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Costume e SocietàLetteratura

«Io sono la dea dell’Amore»

Novelle Ioniche

Di Luisa Totino

Isabella, Anna e Betty continuarono a rimanere a bocca aperta, mentre la nuvola che avvolgeva Afrodite andava dissolvendosi e la dea mise i suoi piedi a terra, si avvicinò alle ragazze e iniziò a girare intorno a esse, scrutandole attentamente.
Terminata la sua ispezione tornò di fronte a tutte e tre e chiese di nuovo: «Chi mi ha liberata, di voi tre? Qualcuno vi ha strappato la lingua?»
Isabella, timorosamente, cercò di rispondere: «Sono stata io a trovare lo scrigno sulla spiaggia, ma siamo state tutte e tre ad aprirlo.»
E Betty, per cercare forse di supportare l’amica chiese: «Lei è proprio Afrodite, la dea dell’Amore, chiamata Venere dai latini?»
Afrodite, indignata, rispose: «Chi sono questi latini? Cosa vogliono da me? E come ti permetti di dubitare di me? Noi divinità esistiamo da sempre, da prima del tempo!»
Betty cercò di scusarsi subito: «Non volevo mancarle di rispetto e che vi abbiamo studiato sui libri di mitologia… che parlavano delle divinità sull’Olimpo.»
La dea, come a ricordare qualcosa di nostalgico, disse: «L’Olimpo me lo hanno tolto con la forza… e con l’inganno, perché sono la più bella, ma non riescono a capire che ho anche dei sentimenti e dei pensieri miei.»
Poi tornò subito a crucciare lo sguardo, per nascondere quel momento di debolezza con l’alterigia consona a una divinità: «Torniamo a voi. Avete detto che tutte e tre avete aperto lo scrigno, ma chi lo ha trovato?»
E Isabella: «Io… sono stata io»
E Afrodite: «E lo scrigno è venuto a te, senza che ti sia accaduto niente?»
«Sì!» disse titubante Isabella, e continuò: «L’ho visto per caso, un luccichio ha attirato la mia attenzione. Era quasi completamente sepolto nella sabbia.»
Afrodite, allora, si lasciò andare sul divano alle sue spalle, sospirò e poi, rivolgendosi alle ragazze, disse: «Lo scrigno, in cui ero prigioniera, era protetto dal sortilegio di una sacerdotessa/oracolo, che credevo fosse fedele a me… e invece stava tramando alle mie spalle. Qualcuno le fece credere di poter prendere il mio posto, per vendicarsi di me. Solo una fanciulla di bellezza arcana e sentimenti incontaminati avrebbe potuto sciogliere il sortilegio dello scrigno. Così decretò Fedora imprigionandomi!»
Volgendosi di scatto verso Isabella proseguì: «Sei tu quella fanciulla, non ci sono altre spiegazioni!»
Isabella non rispose nulla a quella affermazione, anzi rimase impietrita.
Fu Anna a interrompere quel silenzio imbarazzante: «Come hanno fatto a rinchiuderla in uno scrigno? Dopotutto lei è pur sempre una dea!»
E Afrodite, con rassegnazione, disse: «Credo sia giusto raccontarvi tutto, del resto mi avete liberata. Avvicinatevi a me, ve lo consento.»
Le ragazze, allora, si sedettero vicino alla dea, curiose di conoscere i fatti.
«Non c’è mai stato uomo o dio che non abbia desiderato, almeno una volta, di conquistarmi. Dal momento della mia comparsa tra le divinità, la mia vita fu una continua adulazione. E anche se questo poteva piacermi, all’inizio, ben presto mi resi conto che portava solitudine, false amicizie e giudizi contorti. Le altre dee mi temevano e mi tenevano a debita distanza, ma anche quegli dei che non riuscivano a raggiungermi, prima o poi, arrivavano a odiarmi. Molto presto sarei stata travolta da questo astio. Non c’è niente di più terribile della rabbia e della vendetta di un uomo che non soddisfa il suo desiderio, tramando e manipolando le persone a te più care.»
Betty interruppe e disse: «Lei si sta riferendo a qualcuno in particolare, non è vero?»
E Afrodite, guardandola dritta negli occhi, le disse con voce tonante: «Non interrompermi! Non ti ho dato il permesso di farlo! Dovete solo ascoltare!»

Continua…

Foto: pinterest.it


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