dell’uomo la Procura, di sua iniziativa, aveva nominato un proprio perito, che aveva già ritenuto il soggetto in grado di intendere e di volere. Il giudice ha dunque chiesto al PM di acquisire la perizia e la documentazione medica e ha infine fissato per mercoledì 25 gennaio una nuova udienza in cui scioglierà la riserva e deciderà in merito alla richiesta della nomina di un nuovo consulente tecnico.