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“Si recuperi il Teatro Rendano di Cosenza nominando un direttore competente”


Edil Merici

Dall’Ufficio Stampa Tesoro Calabria

Riapriamo i teatri non è solo la frase pronunciata per chiedere le riaperture dei teatri dopo l’emergenza pandemica. Per la città di Cosenza, infatti, questa frase evoca la riapertura e il funzionamento dei teatri comunali cittadini.
Il triste destino del teatro Morelli, del Teatro Tieri (ex Cinema Italia), e del più famoso teatro di Tradizione Alfonso Rendano è un fatto che riguarda prettamente la politica culturale della città.
In un momento come questo, in cui la valorizzazione della cultura cittadina è relegata a fanalino di coda e le casse comunali risultano vuote, senza voler entrare nel merito delle responsabilità, riteniamo che si avverta l’esigenza di una nomina di un assessore alla cultura.
La cultura è patrimonio anche economico di una città, aspetto sempre dimenticato e trascurato.
Ciò di cui abbiamo bisogno è un’attenta gestione dei beni culturali presenti in città.
La figura di un assessore alla cultura dovrebbe essere intesa come una funzione di servizio, e non prettamente dirigenziale. Le deleghe alla cultura non possono essere adeguate al coordinamento del patrimonio storico e culturale.
Sarebbe necessario avere una figura capace di censire, coordinare, monitorare, promuovere e sviluppare le risorse culturali, tra le quali il Teatro Rendano occupa un posto di prioritaria importanza non solo per la città, ma anche per tutta la Regione.
La storia del teatro Rendano, riconosciuto nel 1985 come teatro Stabile di Produzione, è una storia lunga più di un secolo.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria opera di mortificazione di questo luogo della cultura, e sicuramente non per colpa della pandemia. Il Rendano, come tutti i teatri di tradizione, è disciplinato dall’articolo 28 della Legge nº 800 del 14 agosto 1967 e ha il compito di promuovere, agevolare e coordinare le attività musicali nel territorio delle rispettive province.
I Teatri di tradizione ricevono finanziamenti secondo i criteri e le modalità per l’erogazione, l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo (a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo di cui alla L. nº 163 del 30 aprile 1985) stabiliti dai decreti ministeriali vigenti al momento, cosa che il Rendano non è stato in grado di garantire, perdendo così, nel 2018, l’accesso al Fondo Unico pianificato su base triennale.
Per anni l’amministrazione comunale, invece di creare un organigramma con figure gestionali competenti, che tutelasse e sviluppasse questo enorme patrimonio, si è limitata ad affidare a privati la gestione delle stagioni teatrali, arrivando di fatto a svuotare il teatro di tutti i suoi contenuti culturali, artistici e storici e trasformandolo in un contenitore da riempire all’occorrenza. Una sorta di sala ricevimenti con un servizio catering a seguito.
Pertanto, oggi ci chiediamo cosa ne sarà della valorizzazione culturale di Cosenza, augurandoci che non diventi nuovamente contenitore svuotato, oppure luogo in cui far convergere sostenitori elettorali.
Il Teatro Rendano viene guardato con interesse da certi sostenitori della seconda ora della nuova amministrazione comunale. I titoli di alcuni giornali sembrano dare quasi per certa la nomina di un direttore artistico per il teatro, anche se la notizia non viene confermata da sindaco.
L’augurio è che la nomina di questa carica non si riduca a una questione di ordine puramente politico, lasciando le motivazioni culturali fuori, lì nella Piazza XV settembre, accanto alla statua del dimenticato Bernardino Telesio e della Biblioteca Civica abbandonata a se stessa.
Sarebbe molto più logico se la nomina del nuovo direttore artistico venisse dettata da parametri inerenti l’attività di un teatro di tradizione e di produzione. Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia svolgere l’incarico e non di impresari.
Il Rendano ha bisogno una pianificazione dell’intera architettura gestionale, una responsabilità che potrebbe essere pensata anche con la costituzione di una fondazione che lascerebbe fuori ogni speculazione politica.
Non ultimo, l’amministrazione comunale, per l’organizzazione dei teatri cittadini, potrebbe confrontarsi con interlocutori del mondo accademico, creando quella giusta sinergia tra città e università, tra amministratori ed esperti di discipline artistico-culturali e del settore della comunicazione; con la possibilità di creare i giusti presupposti per eventuali ricadute occupazionali rivolte ai laureandi.
La gestione di un teatro non può prescindere dalla presenza di figure che possano vantare nel proprio curriculum titoli accademici, riconoscimenti e pubblicazioni scientifiche relative all’ambito di competenza.
Non sempre un lungo curriculum è sinonimo di competenza, spesso, infatti, i titoli sono interminabili liste che non hanno valore per l’incarico che certi individui sono chiamati a ricoprire.

Foto: viaggiart.com


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