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Valle Spana, Laghetto Marzanello e Diga Metramo

Locride… e dintorni in Mountain Bike XX

Di Rocco Lombardo

Con i nostri itinerari settimanali in Mountain Bike, cerchiamo di far conoscere il volto nascosto dell’entroterra della Locride, poco frequentato e tutto da scoprire, incastonato com’è nella natura incontaminata tra il Parco Nazionale dell’Aspromonte e le prime pendici del Parco Regionale delle Serre; l’unicità del nostro territorio è riconducibile sia alla bellezza della costa, sia alla montagna suggestiva, aspra e segreta, che offre paesaggi incantevoli e talora selvaggi e inesplorati, un viaggio dall’Aspromonte alle Serre, attraversando aree di interesse naturalistico, boschi rigogliosi, paesaggi montani, borghi e insediamenti rurali, testimonianze di una storia antica e importante, ancora da scrivere, di un territorio fortemente caratterizzato da identità e autenticità; e quale altro modo, se non in bici, per vivere il territorio a contatto diretto con il paesaggio di una terra antichissima, per lunghi tratti ancora incontaminata, testimoniando quanto i sentieri si integrino e si intreccino con luoghi ricchi di bellezze naturalistiche e attrazioni archeologiche e culturali, soddisfacendo le esigenze di chi unisce passione per bici e natura a sete di conoscenza?
Escursione, quest’oggi, decisamente impegnativa, che ci permetterà diraggiungere le pendici del Parco Regionale delle Serre partendo come sempre da Locri, attraverso la Valle del fiume Torbido. Dal borgo di Mammola affronteremo una parte di percorso quasi interamente in salita e tra boschi, attraversando ampie e distese faggete; una vera e propria immersione totale nella natura più incontaminata, nel silenzio della montagna, per apprezzare ancor meglio gli scenari suggestivi di un territorio incastonato tra il massiccio dell’Aspromonte e la zona della diga del Metramo, in una posizione geografica eccezionale, tra verdi vallate che superano i mille metri e spaziano dal Laghetto Marzanello, un invaso artificiale di recente costruzione, passando per il Rifugio Campanaro, un antico avamposto militare, nella parte sterrata del percorso, intercettando quindi il Rifugio Montano Valle Spana, sito nell’omonima vallata, costeggiando il Monte Cresta fino a raggiungere la vetta di Monte Seduto ai confini tra i Comuni di Galatro, di Giffone e di Grotteria.
L’etimologia di Mammola non è certa. La tesi più accreditata farebbe risalire l’origine al latino Mamula, ma resta anche valida l’ipotesi che il nome sia collegato a Mamoula, città greca dell’isola di Eubea. Con l’arrivo dei coloni dalla Grecia nel territorio della Locride, molti locresi si spinsero fin su questa collina attirati dalla fertilità del terreno e dalla buona posizione del territorio, fondando una sub colonia, Malea o Melea; l’itinerario, che come detto si snoda prevalentemente in impegnative salite, particolarmente faticose e dispendiose, con percentuali di dislivello davvero importanti (fino al 18-20%), ci porta, nel tratto iniziale, alle porte del borgo tramite la ciclabile che costeggia il greto del Torbido, per poi seguire le indicazioni per Monte Scali e il laghetto montano; la circonvallazione a monte sale subito prepotentemente, attraverso numerosi e vorticosi tornanti fino a raggiungere, dopo una decina di chilometri di asfalto, un vecchio sentiero in terra battuta in località Vardaro.
La strada si restringe e cede il passo al tratto sterrato, dopo un breve digressione presso il Rifugio Campanaro, alias Casermetta, un casello montano, ex caserma del Corpo Forestale dello Stato, abbandonato da molti anni, seguiamo la traccia GPS attraverso un saliscendi impervio e tecnico in mezzo a rigogliosi faggi, incrociando prima il Rifugio Montano di Valle Spana, una fedele riproposizione della casa nel bosco di fiabesca memoria, che offre servizi di accoglienza e ristoro e, da lì, si prosegue in direzione del laghetto Marzanello, costruito di recente in terra battuta dalla Comunità Montana della Limina, in una suggestiva valle naturale contornata da un fitto bosco di abeti e pini, ancora da completare con aree attrezzate per il pic-nic, finalizzato al turismo rurale, destinato anche alla pesca sportiva e al servizio di antincendio.

Il sentiero che costeggia il laghetto sale in mezzo a maestosi faggi, fino raggiungere la località denominata Monte Cresta (1.040 metri sul livello del mare), da dove si può ammirare una suggestiva veduta che domina la vasta vallata sottostante e, avanzando in direzione nord, a parte la suggestiva cartellonistica stradale che, nel bel mezzo di un fitto bosco, indica chiaramente la direzione da seguire per chi volesse raggiungere l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria (!), il nostro tragitto incrocerà il Sentiero Italia,che percorreremo per un tratto, per poi continuare su una pista sterrata ma di più facile percorrenza, immersa in un bosco di faggi e abeti fino ad arrivare nella località più alta del territorio di Mammola, chiamata Monte Seduto (1.143 metri slm), un punto di riferimento topografico, luogo d’incontro di cacciatori e cercatori di funghi.
Il sentiero fin qui percorso, anticamente, era considerato un’arteria molto importante per raggiungere i Comuni di Galatro e Giffone, il Passo di Croceferrata, Fabrizia, Serra San Bruno e Pizzo sul Tirreno dove, al porto, arrivavano le navi che importavano il merluzzo secco (lo Stocco), che proprio per questa via poi veniva portato a dorso di mulo a Mammola.
Dopo una breve pausa si riprende la strada sterrata, ripercorrendo a ritroso parte del Sentiero Italia per poi piegare a sinistra in salita, salvo un breve tratto pianeggiante, fino all’incrocio con la Strada Provinciale 45, che congiunge i Piani della Limina con Fabrizia-Serra San Bruno; siamo fuori dal bosco e decidiamo di percorrere la bretella asfaltata che, in quattro chilometri circa, conduce presso la Diga del Metramo nel comune di Galatrola diga Castagnaro sul fiume Metramo è stata oggetto di ingenti investimenti a partire dagli anni ’50-‘60, una storia lunga e tortuosa, ennesima plastica evidenza dell’inadeguatezza amministrativa che attanaglia il nostro territorio, con risvolti anche tragicomici per la lentezza esasperante delle opere di costruzione, concluse nel 1993, collaudate solo nel 2016, ma a oggi ancora inutilizzate.
Riprendiamo la Provinciale in direzione del Passo della Limina, dal cui rilievo (888 metri slm)che domina il piano, la vista scenografica spazia fino ad abbracciare i due mari, a giusta ragione, considerato uno dei passi storici più importanti della Calabria, antico crocevia di scambi commerciali e culturali che ha favorito per secoli l’aggregazione con pellegrini, carbonai, boscaioli, mulattieri, pastori, contadini, tra la costa Ionica e la costa Tirrenica, confine naturale tra l’Aspromonte e le Serre Calabre, il cui toponimo potrebbe derivare dal latino Limen (confine) o dal greco λίμνη (límne – pantano, stagno); infatti, dove oggi passa lo svincolo che congiunge la Strada di Grande Comunicazione 682 al passo, c’era una volta un laghetto naturale che venne rimosso durante i lavori di costruzione della strada.
Nei pressi del Passo della Limina, ove s’incrociano le Strade Provinciali 45 e 42, il Sentiero Italia, il Sentiero del Brigante e il Sentiero dei Greci, lasciamo alla nostra destra la fontana prospiciente il Villaggio Limina, conosciuto anche come Case Unrra, un agglomerato di fatiscenti e spettrali abitazioni abbandonate, costruite negli anni cinquanta in seguito agli eventi alluvionali, e destinate ai contadini che avevano perso le proprie abitazioni rurali, rimaste inabitate per la distanza dai campi e soprattutto per il totale isolamento; riprendiamo per alcuni tratti il Sentiero del Brigante che, sovrapponendosi alla Provinciale 35, ci consentirà di lasciare definitivamente le pendici delle Serre per inoltrarci nuovamente nei primi contrafforti aspromontani, seguendo le indicazioni per San Giorgio Morgeto – Canolo, un falsopiano reso particolarmente arduo dalla fatica accumulata in salita nel primo tratto del percorso; raggiunto il borgo di Canolo Nuovo ci attende l’ultimo tratto, finalmente in discesa, dal Passo del Mercante fino al punto di partenza, che ci consentirà di completare il giro ad anello odierno, coprendo una distanza totale di circa 90 chilometri, con un dislivello altimetrico complessivo di 1.600 metri circa.

Redazione

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