Di Carlo Tansi
La situazione dell’aeroporto di Crotone rischia di diventare uno dei tanti paradossi della nostra terra. Eppure stiamo parlando di un’infrastruttura chiave per un grande e importante territorio che non è solo circoscritto alla fascia ionica centrale e a quella alta della Calabria. Io stesso, quindi, sono stato promotore di una diretta Facebook insieme ai rappresentanti del Comitato per lo scalo pitagorico che, finito il periodo pandemico, dovrebbe, come premesso, tornare a servire una grande fetta della popolazione calabrese, purtroppo alle prese con una mobilità arretrata.
Certo, i segnali in tale direzione non mancano, ma l’annunciata ripresa dei collegamenti sospesi a causa del Covid-19 da parte della compagnia Ryanair e il ripristino di quattro voli settimanali per Bergamo e due per Bologna entro fine giugno, non sembra bastare. Anzi, evidenzia carenze nient’affatto in linea con la fase di ripartenza, in tutti i sensi del termine, nell’anno che dovrebbe segnare la lenta e graduale uscita dal tunnel della pandemia. È quanto hanno peraltro sottolineato gli esponenti del Comitato, scrivendo al prefetto Maria Carolina Ippolito che, tuttavia, ci ha lasciato un po’ perplessi quando, al recente incontro con i principali interlocutori della specifica discussione con la Società Aeroportuale Calabrese, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, la Regione e la Provincia non ha ritenuto opportuno coinvolgere i sindaci di Crotone e Isola Capo Rizzuto nelle cui aree cittadine ricade l’aerostazione Sant’Anna, scelta di cui non comprendo le motivazioni.
Mi auguro si sia trattato di una scelta ponderata in attesa di raccogliere tutte le informazioni necessarie per poi condividerle anche con il primo cittadino di Crotone, Enzo Voce, e il suo collega isolitano. Resta il fatto, però, della preoccupazione per quanto dichiarato sulla stampa dal componente del Comitato Giuseppe Martino, che non ha esitato a parlare in termini fin troppo schietti, definendo un’elemosina la concessione di appena sei voli settimanali. E, in effetti, io faccio mia quest’espressione pensando all’approssimarsi della lunga stagione estiva e ancora, come peraltro puntualizzato sempre da Martino, al successivo inverno. Perché, se in estate avremo un simile numero di voli, cosa accadrà dopo? Ma aggiungerei anche che, se nei prossimi tre mesi, ovvero più in particolare nel periodo compreso fra la metà di giugno e quella di settembre, saranno queste le uniche risorse aree su cui contare, come si farà a Crotone ad accogliere il milione di turisti atteso secondo le più aggiornate previsioni?
Foto: ilcrotonese.it