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Costume e SocietàLetteratura

Una telefonata a un vecchio amico e i sospetti di un PM

Il cartomante di Torre Normanna X


Edil Merici

Di Bruno Siciliano

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Il maresciallo, intanto, era tornato in caserma e aveva telefonato al pm che, con la sua proverbiale cordialità, disse semplicemente: «Domattina, per le otto, verrò a vedere.»
Adesso Stracuzza in parte si sentiva più tranquillo, aveva fatto una bella scoperta ma quanta strada c’era ancora da fare?
La cassaforte, per esempio, bisognava pur aprirla e chissà quali altri misteri aveva in serbo per loro. Cosa ci metti in una password? Le cose che non puoi mai dimenticare, così in una cassaforte ci metti le cifre che ti stanno più a cuore. La tua data di nascita, la data di nascita della tua fidanzata o di tua moglie, ma nessuno sapeva nulla della vita di Mastrangelo. Luciano Stracuzza prese la sua rubrica. Nell’era della tecnologia lui ancora si era intestardito a segnare i numeri di telefono su di una vecchia rubrica che mostrava ormai i segni del tempo. Possedeva quella specie di quadernucolo dai tempi del liceo ed era diventato pieno zeppo di numeri su numeri, nomignoli, indirizzi importanti e ricordi. Andò d’istinto a cercare la G e gli piacque riguardare il primo numero di telefono di Giulia, ci passò sopra le dita come per accarezzare quell’appunto. Giulia. Era una giornata intera che non la sentiva e non la vedeva.
“Sarà incazzata come una iena” pensò, continuando a cercare tra i nomi della rubrica.
Eccolo qua Proietti Enrico, tenente, Roma. Era quel suo amico che tanta parte aveva avuto nella vicenda del professore ucciso l’anno prima. Seguendo i suoi pensieri prese il telefono e compose il numero segnato sulla vecchia rubrica.
Il telefono fece uno, due, tre squilli e dall’altra parte del filo una voce rispose: «Carabinieri.»
«Sono il maresciallo Stracuzza, cerco il tenente Proietti.»
«Grandissimo figlio di puttana, sei proprio tu? Davvero chi non muore si risente. Di cosa hai bisogno, grandissima testa di cazzo? Perché tu mi telefoni solo quando hai bisogno di qualcosa!» Rispose il tenente con la sua solita risata.
«Sì, scusami, è vero non mi sono fatto più sentire…»
«Non rompere le palle, neanch’io mi sono fatto più sentire, lo so! gli impegni e la famiglia… A proposito come sta la tua Giulia?»
«Parliamo d’altro. Ti telefonavo per un po’ di conforto professionale, l’ultima volta mi hai portato bene. Tu, piuttosto come stai?»
«Non sono riusciti ancora ad ammazzarmi e, per il resto, che ti devo dire? Il solito tran-tran. A te, invece, chi t’hanno ammazzato stavolta?»
Stracuzza, si mise comodo, si accese un altro sigaro, nuovo nuovo, un antico toscano che aveva trovato nel fondo di un cassetto della scrivania e, pensando che non sono più i toscani di una volta, cominciò, con calma, a snocciolare tutto quello che sapeva sul cartomante e si accorse che era veramente molto poco.
«Mai che ti capiti un caso semplice semplice, eh Stracu’?»
«Che ti devo dire? È il mio destino!»
«Chi ha l’indagine in quel postaccio dimenticato da dio?»
«Dimenticato proprio no perché, a quanto pare, dio se ne ricorda sempre per darmi qualcosa di veramente cervellotico da fare. L’indagine la sta seguendo la dottoressa Trombetta-Basso.»
«’Azzo, fighetta di legno? Rompi coglioni all’ennesima potenza! Ma vedrai che riuscirà a farsi dare una rogatoria per scoprire l’impossibile sul tuo cartomante! Io ho qualche amico al Ministero e vedrò di spingere un po’ la cosa.»
«Ti ringrazio anticipatamente, tenente, e scusami se ti ho disturbato, salutami tutti, là a Roma.»
«Sempre a tua disposizione, maresciallo! E non aspettare che ammazzino qualcun altro prima di farti sentire, mi raccomando!»
Luciano Stracuzza, con un sorriso che si perdeva tra sigaro e bocca, salutò e a sua volta e chiuse la conversazione.
Poi si alzò dalla scrivania e si avvicinò al balcone dello studio aperto sulla strada che traboccava di turisti variopinti e ciarlanti nonostante l’ora ormai tarda. Un caravanserraglio di ogni nazionalità formato da giovani coppie innamorate, seri intellettuali con in mano colorate e dotte guide illustranti fatti e caratteristiche della storica cittadina, belle ragazze indossanti variopinti e leggeri vestitini, ragazzi con il gelato in mano e bambini frignanti.
Luciano Stracuzza si sentì stanco e, improvvisamente, avvertì voglia di casa, chiuse il balcone, spense la luce, indossò la giacca d’ordinanza e si avviò verso la sua abitazione.

Erano ancora le sette del mattino e il Conte Alvise Caracciolo Pignatelli si crogiolava nel letto e, tra il dormiveglia e lo scocciato, rivolto a Donna Luisa Trombetta farfugliò: «Ma dove stai andando così presto?»
«Caro, io lavoro! Ho un sopralluogo da fare e poi stasera sono a Vicenza, non lo dimenticare.»
«Mi fai le corna, Luisa?»
«Stupidino, lo sai dove vado quando si avvicina il plenilunio, e poi io non ti tradirei mai con nessuno, anche questo sai, amorino mio.»
Così dicendo Donna Luisa si avvicinò ad Alvise e, bagnata com’era per la doccia appena fatta, con indosso soltanto il profumatissimo accappatoio, lo baciò appassionatamente e lo abbracciò teneramente in un amplesso d’amore che durò almeno una mezz’ora abbondante.
«Mi stai distruggendo d’amore, Luisa mia, non ho ancora preso il caffè e questa notte l’abbiamo movimentata alquanto, ma non ti cambierei con nessun’altra, amore mio.»
Poi il Conte Alvise si alzò dal letto e Luisa tornò in bagno per completare la sua toilette e le sua abluzioni.
Erano le dieci passate che il PM Luisa Trombetta, vedova Basso, fece il suo irruente ingresso nell’Ufficio del maresciallo Stracuzza.
«Mi porti subito sul luogo del ritrovamento di cui mi ha parlato al telefono.»
«Buon giorno dottoressa, prende un caffè?»
«Non ho molto tempo, mi porti subito nella campagna del Mastrangelo, voglio vedere tutto di persona.»
«Abbiamo fatto un inventario di tutto quello che c’è in quella casa, ma se vuole l’accompagno subito.»
Cristina mise in moto la Jeep Wrangler d’ordinanza e la PM Luisa Trombetta prese posto accanto all’autista, Luciano si raggomitolò nel posto subito dietro la PM.
«Se non le dispiace, dottoressa, avrei bisogno delle determinazioni del medico legale, appena me le può inviare…»
«No, ce l’ho qui con me. Anzi gliele do subito. Solo che c’è una cosa molto strana che non mi convince per niente…»

Foto: repertoriosalute.it

Redazione

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