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Costume e SocietàLetteratura

L’Operazione “Rosa”

Di Francesco Cesare Strangio

L’odissea di Francesco Rossi ebbe inizio durante il tragico periodo della Guerra Fredda. Nel 1961 aveva intrapreso dei rapporti commerciali con la Jugoslavia di Tito e con la Germania dell’Est, guidata da Erich Honecker. Era stato introdotto in quei Paesi da un funzionario del Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano.
La raccomandazione gli giovò molto, tanto che gli erano state fatte proposte per commesse miliardarie. Il suo profumo era gradito dagli oligarchi comunisti ed era importato da società legate ai dirigenti. Era un sistema di paravento che in Italia va sotto il nome di prestanome.
Non c’era altra strada, per Rossi, se voleva piazzare i suoi prodotti. Il concetto gli divenne chiaro: per lavorare doveva scendere a patti con un alto ufficiale della Stasi.
Doveva prendere una decisione: continuare e stare al gioco di chi comandava oppure lasciare stare tutto e cercare altri mercati meno redditizi, ma più tranquilli.
Rossi informò Klöden, responsabile per il commercio estero, che la cosa gli poteva stare bene, però bisognava apportare alcuni correttivi.
Klöden domandò di che si trattava e Rossi gli disse che le sue esigenze erano di avere una certa somma in nero.
In definitiva, facevano il gioco dell’alterazione delle fatture.
Klöden annuì e disse che doveva parlare con il generale e che presto gli avrebbe fatto sapere.
Rossi soggiornava in un albergo vicino al confine con Berlino Ovest. Dalla finestra della sua camera poteva vedere le persone dentro le case della parte Occidentale. Era tutto così strano e irreale che a stento riusciva a rendersi conto in quale tragica realtà viveva quella gente.
Era la sera del 12 agosto e lui si trovava lì per lavoro, mentre i suoi dipendenti stavano al mare per godersi il mese di vacanza.
Rifletteva su queste cose e si domandava se valesse la pena trovarsi a capo di una società rischiando ogni giorno il fallimento mentre lo Stato, nella sua qualità di socio di maggioranza, rischiava zero.
Doveva trovare il modo di essere remunerato profumatamente per tutti i sacrifici e le sofferenze cui andava incontro.
Invidiava i propri dipendenti che percepivano mensilmente lo stipendio senza incombenza alcuna. Per non parlare poi dei rappresentanti che intascavano, oltre il salario fisso, anche le provvigioni sulle vendite.
Questa volta, se le cose fossero andate per il verso giusto, i miliardi li avrebbe stipati lui nelle banche Cipriote.
Prima che la sua mente cadesse nell’oblio del sonno, fantasticava immaginando il conto miliardario nell’isola di Cipro. Quando, a un tratto, le luci che illuminavano la frontiera e le strade si spensero. Era scattata l’Operazione Rosa.
Il programma prevedeva la costruzione di un muro, lungo la linea di confine tra le due Germanie, tale da impedire il costante flusso di fuggiaschi verso la zona controllata dagli Americani.
Si trattava di un’operazione delicata tanto che, fino ad allora, faceva parte dei segreti della DDR. I camion militari si avvicinarono con i soldati e del filo spinato. I poliziotti saltarono giù dai cassoni con le loro mitragliatrici.
Alla Porta di Brandeburgo i riflettori si accesero colorando il territorio di una luce fredda bluastra; i soldati iniziarono a spaccare il lastricato con i martelli pneumatici.
In quell’occasione fu impiegato il Gruppo combattente della classe operaia, un esercito di volontari della DDR.
I membri del Gruppo combattente della classe operaia erano reclutati tra i lavoratori delle aziende ogni qualvolta che si presentasse la necessità; effettivamente non si trattava di militari costantemente sotto le armi, quindi non era altro che una milizia. La sua nascita coincise con la rivolta operaia del 17 giugno del 1953, che il regime definì Golpe contro-rivoluzionario.
In un batter d’occhio, la milizia posizionò i Cavalli di Frisia, un ostacolo difensivo d’epoca medievale costituito da un telaio portatile, a volte un semplice ceppo di legno, coperto con lunghi chiodi in ferro o legno, o anche vere e proprie lance.
L’Operazione Rosa, oltre a essere segreta, fu fulminea; e per l’occasione furono impiegate 5.000 unità della Nationale Volksarmee, 5.000 agenti della polizia di frontiera (precursori delle truppe di confine territoriale), altri 5.000 della Volkspolizei e 4.500 del Gruppo combattente della classe operaia.
Nella sola notte del 12 agosto bloccarono e sbarrarono con il filo spinato 193 strade principali e secondarie, tutte le dodici linee della metropolitana, la linea ferroviaria urbana e 48 stazioni dei treni che si dirigevano verso Berlino Ovest.
Lo scopo era quello di evitare con ogni mezzo la fuga della gente verso l’Occidente. Il muro doveva proteggere Berlino Est dai nemici del socialismo e contro un eventuale attacco nemico.
Rossi stava dietro la finestra a luce spenta, badando bene di non farsi notare.
Si era creata in lui una profonda angoscia che si trasformò in un tremore diffuso per tutto il corpo. Il cuore batteva forte e veloce da sembrare il pistone di una locomotiva di un treno in corsa.
Non riusciva a capire cosa stesse succedendo…

Foto: cultura.trentino.it

Redazione

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