ADVST
Costume e SocietàLetteratura

I tombaroli del del Circolo di Monte Cavallo

Il cartomante di Torre Normanna XIII


Edil Merici

Di Bruno Siciliano

⚠️ ATTENZIONE!
Scorri in fondo all’articolo per ascoltare questo capitolo del romanzo letto dalla viva voce di Bruno Siciliano!

«Dica, dica pure, un…? – Proseguì Turturro, accennando un mezzo sorriso. – Lo dica tranquillamente che le sembra un casco da astronauta.
Nell’età del bronzo!
I tombaroli si trovarono in mano queste statuette senza mercato.
La prova che esseri extraterrestri o comunque una civiltà molto evoluta abitò tra questi popoli e fu immortalata in queste statuette votive.
Una scoperta eccezionale, ma che non avrebbero potuto rivelare a nessuno pena la riconsegna dell’intero ritrovamento alle autorità e l’incriminazione per danneggiamento, scavi clandestini, impossessamento di beni archeologici e violazione di sigilli ministeriali e tutta un’altra serie di gravi accuse cui non avrebbero potuto esimersi, e forse non ne sarebbe valsa la pena.
Resta l’enormità della scoperta. Io questi reperti…»
«Lei questi reperti non li potrebbe neanche toccare – lo interruppe Stracuzza, – nonostante l’eccezionalità del caso. C’è un omicidio di mezzo e, per il momento, devo pregarla di non parlare a nessuno di quanto ha visto fino alla risoluzione del caso. Per cui, la prego, noi non siamo mai stati qui, anche se la ringrazio per le sue informazioni. Ogni sua divulgazione può essere d’ostacolo alle indagini, articolo 378 del Codice Penale, per il quale sono previste anche pene detentive. Ci sarà tempo, luogo e modo per divulgare la sua scoperta.»
«La prego, me le faccia guardare ancora un altro poco! Me le faccia esaminare, ha visto quella figura di donna? Ha in mano un fucile laser! E quell’altro chissà che cosa… guardi questa, un casco! Un vero casco spaziale con tanto di respiratore e collegamenti!»
Lo sguardo severo di Stracuzza fu più chiaro di qualunque altra imposizione verbale o scritta che fosse e il Dottor Turturro riconsegnò tremante la statuetta direttamente nelle mani del maresciallo, che la rimise nel mucchio delle altre.
«Mi raccomando, signor maresciallo, mi faccia sapere quando le indagini saranno concluse. Io…»
«Si, lo so, dottore ma qui stiamo parlando di un omicidio e ci vuole tempo, pazienza e, soprattutto, fortuna!»
«Grazie maresciallo» concluse Turturro, che si affrettò a infilarsi sulla sua Renegade, mettere in moto e scomparire alla volta di Locri.
Il maresciallo Stracuzza tornò in caserma, ma non aveva fatto in tempo a sedersi alla sua scrivania che il telefonò squillò.
«Carabinieri» esclamò Stracuzza.
«Buon giorno, maresciallo, sono la dottoressa Trombetta. Mi scusi se la disturbo, volevo avvertirla che stamattina ho chiesto la rogatoria per il caso Mastrangelo. Aveva ragione lei e anch’io voglio sapere di più sulla vita del cartomante. Appena saprò qualcosa le riferirò.»
Il maresciallo Stracuzza credette di sognare: la dottoressa Trombetta gli aveva chiesto scura per averlo disturbato e, in più, aveva accettato il suo consiglio per la rogatoria in America.
“Allora Dio esiste!” pensò accendendo un sigaro di consolazione.
Poi la sua mente vagò e, quando la sua mente vaga, c’è un solo porto sicuro: Giulia.
Nell’ultimo periodo il loro rapporto si era incrinato alquanto. L’aria, a casa, Stracuzza era diventata pesante e a tratti irrespirabile. Dal giorno prima lui aveva deciso di dormire sul divano del salotto con la scusa che faceva troppo caldo e la sala era più ventilata. Giulia non aveva chiesto spiegazioni, anzi taceva proprio. Era tornato a casa dalla caserma, Luciano Stracuzza, senza dire né a né ba, si era seduto sulla sua poltrona, aveva aperto il giornale in attesa della cena, poi un po’ di televisione e l’unica parola che aveva pronunciato era stata «Buonanotte» e si era andato a sdraiare sul divano che era diventato ormai il suo letto. Nessuno dei due sapeva quanto ancora sarebbe potuto durare tutto l’andazzo ma, sicuramente, la corda stava diventando troppo tesa.

«Giovannino, Buongiorno, ti disturbo?»
«Cristinuzza bella, no, tu non disturbi mai!»
«Beh, l’altra mattina…»
«Ero stato in servizio fino al mattino presto e avevo solo voglia di dormire un poco, ma non è mai un fastidio una tua telefonata, lo sai che mi piace sentire la tua voce…»
«Non ricominciare Gio’, io avrei bisogno di un favore da te…»
«Che imbecille, che sono, avrei dovuto capirlo che avevi bisogno di qualcosa per telefonarmi.»
«Qualche anno fa, erano gli anni ‘70, c’è stato un furto a opera di alcuni tombaroli nella zona del Circolo di Monte Cavallo. È zona tua, mi pare. Vorrei sapere qualcosa di più.»
«Alla faccia di qualche anno fa, stai parlando di un caso di cinquant’anni fa, Cristina! Tu e io dovevamo ancora nascere e io dove te lo trovo un indizio dopo tanto tempo?»
«Sei maresciallo dei Carabinieri e se vuoi lo sai che puoi farlo. E poi, è il primo favore che ti chiedo dopo tanto tempo.»
«Tu mi stai chiedendo di fare un’indagine non autorizzata su di un caso…»
«Di omicidio Gio’, qui ho un morto ammazzato del quale non si sa niente e abbiamo trovato dei reperti interessantissimi che potrebbero riguardare proprio la zona nella quale risiedi. Lo sai che a volte, anche nel bar dove frequenti, una domanda a una persona anziana, un accenno qualunque come sai fare tu… Sei sempre stato bravo in queste cose e ho bisogno che mi dai una mano.»
Il maresciallo Giovanni Barbuto tacque un attimo, non per scortesia ma perché già la sua mente si stava mettendo in funzione. Poi aggiunse: «Cristina, ti prometto che farò quello che posso.»
«Non mi basta, devi fare di più.»
Giovanni tacque di nuovo, poi riprese: «Va bene. Dev’essere una cosa molto importante per te.»
«Lo è» rispose Cristina in un tono che non ammetteva alcuna replica. Poi senza aggiungere altro, chiuse la comunicazione.
Pensava che tutto si fosse già sopito, ma le ultime parole di Giovannino la smentivano.
C’era stato qualcosa fra di loro qualche anno prima, ma non era finita bene e adesso, a quanto sembrava, si ritrovavano al punto di partenza. Giovannino l’avrebbe aiutata, ne era certa, ma lei non era disposta a tornare indietro per nessuna ragione al mondo.

Nell’ufficio di Stracuzza c’era già una densa coltre di fumo e la sua scrivania era coperta delle carte che riguardavano il caso Mastrangelo. Era come comporre un puzzle al quale mancava sempre una tessera. Chi era stato l’ultimo a incontrare il cartomante? Aveva attraversato da solo la piazza, l’aveva visto lui stesso passargli davanti per andare alle bombarde. Sulla passeggiata il suo assassino lo stava già aspettando: avranno scambiato qualche parola, ma non c’erano stati alterchi. Probabilmente uno scambio di opinioni come si fa tra amici, poi l’assassino era passato dietro la panchina dove sedeva Mastru Vitu e placidamente, quasi con grazia, gli aveva tagliato la gola. Con un oggetto molto affilato, diceva il referto del medico legale. Non c’erano slabbrature, dunque non c’era stata alcuna resistenza da parte della vittima. Non poteva essere stato un creditore che avrebbe fatto le cose con rabbia e lui, certamente, si sarebbe difeso. Tutto era avvenuto come un rito al quale la vittima aveva quasi accondisceso.
Era impossibile!
Quindi il cartomante va alle bombarde, s’incontra col suo assassino, parlano del più e del meno e l’assassino gli chiede: «Scusa, ti posso tagliare la gola?» e lui gli risponde: «Prego, accomodati» come si fa dal barbiere.
Il barbiere! Certo un rasoio da barbiere poteva essere stata l’arma del delitto: affilatissimo e in grado di produrre una ferita profonda e senza slabbrature.
E il sangue?
L’assassino s’era lavato le mani nella vasca dei pesci rossi a pochi passi dalla panchina, come avevano appurato i colleghi della scientifica, ma avrà pure avuto delle macchie di sangue sulla camicia, sulla giacca. Era pieno giorno, che diamine! Sicuramente non si poteva essere cambiato e avrebbe dovuto attraversare la piazza stracolma di gente. Pur confondendosi con la gente per la strada sarebbe stato notato uno con delle macchie di sangue addosso.
Allora?
Stracuzza si alzò dalla sedia di fronte alla scrivania e si avvicinò alla finestra. Gli sembrava che la tessa fosse sul punto di esplodergli.
«Salincelo!» Chiamò il maresciallo.
«Comandi» disse il militare entrando nell’ufficio.
«Comodo, siediti e, con calma, dimmi: tu hai interrogato la gente in piazza dopo l’omicidio, vero?»
«Tutti, signor maresciallo, uno per uno.»
«E nessuno ti ha riferito di una persona nervosa, con delle macchie di sangue che tornava dalle bombarde?»
«Ci ho pensato anch’io, maresciallo, ma la risposta è no. Nessuno ha visto una persona particolarmente nervosa o macchiata di sangue.»
«E se avesse preso la via del Borghetto?»
«Sarebbe stata la stessa cosa: anche in quella via c’era gente che avrebbe notato una persona nervosa e piena di sangue. Poi sappiamo che s’è lavato le mani nella vasca dei pesci rossi e sarebbe dovuto passare di nuovo davanti al cadavere. Troppo rischioso!»
“Che vita di merda! Non potevo fare il pizzicagnolo come mio fratello? No, il maresciallo dei Carabinieri!” pensò Stracuzza, che congedò Salincelo e uscì dalla caserma per prendere un poco d’aria.

Foto: cronachenuoresi.it


YMCA

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button