Caso Quattrone: interviene un super esperto in misure di prevenzione
L’odissea di Francesco Quattrone non trova ancora soluzione. La Corte d’appello di Catanzaro ha respinto l’istanza dei suoi legali Maria Domenica Vazzana e Anselmo Mancuso, per la restituzione del suo patrimonio, confiscato dal Tribunale di Reggio Calabria nel 2013.
Quattrone, titolare di un patrimonio di circa 21.000.000, era stato ritenuto appartenente alla mafia, salvo poi essere stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di partecipazione alla stessa associazione mafiosa con sentenza nell’ ottobre del 2020 dal Tribunale di Reggio Calabria.
Un’evidente contraddizione. Alla Corte d’Appello di Catanzaro, Quattrone aveva, peraltro, portato una serie di prove nuove che dimostravano la provenienza lecita di tutti i suoi beni.
Quella di Quattrone, al pari di altre decine di vicende, appare essere un vero proprio corto circuito del sistema che, da una parte, assolve il cittadino e, dall’altra, gli prende i suoi beni. Una sorta di punizione dell’innocenza.
Quattrone, ovviamente, non ci sta. E adesso si è rivolto a uno dei massimi esperti italiani in materia di confisca di prevenzione. L’avvocato Baldassare Lauria, direttore dell’Osservatorio Misure di Prevenzione. Curerà, assieme agli avvocati Mancuso e Vazzana, il ricorso per cassazione.
Proprio la settimana scorsa, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ammettendo il ricorso dei fratelli Cavallotti presentato dallo stesso difensore, ha chiesto spiegazioni al Governo Italiano sulla confisca ordinata nei confronti degli imprenditori siciliani, anch’essi assolti perché il fatto non sussiste dall’accusa di associazione mafiosa e puniti con la confisca totalitaria del patrimonio. Con la stessa lettera, la Corte di Strasburgo ha chiesto al Governo di formulare una proposta conciliativa con le parti, una sorta di avvertimento.
L’avvocato Lauria è un veterano della materia: già nel 2012, dopo la condanna della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo nei confronti della Repubblica Italiana, nel caso Benedetto Labita, anch’egli assolto in sede penale, ottenne la revoca della confisca.
C’è, in effetti, un problema sistemico, dice il legale siciliano: «La confisca di prevenzione, così come disciplinata in Italia, è un unicum nel panorama legislativo dei Paesi dell’Unione Europea, i cui dispositivi di confisca rimangono comunque legati all’accertamento di una responsabilità penale. Adesso la CEDU vuole vederci chiaro e, nel caso Cavallotti, pone una seria questione di legalità del sistema.»
C’è da dire, pure, che recentemente il sistema di prevenzione antimafia è stato al centro del dibattito politico-giudiziario grazie alla denuncia delle gravi violazioni dei diritti fatta nel libro di Alessandro Barbano L’Inganno.
Quattrone, nei mesi scorsi, aveva assunto posizioni di proteste plateali, incatenandosi davanti il pazzo di Giustizia. Sempre proclamatosi innocente, estraneo a ogni forma di collusione con la criminalità mafiosa, dunque, incassa il colpo ma rilancia.
Chi lo conosce sa che non si fermerà.
Foto: alqamah.it
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