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Costume e SocietàLetteratura

Lo stregone Feridal e la cattura di Talòs

Le cronache di Atlantidea XV


Edil Merici

Di Luisa Totino

Talòs proseguì a tentoni nella fitta nebbia, dirigendosi verso la voce di Feridal. Non vedeva nulla e per questo cercava di essere cauto e guardingo, cercando, con la spada, di guardare in tutte le direzioni.
«Feridal! Feridal, ci sei, amico?» disse Talòs, non sentendo più lo stregone.
«Sì, ci sono! Vieni avanti, continua nella stessa direzione! Segui la mia voce, finché avrà forza. Ci sei quasi! – rispose affannosamente Feridal che, subito riprese – Scusa, amico mio, di averti messo in questo pasticcio. Meno male che sei capitato da queste parti. Era da tempo che avevo deciso di incontrarti, in questi tempi tetri e bui, ma sono stato trattenuto.»
E Talòs: «Non preoccuparti, Feridal, ora sono qui, avrai tempo di raccontarmi tutto. Ti sento più vicino, la nebbia si sta diradando. Sto arrivando, amico!»
Come la nebbia andò a diradarsi, Talòs vide Feridal appeso al ramo di un albero, a testa in giù, proprio davanti alla sua abitazione. Subito Talòs si arrampicò sul tronco dell’albero, fino al ramo, e tagliò la fune che teneva legato lo Stregone. Feridal cadde a terra, dolorante e sfinito. Talòs, subito, saltò giù dall’albero e corse dall’amico per liberarlo dai legacci e portarlo in casa per medicargli le ferite. Lo adagiò sul suo giaciglio e poi andò a ravvivare il fuoco del camino per riscaldare l’ambiente.
Feridal disse: «Per favore, Talòs, prendi la boccetta blu su quel ripiano, è un unguento per le ferite.»
Talòs andò a prendere la boccetta, strappò un lembo della sua casacca, la inumidì con l’unguento e la passò sulle ferite di Feridal. Piano piano le ferite si rimarginarono e scomparvero.
Talòs, allora, disse: «I tuoi rimedi sono sempre i migliori.»
Poi, sedendosi vicino a Feridal, chiese: «Dimmi cosa è successo. Chi ti ha fatto questo? Sei un grande stregone, avresti potuto sentire la cosa prima che accadesse.»
Feridal si fece dare da Talòs il lungo bastone, appoggiato al muro. Con fatica cercò di alzarsi e andò a sedersi su di un sedile scavato in un mezzo tronco di quercia, vicino al camino acceso. Era di statura alta, con barba e capelli grigi con sfumature bianche, una lunga veste di tela grezza lo ricopriva fino alle caviglie. Prese dalla mensola del camino una vecchia pipa e una piccola scatola contenente una piccola quantità di scacco tabacco, ottimo per rinvigorirsi.
Accesa la pipa, Feridal iniziò la sua narrazione: «Talòs, sono passati molti anni, ormai, da quando ci siamo visti l’ultima volta, qui nella mia abitazione. Quando decisi di scomparire ho rivelato solo a te del mio rifugio e a nessun altro. Pensavo di essere al sicuro, di poter tenere i miei poteri di stregone e continuare ad aiutare questo mondo in silenzio. Purtroppo un giorno, un gazza messaggera mi portò la nefasta notizia, Gòrgos era tornato! La gazza mi riferì di alcuni discorsi uditi alla Fortezza di Mongoldùm, dove Gòrgos diceva di avere scoperto come usare il Kàndanium per la sua sete di potere su Atlantidea. Volevo capirci meglio e qualche giorno fa andai in cerca di alcune erbe visionarie che crescono solo nella Brughiera delle Ispirazioni. A un certo punto mi accorsi di essere osservato, qualcosa di sinistro si stava muovendo nella boscaglia: me ne andai in fretta, ma mi sentivo seguito e questa sensazione la portai fino a casa. E ieri, quasi una coincidenza, ho avuto la visita del braccio destro di Gòrgos, Lòkrot. Era ferito, senza metà del suo braccio destro. Mi ha chiesto aiuto, dicendomi che avrei ottenuto una grande ricompensa da parte del suo signore Gòrgos. Per tenere nascosta la mia identità di Stregone lo curai, ma un attimo prima di andarsene si accorse del mio bastone, che avevo cercato di nascondere tra i rami di legna per accendere il fuoco. Non impiegò molto a capire cosa fossi. Abbiamo lottato, ho cercato di resistere, ma alla fine i suoi poteri oscuri hanno avuto la meglio su di me. Tutto, intorno, si è piegato al suo volere e così sono finito dove mi hai trovato.»
Talòs, crucciato, andò a sedersi vicino a Feridal e rispose a quella narrazione: «C’è qualcosa che non torna, Feridal. Come ha fatto a capire, dal tuo bastone, che sei uno stregone? Sei l’ultimo della tua progenie, così mi hai sempre detto.»
Allora Feridal, alzandosi con il suo bastone e rivolgendosi a Talòs disse: «Mi dispiace amico mio, perdonami se puoi.» Puntò il bastone verso il camino e una scia di fuoco ne uscì dividendosi in due parti che andarono a chiudersi intorno ai polsi di Talòs. Quest’ultimo si alzò di scatto cercando inutilmente di liberarsi dalle roventi manette.
Dolorante per le ustioni cercò di scappare dalla casa di Feridal, gridando allo stregone tutta la sua delusione: «Feridal, perché? Eravamo amici! Gòrgos non vincerà se rimaniamo uniti! Ti prego, Feridal, torna in te, abbiamo bisogno del tuo aiuto!»

Talòs cercò di fuggire per tornare dalla Confraternita, ma lunghe e mostruose radici spuntarono dal terreno e si avvolsero alle gambe di Talòs, per trascinarlo nelle profondità.
Talòs cominciò a gridare: «Aldàrin! Presto, aiutami! Qualcuno mi sente?» Feridal, sulla soglia della sua abitazione, guardava l’amico senza fare nulla, ma gli occhi tradivano la fitta, causata dal tradimento di una lunga amicizia. Oltre la spessa nebbia il resto della Confraternita era in attesa del ritorno di Talòs.
A un certo punto Aldàrin sentì in lontananza la voce dell’amico che chiedeva aiuto e disse agli altri: «È la voce di Talòs! È in pericolo, andiamo ad aiutarlo!»
Tutti si mossero, ma Aldàrin fermò Vera: «No, tu resta qui, se comincia a fare notte e non siamo ritornati va via, verso Ovest. Tieni, usa questo, è un guidometro. Pensa a dove vuoi andare e ti ci porterà in un batter d’occhi. Capito?»
Vera prese lo strumento, ma la sua mente era rivolta a Talòs e a cosa sarebbe successo senza di lui. Rimase lì, senza battere ciglio a quello che Aldàrin le ordinò, si sentiva paralizzata e terrorizzata. Come avrebbe affrontato il viaggio da sola? Come sarebbe andato l’incontro con i Veggenti dell’Ovest? Si sedette a terra e attese con la testa fra le gambe, pensando a sua nonna Lena e di come avrebbe voluto fosse lì con lei a dirle cosa doveva fare, con i sui modi decisi ma in grado, allo stesso tempo, di trasmettere serenità.
A un certo punto sentì qualcuno toccarle la spalla, alzò la testa e vide sua nonna. «Nonna, come è possibile che tu sia qui?» disse Vera, sorpresa e spaventata allo stesso tempo.
E la nonna le disse: «Non chiedere sempre il perché delle cose, nipote mia. L’importante è che avvengano, e io sono qui a darti il mio sostegno in questo momento buio. Si sedette su una grande pietra vicino a Vera e tirò fuori dalla tasca un’ampollina con dentro un liquido luminescente.
Porgendola a Vera disse: «Questa ampolla contiene la luce del sole crescente, è molto rara, ma ti servirà quando tutto intorno a te sarà spavento e buio orrendo. L’oscuro abbagliato sarà se solo il tuo cuore al vero si aprirà.»
Vera prese l’ampolla dalle mani della nonna e la mise nella sacchetta a tracolla dicendo: «Quando avverrà tutto questo, nonna?» ma, quando alzò la testa, nonna Lena non c’era più.
Vera iniziò a chiamarla: «Nonna! Dove sei? Nonna!»
Mentre ripeteva il nome della nonna si sbiadì tutto intorno a lei, una mano le toccò la spalla e sentendola ripetere quelle parole, cercò di svegliarla: «Vera! Vera! Svegliati, stai sognando!»
Vera, allora, si svegliò di soprassalto, alzando la testa dalle gambe e vide in piedi, vicino a lei, Andronòs con un Dasculòs.
«Che ci fai qui, Andronòs? Dove è andata mia nonna? Era qui con me. Mi ha dato una cosa, devo averla riposta nella sacchetta.»
«Non c’è nessuno qui, Vera. Hai solo sognato tua nonna.» disse Andronòs.
Vera aprì la sacchetta e tirò fuori l’ampolla di luce per lo stupore di Andronòs: «La luce del sole crescente! È molto rara! Allora tua nonna è stata qui!»
«Sì, non so come, ma è stata qui. A proposito, perché sei tornato indietro? Dovevate salvare Talòs!» disse Vera.
E Andronòs: «Sì, è vero, ma ci sono tutti gli altri a salvarlo, e tu non potevi contare su nessuno. Non si può raggiungere niente da soli, e io conosco, per tua fortuna, questi luoghi.»
Vera, alzandosi in piedi, disse: «Va bene, andiamo. Aldàrin mi ha dato questo, è un guidometro. Devo pensare dove voglio andare e saremo subito lì.»
«Bene saliamo in groppa al Dasculòs e poi pensa alla meta» disse Andronòs.
Una volta sul Dasculòs Vera chiuse gli occhi e pensò a dove voleva andare, ma non succedeva nulla. Riprovò di nuovo, ma niente. «Sicura che Aldàrin non ti abbia detto altro? Pensaci bene.» disse Andronòs.
Vera pensò alle parole di Aldàrin, poi disse: «In un batter d’occhi! Mi ha detto in un batter d’occhi!»
Riprese il guidometro, pensò alla meta e batté gli occhi. L’ago del guidometro iniziò a girare e si fermò sull’Ovest e subito Vera e Andronòs, insieme al Dasculòs vennero risucchiati in un corridoio spazio–temporale che li trasportò in men che non si dica nelle Terre dell’Ovest.
Intanto, il resto della Confraternita Fulgente cercava di salvare Talòs dalla trappola ordita dallo stregone Feridal. Quando videro Talòs afferrato dalle mostruose radici, gli dei Terrestri afferrarono a mani nude le radici per staccarle dal malcapitato, mentre Aldàrin cercava di tiralo via per le braccia, cercando di evitare le manette incandescenti. Feridal, allora, terminò il suo compito, alzando e volteggiando il suo bastone formò una barriera inaccessibile di rami spinosi che si intrecciarono, rendendo impossibile il passaggio, e imbrigliando i Terrestri e Aldàrin, così che dovettero mollare la presa su Talòs, che venne trascinato nell’abisso.
«Aldàrin, prenditi cura di Vera, va da lei, portate a termine la missione. Ti prometto che ci rivedremo!» detto questo, Talòs scomparve, inghiottito dalla terra…

Continua…


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