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Costume e SocietàLetteratura

La colonna del Tempio

Le cronache di Atlantidea III

Di Luisa Totino

In auto i tre amici stavano in silenzio. Vera, seduta sui sedili posteriori, guardava dal finestrino e ripensava a quello che era accaduto quella sera al Lungomare.
Bea, allora, cercò di spezzare quel silenzio: «Che ne dite se ci fermassimo in un bar a prendere qualcosa?»
E Mattia, guardando dallo specchietto Vera assorta nei suoi pensieri: «Sì, lo stavo per dire io. Va bene per te, Vera?»
Vera ci mise un po’ a capire che stavano parlando di lei. Quando si riprese rispose:
«Scusate, ero distratta, per me va bene andare al bar, anche perché devo assolutamente parlarvi!»
Giunsero al bar principale del centro cittadino e, una volta seduti al tavolino, ordinarono tre gelati in coppa.
Vera, allora, parlò agli amici: «Ragazzi, devo dirvi quello che mi è capitato al Lungomare, altrimenti divento matta! Mattia, sicuramente Bea ti avrà raccontato qualcosa mentre mi aspettavate, ma quello che è accaduto dopo ha dell’incredibile!»
E Mattia: «Bea mi ha raccontato proprio qualcosina, vorrei capirci di più, se è possibile, così ti posso aiutare.»
Allora Vera tirò fuori dalla borsetta la pergamena e l’appoggiò sul tavolino davanti a loro. Mattia la guardò incuriosito e fece per prenderla, ma Vera, subito, lo bloccò: «Aspetta! prima devo spiegarti. Questa strana e misteriosa pergamena apparteneva a mia nonna, l’ha sempre custodita gelosamente. Neanche io sapevo della sua esistenza finché, sul punto di morire, me la fece prendere e cominciò a narrare di una terra meravigliosa: Atlantidea! Sulle prime pensavo a una delle sue favole, ma lei mi giurò essere tutto vero. Questa terra risale a millenni e millenni fa, prima delle civiltà antiche che noi conosciamo. Godeva della benevolenza degli dei, suddivisi in diverse categorie: i Celesti, gli Acquatici e i Terreni che, insieme agli uomini, formavano il Gran Consiglio di Altinium, dove le decisioni venivano prese di comune accordo. Fu proprio il Gran Consiglio a eleggere la prima Regina, Altea. Bellissima, giusta e magnanima, forse figlia del dio del mare Essione, con lei Atlantidea conobbe tempi di pace e prosperità. Purtroppo non ho potuto sapere altro. C’è solo un’altra cosa: mia nonna, prima di morire, mi ha detto di recarmi ai resti del Tempio di Persefone e di cercare di Tàlos, lui mi avrebbe spiegato ogni cosa. Ma non è finita! Prima, al Lungomare, mentre stavo dirigendomi da voi, la corona di corallo rosso, nell’effigie della Regina, si è illuminata, e poi, all’improvviso, ho sentito delle voci melodiose, angeliche (sono sicura fossero sirene) provenire dalla statua di Nosside. Allora mi sono avvicinata e, guardando il viso della statua, ho visto i suoi occhi illuminarsi e una voce che mi diceva che Atlantidea mi stava aspettando, di fare presto. Poi, d’un tratto, tutto è tornato come prima, la gente intorno non si era accorta di nulla. Comincio a spaventarmi di tutto questo, cosa dovrei fare secondo voi?»
Mattia, allora, le rispose: «Tutto quello che ho ascoltato ha dell’incredibile.»
E Bea: «Confermo!»
E Mattia proseguì sorridendo: «Tutto sommato, però, potremmo recarci ai resti del Tempio di Persefone. Che abbiamo da perdere? Ricordiamoci che siamo ancora in vacanza, un pizzico di avventura non guasta. Dài ragazze, la nostra non dovrebbe essere l’età della spensieratezza e della follia?»
Bea sorrise e rispose: «Hai proprio ragione, Mattia.»
Ma Vera non era del tutto convinta: «E una volta davanti alla colonna cosa devo dire? Cosa devo fare? Come faccio a trovare questo Tàlos? Come faceva mia nonna a conoscere la storia di Atlantidea, semmai esiste? Perché mi ha svelato questo segreto solo in punto di morte?»
Mattia le disse: «Puoi rispondere a queste domande solo recandoti al Tempio. Noi verremo con te, non ti lasceremo da sola.»
Bea, allora, si alzò e disse: «Bene! Allora se abbiamo deciso ci vedremo domani alle otto, passi a prenderci tu, Mattia? Mi raccomando di non dire niente a nessuno di questo, magari potremmo trovare la scusa di voler partecipare alla rappresentazione della Medea di Euripide che va in scena proprio domani sera, che ne dite?»
Vera rispose: «Non abbiamo i biglietti!»
E Mattia intervenne: «Li posso procurare io, un amico di mio padre lavora al parco archeologico, sarebbe un’ottima idea per agire indisturbati.»
I tre amici, quella sera, tornarono alle loro case, ma non si accorsero che due tavolini più il là il losco figuro che continuava a seguirli aveva ascoltato ogni cosa con il volto nascosto da un quotidiano. Per Vera quella notte non fu affatto tranquilla. Si agitava nel sonno, sognava sua nonna Lena in una foresta di fiori, i gambi grandi come tronchi. La nonna le tendeva la mano, lei l’afferrò e cominciarono a camminare velocemente, per uscire da quella foresta.
La nonna le diceva: «Presto Lena, dobbiamo superare la foresta dell’oblio e raggiungere Altinium»
E Vera rispose: «Nonna, perché si chiama foresta dell’oblio? Questi fiori sono grandi e bellissimi!»
E nonna Lena: «Ma non il loro polline: né uomini né dei ne sono immuni, una volta avvolti da esso tutti i ricordi di una vita ti abbandonano, il polline se ne appropria e poi si è pronti per…»
Nonna Lena non finì la frase e Vera: «E poi cosa, nonna?»


Edil Merici

E la nonna: «Non ti è dato sapere tutto ora. Guarda, siamo quasi fuori dalla foresta. Vai, Vera, continua tu, le mie gambe si sono fatte pesanti.»
E Vera: «No, nonna, non ti lascio, vieni anche tu!»
Mentre diceva quelle parole a Vera sembrava di essere trascinata da una forza misteriosa, lontano da sua nonna e, tendendo le braccia verso di lei, gridava accorata: «Nonna! Nonna!»
All’improvviso aprì gli occhi e di soprassalto si mise a sedere sul letto, sudaticcia e affannata. Era stato tutto un sogno? A lei era sembrato tutto vero. Bevve dell’acqua a piccoli sorsi, poi si alzò e andò ad affacciarsi alla finestra della sua stanza, per respirare a pieni polmoni l’aria tersa della notte. Una volta tranquillizzata tornò a letto. L’indomani, forse, avrebbe finalmente ottenuto delle risposte, e si addormentò.
Il giorno seguente Vera disse a sua madre che quella sera avrebbe partecipato alla rappresentazione della Medea di Euripide al Teatro Antico insieme a Bea e Mattia, che sarebbe passato a prenderla alle otto. I genitori di Vera acconsentirono, conoscevano i suoi amici da molto tempo. Le otto non tardarono ad arrivare e Mattia, suonando il clacson, fece capire a Vera che era sotto ad attenderla. Quando Vera salì in auto, dove c’era anche Bea, Mattia le disse: «Allora, Vera, pronta a scoprire il segreto della pergamena? E pensare che non mi sono mai state simpatiche le storie mitologiche. Al contrario di te, Vera, tu hai sempre amato la storia antica.»
Bea, allora, rispose: «Anche io me la cavo in storia antica, non credere.»
E Mattia, sorridendo: «Certo, con gli appunti di Vera!»
Bea, indispettita dalla risposta, strattonò Mattia.
Vera interruppe entrambi dicendo: «Spero che vada tutto bene, stanotte ho sognato mia nonna, e questo non mi piace per niente.»
Detto ciò arrivarono al Parco Archeologico nella zona del Teatro Antico. Scesero, Mattia diede loro i biglietti avuti dall’amico di suo padre e si diressero verso l’accesso all’area del teatro, dove due uomini chiedevano di esibire i biglietti. Mostrati e traforati i biglietti entrarono nell’area della rappresentazione, dove già avevano preso posto molte persone. Il numero delle persone era favorevole per i loro piani di dirigersi verso il Tempio. Presero posto nelle file più lontane dalla scena, per allontanarsi meglio. La rappresentazione iniziò, le persone applaudirono in maniera scrosciante e questo permise ai tre amici di defilarsi, indisturbati, uno alla volta dai loro posti. Piano piano si allontanarono, agevolati dalla penombra, ma aiutati dalla luce dei loro cellulari, e si diressero al Tempio di Persefone. Non erano soli, poco più distante li seguiva il losco figuro che non aveva mai smesso di star loro alle calcagna. Una volta arrivati a destinazione si avvicinarono alla colonna.
Vera, allora, disse: «E adesso, cosa faccio? Ragazzi, aiutatemi, forse bisogna cercare qualche leva o qualche scritta particolare.»
Allora Bea e Mattia, insieme a Vera, cominciarono a girare intorno alla colonna per cercare di trovare qualcosa, anche in terra, ma niente. Vera, delusa, si rivolse agli amici dicendo: «Non c’è nulla ragazzi, abbiamo solo perso tempo, andiamo via.»
Mattia, però, rispose: «No! Aspetta, Vera, riflettiamo. Prendi la pergamena, forse è quella che dobbiamo utilizzare.»
Vera tirò fuori la pergamena, l’aprì e disse: «Ci sono solo delle scritte strane, in una lingua che non capisco, non riesco a leggerle!»
E Mattia: «L’immagine della Regina, rivolgi l’immagine della Regina verso la colonna, bene in vista!»
Vera fece come disse Mattia, alzò la pergamena con l’effigie della Regina Altea di fronte alla colonna, ma non succedeva nulla. Vera era ormai rassegnata, fece per abbassare la pergamena quando all’improvviso la corona di corallo della Regina s’illuminò molto più intensamente del solito.
Mattia, osservando il fenomeno, disse a Vera: «Vera, continua a tenere la pergamena verso la colonna!»
Bea, presa di paura, si nascose dietro Mattia. Si cominciò, d’un tratto, a sentire uno scricchiolio provenire dalla colonna. La base stava iniziando a ruotare. All’inizio piano, poi la velocità aumentò sempre più, Vera richiuse la pergamena, la ripose nello zainetto e si avvicinò ai suoi amici. La velocità era così elevata che non si distinguevano più le scanalature della colonna e la stessa s’illuminò di una luce bluastra, la superficie divenne soffice e malleabile e agli occhi dei ragazzi apparve, attraverso la colonna, un paesaggio di colline e alberi.
Si guardarono l’uno con l’altro, Mattia disse: «Dobbiamo passarci dentro se vogliamo scoprire la verità. Siete pronte? Prendiamoci per mano, contiamo fino a tre e saltiamoci dentro. Se qualcuno ha paura chiuda gli occhi.»
E Vera rispose: «Sì, sono pronta, lo faccio per mia nonna!»
E Bea: «Io lo faccio per voi, anche se sto morendo di paura!»
Si presero per mano, Mattia cominciò a contare: «Uno… due… e tre
Corsero e saltarono dentro la colonna, poi tutto finì, la luce si spense e la colonna si bloccò di nuovo.
Il losco figuro che aveva seguito tutto a debita distanza mormorò: «E brava Vera. Sei riuscita a trovare il portale, ma non finisce qui. Devo riferire subito al mio signore…»

Continua

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