Fondi PNRR: “Si rischia il fallimento”
Di Maria Elena Senese – Segretario Regionale FENEALUIL
Sono allarmanti i dati che emergono dallo studio realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione e Openpolis che ha analizzato tutti i bandi finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza fino a oggi.
Tanti gli elementi di criticità sui quali sarebbe quanto mai opportuno un risolutivo intervento del Governo, e che vanno al di là dei gravi e noti ritardi sin qui accumulati nell’attuazione delle misure: scarsa trasparenza, troppi soggetti attuatori, soprattutto nel Mezzogiorno, che non sono in grado di mettere in pratica gli interventi per le gravi deficienze tecniche e strutturali.
Il monitoraggio evidenza una situazione a dir poco disarmante.
Rispetto alla linea concordata in Europa, a oggi la percentuale di completamento delle riforme si assesta al 67,29% (oltre 11 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni del 1º trimestre 2023: 78,55%). Ancora più marcato e grave il ritardo relativo al completamento degli investimenti: 27,93% la percentuale a oggi, a fronte del 43,76% prevista sempre per il I trimestre.
Il fallimento del PNRR segnerebbe il fallimento di importanti obiettivi di modernizzazione del Paese a partire dalle transizioni gemelle, ecologica e digitale, per non parlare poi della riqualificazione del patrimonio scolastico!
Non avremmo dovuto chiedere più tempo, ma più strumenti per riqualificare la manodopera e per politiche industriali in grado di aiutare le imprese.
La messa in sicurezza dell’edilizia scolastica rientra nelle missioni del PNRR. Per la Calabria sono stati messi a disposizione oltre 90.000.000 per la copertura finanziaria di circa 40 interventi, cui vanno ad aggiungersi le risorse aggiuntive messe a disposizione dal ministero dell’Istruzione per coprire 21 progetti.
Questa dote potrebbe risolvere diversi problemi e rendere le scuole calabresi, almeno quelle rientrati nei finanziamenti, più innovative, sicure, inclusive e sostenibili.
Il condizionale, però, è d’obbligo. I comuni e gli altri enti territoriali potrebbero da subito avviare la definizione delle progettazioni e delle procedure di appalto dei lavori. Ma il cosiddetto sistema dei bandi competitivi non garantisce ai comuni, soprattutto a quelli più piccoli, tanti dei quali sono in dissesto o predissesto, di poter partecipare con le stesse modalità di quelli più organizzati, finendo per allargare il divario già esistente fra il Nord e il Sud del Paese.
Nella convinzione che la spesa si accelera se la stessa viene decentrata, noi crediamo che le amministrazioni locali debbano essere sostenute in questa partita così delicata. E questo sostegno non si ottiene accentrando tutto sui ministeri o lasciando allo sbando comuni che, per una strutturale carenza di organico, non sono capaci di gestire la mole di lavoro che i bandi presuppongono.
Per noi rappresenta un errore enorme bypassare totalmente le Regioni nella spesa del PNRR. Le amministrazioni regionali, grazie alla loro dotazione organica, hanno una capacità molto più elevata rispetto a quelle delle amministrazioni comunali, per organizzare la spesa di questi fondi e riuscire a metterli a terra concretamente senza dispersioni o rallentamenti pericolosi. A oggi, invece, le Regioni non riescono neanche a monitorare i progetti in essere.
Sarebbe opportuna, anzi necessaria, la creazione di una struttura speciale col compito di monitorare tutti gli interventi del PNRR localizzati in Calabria, in supplenza dello Stato, per dare una mano a tutti i comuni che sono sprovvisti di tecnici esperti anche sul fronte della progettazione e della partecipazione ai bandi.
Vorremmo solo ricordare che, con proprio decreto, per assicurare il rispetto dei tempi indicati dalle pietre miliari europee del PNRR, il Governo ha potenziato le misure di accelerazione per l’esecuzione di interventi di edilizia scolastica. Sindaci e presidenti di provincia e di Città metropolitana, ai quali già dal 2020 spettano, per l’edilizia scolastica, i poteri di Commissario straordinario, potranno avvalersi di altre strutture pubbliche, centrali e locali, per ricevere supporto specialistico. In questo modo i tempi per i lavori di messa in sicurezza potranno essere ulteriormente accelerati, nel rispetto della normativa nazionale ed europea e garantendo sostegno agli enti locali di minori dimensioni, sprovvisti di professionalità tecniche specifiche che possano seguire gli appalti.
Ma il tempo scorre e all’orizzonte non ci è dato vedere nulla, salvo dati sconfortanti.