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Costume e SocietàLetteratura

All’interno della Piramide di Cheope

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti IV

Di Francesco Cesare Strangio

Il Barone di Altavilla, Malachia da Hildesheim, Cosimo da Firenze e Jean d’Anneaux iniziarono a perlustrare le tre Piramidi e notarono che quella di Cheope era la più grande, sia come base sia come altezza; presero atto di un altro strano particolare: le prime due (Cheope e Chefren) erano allineate sulla diagonale, mentre la terza (Micerino) risultava spostata a sinistra. I Cavalieri si domandarono quale fosse stato il motivo che aveva portato i progettisti all’apparente errore. Non si riusciva ad attribuire un tale evento né alla distrazione, né a una svista; era troppo paradossale per uomini capaci di realizzare tali meraviglie. Quella disposizione celava qualcosa di ben preciso e misterioso.Nella ricognizione, localizzarono il varco che portava dentro alla Piramide di Cheope. Entrarono in due, mentre il terzo rimase a guardia degli animali poiché da quelle parti era facile che i predoni portassero via tutto, lasciando i carovanieri senza né acqua né viveri.
I Cavalieri erano abili uomini di guerra, ben addestrati e pronti a fronteggiare qualunque attacco, tant’è che anche nelle ore notturne si alternavano nel fare la guardia all’accampamento.
Perlustrarono la Piramide di Cheope, percorrendo il cunicolo discendente che terminava nella camera inferiore. In realtà, questa era stata costruita con lo scopo di confondere eventuali ladri che si fossero introdotti all’interno della Piramide. Non avendo trovato nulla, tornarono indietro e continuarono percorrendo il cunicolo in salita; a un tratto il corridoio, da piccolo, divenne molto più alto. Sotto la luce delle torce si prestò alla loro vista una grande galleria che costituiva la prosecuzione del cunicolo ascendente. L’emozione era palpabile, guardavano ammirati la grande galleria che le luci delle torce a stento riuscivano a illuminare. Risaltò ai loro occhi la struttura verticale che si presentava realizzata in modo del tutto particolare, lo stesso pavimento si componeva di una doppia gradinata, disposta su ogni lato, ciascuna larga 51 cm, al centro della quale restava una rampa liscia larga 104 cm. Vicino al pavimento notarono una serie di nicchie dall’uso tuttora sconosciuto.
Al culmine della Grande Galleria trovarono un vano dal soffitto così alto che le torce non riuscivano nemmeno a illuminarlo. I Cavalieri si domandarono quale fosse lo scopo di quella torre di così grande altezza, posta al centro della Piramide. Rimase per loro un mistero inesplicabile.
Dopo lo spazio della torre, si trovarono di fronte un altro corridoio alla cui fine c’era l’ingresso che dava nella camera sepolcrale. I Cavalieri si muovevano lentamente per paura di cadere in qualche trappola, predisposta dai costruttori a tutela del luogo. Man mano che procedevano verso la fine del corridoio avevano la sensazione di camminare in uno spazio che non fu mai profanato, tutto ciò gli procurò un notevole senso di disagio misto a paura. Finalmente si trovarono alla fine del corridoio, dove si prestò ai loro occhi una sala in blocchi di granito rosso a geometria rettangolare. L’areazione della sala era assicurata da due prese d’aria, una sul lato Nord e l’altra sul lato Sud della Piramide (i due cunicoli risultano perfettamente allineati con le stelle sacre degli Egizi), rispettivamente lunghi 71 e 53 metri.
Con sorpresa i Cavalieri trovarono solo il sarcofago: non c’erano né la mummia né i tesori che erano solitamente deposti in una camera adiacente, giacché si pensava che il Faraone ne avrebbe avuto bisogno nella vita ultraterrena. Che cos’era accaduto? Si posero una serie di domande, poiché quanto avevano osservato era alquanto strano e non si prestava a una spiegazione plausibile e immediata. Il Barone di Altavilla domandò a Malachia da Hildesheim e a Cosimo da Firenze, che cosa ne pensassero di quella camera mortuaria sprovvista di mummia e di arredi. Rispose Cosimo da Firenze, dicendo che quello stato di cose non poteva essere altro che la conseguenza di due ipotesi: la prima che quella trovata non fosse la vera camera sepolcrale del Faraone Cheope; la seconda che i ladri, avendo profanato la Piramide, avessero portato via tutto. Malachia da Hildesheim fecenotare due particolari di non poco conto: la mancanza della mummia e quella dei geroglifici. Inoltre, sottolineò ai Confratelli che nella Biblioteca di Alessandria il Barone aveva tradotto dei geroglifici di un papiro in cui veniva menzionato il Libro delle Porte. Tale tomo è illustrato nelle camere sepolcrali dei Faraoni.
Cosimo da Firenze esclamò: «Dov’è?! Avete osservato le dimensioni del sarcofago? Mi sembra inadatto a contenere un corpo di normale statura, tanto più se mummificato!»
Il Barone annuì pensieroso, Malachia e Cosimo avevano fatto delle giuste osservazioni. Il mistero di quella camera spoglia, priva del benché minimo corredo funerario, portava a una sola conclusione: in quel luogo non era mai stato deposto il corpo mummificato del Faraone Cheope.

Foto di copertina: storicang.it

Redazione

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