ADVST
Costume e SocietàLetteratura

La fine del viaggio

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti XIX


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

I Templari, dopo aver superato le Alpi, che era la parte più dura del percorso, iniziarono ad assaporare il pensiero della fine del loro cammino. Finalmente arrivò il giorno in cui si trovarono davanti alla facciata principale della Cattedrale di Notre-Dame.
Rimasero a lungo a osservare la Cattedrale della grande città; era il simbolo della Cristianità e della gloria dell’Ordine Templare. Dopo averla scrutata in lungo e in largo, varcarono la soglia del suo portone ove provarono grandi emozioni nell’ammirare la maestosità dell’opera e nell’immaginare la grande genialità dei costruttori che avevano saputo mettere in atto quanto acquisito durante i loro viaggi in Terra Santa.
L’imponenza gotica della Cattedrale domina la Senna e tutta la storia di Parigi. Fu ubicata in un luogo ch’è sempre stato il centro della Religiosità durante i tempi. In effetti, i Celti vi avevano situato il loro luogo di culto; i Romani vi avevano costruito un tempio dedicato a Giove, successivamente sostituito da una basilica cristiana e poi dalla chiesa romanica di Saint Etienne, fondata nel 528 da Childeberto, Re dei Merovingi.
I Cavalieri sublimarono le bellezze architettoniche della cattedrale e, dopo aver pregato, si avviarono verso la sede centrale dell’Ordine dei Templari per consegnare quanto dovuto nelle mani del Gran Maestro Jacques De Molay.
Era la dodicesima ora dell’aequi-nox d’autunno, dell’Anno Domini 1305, quando vennero annunciati al Gran Maestro, che li ricevette con tutti gli onori che di solito venivano riservati ai grandi dignitari del Tempio.
Una volta che furono da soli, i Monaci consegnarono al Gran Maestro le pergamene di quanto avevano copiato nella tomba del Faraone Seti I. Il Gran Maestro li prese con la dovuta reverenza, si avvicinò a una grande libreria addossata alla parete dello studio, tirò verso di se un libro facendo partire un meccanismo che scostò una parte del mobile svelando uno scrigno. Delicatamente depose al suo interno le preziose pergamene. Rivolgendosi al Barone, disse: «Ricordatevi, fratello mio, dove sono custodite le pergamene. Non si sa mai nella vita». Una campanella, il cui suono sembrava provenire dal regno dei morti, avvertì i tre che era arrivata l’ora del pranzo. Il Gran Maestro pregò i cavalieri di seguirlo e prese a camminare verso la mensa. Dopo aver consumato il pasto dell’ora centrale del giorno, notando la loro stanchezza, li fece accompagnare ognuno in una grande camera bene arredata, in cui vi era un letto morbido che non aspettava altro che ricevere gli affaticati corpi di chi aveva sofferto oltre modo nell’impegno di portare a termine quanto gli era stato commissionato. L’adiacenza delle camere a quella del Gran Maestro era un modo per dimostrar loro la sua gratitudine.
Verso la seconda ora della sera, il Gran Maestro fece chiamare i Cavalieri per la cena. Durante il pasto, gli raccontarono quanto avevano vissuto nella terra d’Egitto. Tanto era delicato l’argomento che Jaques de Molay non volle testimoni. Il Barone e Malachia narrarono tutto con dovizia di particolari su quanto avevano visto e vissuto. Il Gran Maestro rimase profondamente colpito dal racconto: non avrebbe mai immaginato che ciò che si celava nella Valle dei Re potesse rivestire un carattere così importante, non solo per l’Antico Egitto, ma anche per l’intera Umanità. Prima di prendere commiato per la notte, si accordarono di riprendere il discorso la mattina seguente. Il Gran Maestro aveva bisogno dei consigli della notte, data la complessità e la delicatezza dell’argomento.
Puntualmente, alla sesta ora del mattino, si ritrovarono tutti i confratelli nella cappella del castello per la prima messa. Una volta terminata la liturgia, il Gran Maestro e i Cavalieri si avviarono verso l’ufficio ove continuarono il discorso della sera precedente. Dopo aver ascoltato attentamente il racconto dei Cavalieri il Gran Maestro, ritenne necessario che il Barone facesse una copia del Libro dei Morti e li custodisse in due loghi segreti senza che nessuno ne venisse a conoscenza.
«Mi permetto di dire tutto ciò non per mancanza di fiducia nel prossimo, ma per la certezza della debolezza dell’animo umano»,concluse il Gran Maestro.
Si salutarono e il Barone, lontano da occhi indiscreti, prese subito a copiare il Libro dei Morti. Quando terminò l’opera di copiatura di ogni singolo geroglifico, si presentò dal Gran Maestro e gli consegnò tutto. In quella occasione, quest’ultimo ritenne opportuno far tenere al Barone una delle due copie, affinché la custodisse nel suo castello. Una volta terminato quanto dovevano dirsi, si salutarono e i due Templari partirono per fare ritorno al castello di Altavilla.
Negli anni successivi, l’Ordine fu soggetto alla persecuzione della Monarchia di Francia che architettò congiure e ordì campagne diffamatorie nei loro confronti. Forse ai più sfugge l’assoluta devozione dei Templari nei confronti della Chiesa, al punto che nel 1291, ad Acri, l’Ordine pagò con la vita del Gran Maestro Guillaume de Beaujeu.

Continua…

Foto: buonenotizie.it


Varacalli

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button