Le caratteristiche dell’ammenda
La Repubblica dei Locresi di Epizephiri

Di Giuseppe Pellegrino
Le argomentazioni precedentemente esposte, Lene Rubinstein le ha tratte da iscrizione trovate nell’isola di Thasos, che si ritiene risalire al V secolo avanti Cristo e pubblicate con il nome di stele del Porto,la cui scoperta è avvenuta nel 1992. La stele contiene delle prescrizioni molto dettagliate di comportamenti dei cittadini per le strade pubbliche che venivano sanzionate con ammende. Le regole erano del tutto singolari, posta l’epoca. Si trattava di comportamenti degli abitanti nei luoghi pubblici come la strada a motivo dell’igiene, fino ai comportamenti ai bordi delle strade (pubblica decenza). La stele precisa che “per tutte queste infrazioni, si dovrà versare ogni volta, fino a quando l’infrazione sarà commessa, una moneta vile di Tashos alla città. I magistrati preposti procederanno al recupero e terranno la metà per sé stessi. Diversamente, dovranno versare il doppio ad Artemide Hecate.”Preliminarmente il termine magistrato deriva in questo caso dal verbo epistateuo, che significa sono soprastante, sono ispettore, soprintendo, presiedo, ho cura, dirigo. In buona sostanza dei vigili urbani, più che dei magistrati. Il loro compito era di curare che il decoro, l’igiene della città e la pubblica decenza non fossero messe in discussione. A ogni infrazione un’ammenda.
Osserva la giurista che in una simile situazione era forte la tentazione a disattendere le prescrizioni trascurando di rilevare le infrazioni di cui sopra, vuoi per amicizia (in una piccola polis si conoscevano tutti); vuoi per quieto vivere, non essendo infondata una qualche ritorsione del penalizzato. Invero, pensando male, anche di intascare tutta l’ammenda.
La mancata contestazione aveva come conseguenza un reato senza vittima o parte offesa.
Dalla lettera della stele si evince che gli èpistates erano soggetti a controllo e a una pena, che era una ammenda doppia rispetto a quanto non riscosso.
Nessuna intenzione di generalizzare, ma solo di enucleare il principio generale da un dato concreto.
Per il resto, è sempre opportuno rivolgersi a Platone e Aristotele, in quanto dalla loro opera emerge tutto il sistema costituzionale greco. In Aristotele soprattutto, ricordando sempre che la base della sua politikà sono state 158 costituzioni greche e il suo ragionamento è astratto laddove indica il suo stato ideale, mentre allorché dipinge le realtà si limita teorizzare realtà politiche e giudiziarie esistenti in tutta la Grecia, Locri compresa.
Pierre Fröhlich è un giurista francese di vaglio. Nella sua opera Le città greche e il controllo dei magistrati (IV e V secolo a.C.)affronta il tema a tutto campo dei controlli presso le città greche sui magistrati. Partendo da Erodoto e dal suo concetto che i controlli sono l’elemento essenziale della democrazia, ma soprattto invocando Platone e il suo Protagora protagonista di più di un dialogo, che nella Politeia afferma che un buon capo non ha bisogno di leggi per governare, dovendo egli essere superiore alle leggi stesse. Ciò in via ideale, in concreto il filosofo ammette la necessità delle leggi, nella impossibilità di dare minuziose indicazioni specifiche.
La legge, dunque, come il minore dei mali, con l’attenzione di stare attenti all’eccesso di leggi (richiama l’attenzione sui danni che può portare l’eccesso di legalismo). Da qui la necessità di un controllo severo, che il giurista francese chiarisce con le stesse parole di Platone:
Quando per ciascuno degli arconti l’anno sarà passato, bisogna costituire un tribunale dove i giudici saranno scelti tra i più ricchi o tirati a sorte tra tutto il popolo, e portare davanti a esso gli arconti per fare loro rendere il conto, e chiunque li vedrà potrà accusarli di non avere ben governato i sottoposti durante l’anno conformemente alle leggi, o seguendo l’antico costume degli antichi, e si potrà applicare la stessa procedura a quelli che seguono gli ammalati, e gli stessi giudici fisseranno la pena da subire o l’ammenda da pagare.
A questo punto occorre chiarire due cose: Platone non ignora le leggi di Zaleuco e di Locri, eppure non parla di pena prestabilita, ma che gli stessi giudici fisseranno la pena da subire o l’ammenda da pagare; il secondo concetto è cosa si intende per rendiconto, in considerazione del fatto che la terminologia moderna spinge a non poche deviazioni come quella di limitare il concetto a un fatto di natura contabile. Ciò non è. Si tratta, in concreto, di due controlli, uno preventivo (dokimasia, o verifica dei requisiti);l’altro, il vero rendiconto, successivo (euthunai), che era nella logica del principio di responsabilità dei magistrati per gli atti compiuti nell’esercizio dei loro poteri, con previsioni, a volte, di procedure specifiche per la messa in stato di accusa.
Sulla presenza di magistratura contabile a Locri vi è certezza. Le tabelle di Zeus sono indicative dell’esistenza di più di un magistrato contabile e, tuttavia, sembrano figure legate strettamente ai conti del Tempio di Zeus. Di essi parleremo in seguito.
In genere, dalle tabelle, si enucleano quattro tipi di magistratura collegiale: hieramnamones, proboloi, prodikoi e logisteres. E tuttavia dei proboloi si è già parlato. Ai nostri fini le figure singolarmente non interessano, per ora, ma di loro parleremo successivamente.
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