ADVST
Costume e SocietàLetteratura

Abc Donna: l’opera polisemantica che integra gli opposti giocando connessi

Abc Donna: No critike, solo complimenti è un libro/gioco di Sara Costanzi e illustrato da Francesca Ascione contro gli stereotipi di genere. Un abbecedario di 21 cartoline ricamate che riflettono giocosamente sul linguaggio che cristallizza, più o meno consapevolmente, gli stereotipi femminili.
Si tratta di 21 opere che ritraggono le pin up degli anni ’50, incastonate e ricamate dentro i simboli che troppo riduttivamente identificano una donna. Un racconto, all’apparenza leggero, della donna, da appendere, che nasconde un messaggio critico verso la società. Ancora oggi, come settant’anni fa, viviamo di consumismo in un mondo pubblicitario colorato grazie anche all’enorme apporto dei social.
Il progetto editoriale di Costanzi affronta con le immagini e le parole una questione fondamentale, creando unità e proponendo riflessioni a partire dal gioco. Bertoni Editore ha accolto questa proposta, tutta al femminile, dando voce all’idea editoriale di Roumba: Pane& Cultura per realizzare la quale le autrici si sono ispirate a un immaginario che è insieme vintage e pop.
ABC Donna è un lavoro artistico sugli oggetti che incarnano gli stereotipi di genere e sulle parole che li esprimono. Ribalta la concezione della donna/oggetto raccontando la donna nell’oggetto, dimostrando, grazie alla stampe presenti sul retro di ogni cartolina come anche i complimenti femminili possa essere stereotipati a causa del retaggio di un patriarcato ancora oggi dominante. In tal senso, il No critike, solo complimenti del sottotitolo, si riferisce proprio a questo facendo il verso a un’espressione ormai abusata sui social e punto di partenza, dichiarano le autrici di “una revisione dei meccanismi che più o meno consapevolmente plasmano il linguaggio”.
Le 21 schede che compongono il libro possono essere ritagliate e diventare cartoline da spedire ad amici e parenti oppure carte di un gioco in cui ci si sfida a suon di complimenti dai due giocatori in su, in cui i partecipanti, ad ogni turno, devono trovare cinque complimenti da rivolgere al giocatore che si trova loro di fronte che comincino con la lettera indicata sulla carta da gioco e, soprattutto, senza urtare la sensibilità di chi ascolta. Una sfida da improvvisare, un gioco di parole in cui si assume il ruolo di donne tra le donne, la cui partecipazione è consigliata a tutti senza limiti di età.
Costanzi ha detto chiaramente ai lettori che raccontare la Ascione significa raccontare il femminile, in quanto il suo lavoro artistico è imprescindibile dall’universo donna che è il suo campo espressivo. Per ABC Donna ha, ad esempio, compiuto un lavoro chirurgico all’insegna dell’ironia. Le opere di questo abbecedario sono state prima intagliate e poi ricucite pazientemente e il gesto stesso del cucire è diventato un intimo movimento di pace. Là dove la lingua innalza confini e confinamenti, lei ha curato una frattura creando unità e bellezza. Collage e decollage, fronte e retro, femminismo e patriarcato, sono le dicotomie che l’abbecedario rivela. Un’opera polisemantica, che riesce a integrare gli opposti giocando connessi. E se la prima reazione è sicuramente il sorriso, quello che si sedimenta preannuncia qualcosa di scomodo. Ancora una volta viene richiesto uno sforzo per non ricadere nei meccanismi che scavano dentro al cervello e che la bocca traduce in sentenze. Dietro a ogni lettera o parola vi è una storia di pregiudizi con cui inevitabilmente le donne sono costrette a fare i conti. Ascione, ci spiega con chiarezza la Costanzi, è partita dai luoghi comuni della lingua italiana per trasformarli in un gioco di equilibrio che è al contempo drammatico e intenso. Chi pensa male parla male e vive male. Si ha la necessità di strumenti che rendano le menti abili a riconoscere le trappole degli stereotipi di genere, perché quando la crisi è in atto bisogna ripartire dalle basi interrogando le radici. Con questo libro la Ascione compie un opera di ritorno alle origini, un invito al risveglio, perché parlare di donne non è mai abbastanza. Si pensa che essere creativi voglia dire coltivare una qualsiasi passione artistica, avere un piccolo o grande talento per la pittura, la scrittura, la musica o le arti in genere… questa è sicuramente una parte del fenomeno creativo, ma non l’unica. A mio avviso, infatti, la creatività è una qualità evolutiva.
Da una parte perché, nel suo farsi opera, ci eleva materialmente da occupazioni concrete verso una spiritualità del sentire che viene mediata dall’oggetto a cui si dà vita o di cui si gode la presenza. Dall’altra perché, trovando un canale di espressione, l’energia che si sprigiona ci trasforma.
Siamo sempre restie ad ammettere di possedere la magia creativa, legate come siamo all’opinione di dover avere un talento innato per potersi meritare tale onore riconosciuto.
In realtà per le donne, un pizzico di attitudine alla creatività è insito nei geni. La creatività è un processo molto intenso e deciso, che vuol spezzare le regole non semplicemente trasgredendole, ovvero creando un ordine superiore, migliore di quello che c’era prima. Si tratta di trovare il coraggio di rompere un equilibrio per trovarne uno nuovo, diverso.
E sulla capacità straordinaria delle donne in questo senso vi posso testimoniare ogni giorno, ricordandomi di frammenti di parole, di desideri e racconti delle molte donne che accompagno nel loro cammino, donne in fermento, che vogliono conoscere, crescere, e diventano un potente elemento trascinatore, di cambiamento per sé e per chi sta loro vicino.
Come affermava Rollo May, essere creativi, in fondo, significa costruirsi una vita autentica, che segua la propria unicità, quindi costruire fuori da sé qualcosa che appaghi e soddisfi, perché eleva da certi automatismi e ci avvicina a quello che vogliamo diventare. La donna è colei che accoglie e accudisce amorevolmente, è gentilezza e grazia, è amore incondizionato e sensibilità. La donna crea con le mani, con la voce, con il cuore, con le infinite qualità che la caratterizzano. Quando la creatività viene meno, o non la si sente più scorrere dentro il proprio mondo interiore, è un buon momento per riscoprirsi e ravvivare la fiamma interiore che in realtà non si spegne mai.


GRF

Ilaria Solazzo

La pugliese Ilaria Solazzo risponde in pieno alla definizione di “multitasking”. Giovane donna, ha alle spalle mille differenti attività: la redazione di libri, una buona esperienza nel campo della grafica, la pubblicazione di vari testi e non solo! È anche appassionata di lettura (specie la fantascienza), moda, costume e poesia. È giornalista pubblicista, blogger… e tanto altro. Dal decennio di nascita - gli anni ‘80 - ha ereditato la passione per la televisione che, per lei, si incarna nel binomio Carrà/Cuccarini. Dinamica, professionale, seria, ama la vita a colori.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button