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Costume e Società

Le “pezzare” di Samo

Di Davide Codespoti

L’artigianato, con l’avanzare della civiltà industriale, è ormai in lento e inesorabile declino, soprattutto nei piccoli paesi dell’entroterra, ormai preda dello spopolamento e della mancanza di attrattive per i giovani. Tuttavia, ancora oggi, esistono settori di nicchia straordinari e di grande valore, che ancora affascinano e stupiscono, dando segno tangibile di quella civiltà contadina, industriosa e infaticabile, che oggi è purtroppo quasi scomparsa.
Uno di questi piccoli paesini montani è Samo, dal passato glorioso, oggi un centro agricolo di 763 abitanti, famoso per le rovine del borgo bizantino di Precacore, situato su un’altura di fianco al paese odierno, meta di numerosi amanti di trekking, sia locali sia stranieri.
Samo, però, è famosa anche per una particolare produzione artigianale tessile: le pezzare, ossia coperte, tappeti e arazzi (usati per decorare le pareti), dai colori sgargianti e variopinti, tessuti ancora oggi a mano dalle donne samesi nei telai del paese e ricavati dalla tessitura di panni di scarto da altre lavorazioni e tagliati a striscioline sottilissime.
In tutta la provincia di Reggio Calabria, Samo era particolarmente conosciuta, e lo è ancora oggi, sia per le pezzare sia per le strisce, lunghe fino a 15 metri, realizzate al telaio e utilizzate per allestire la Chiesa durante le cerimonie nuziali.
A Samo, fino agli anni ‘50 del ‘900, la tessitura artigianale seguiva un ciclo completo che aveva inizio con la raccolta delle piante (ginestra e lino), procedeva con la lavorazione delle fibre vegetali e si concludeva con il confezionamento dei manufatti (coperte, tappeti, tovaglie, biancheria intima, vestiti e simili).
Oggi, l’antica tradizione di tessere al telaio questi manufatti è ancora affidata alle donne di Samo, specialmente quelle più anziane, custodi delle antiche tradizioni. Tuttavia, al fine di non perdere questo immenso patrimonio di conoscenze, è stato lanciato il progetto Il telaio nell’Aspromonte, realizzato dalla cooperativa samese Aspromonte e finanziato dal Parco Nazionale dell’Aspromonte, nato proprio per tutelare l’inestimabile valore dell’arte della tessitura al telaio e per scongiurare quella che sembra la sua lenta, ma inesorabile scomparsa.
Si spera, quindi, che l’artigianato, che ha rappresentato in passato un aspetto di primaria importanza nell’economia dei paesi dell’area grecanica della Locride, possa tornare in auge e dare lavoro e prospettiva ai tanti ragazzi che sognano di non andarsene dalla propria terra per lavoro, ma che vi restino per contribuirne allo sviluppo.

Redazione

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