Jova Beach Party: «Riappropriamoci della parola “positività”!»
Di Marino Bartoletti
Dopo aver visto il Jova Beach Party c’è un concetto che ancora una volta mi piace abbinare a Lorenzo Cherubini: generosità! Generosità artistica, perché non ho mai visto in vita mia un musicista darsi al pubblico per più di 8 ore consecutive con quella carica e quella gioia; generosità fisica, perché a 56 anni (trattabili) non so veramente dove trovi le energie, soprattutto per le tre ore finali; generosità umana, perché si pone e si spende verso decine di migliaia di ammiratori transgenerazionali con un’empatia che appartiene veramente a pochi. Chi lo giudica frettolosamente o con ingenerosa prevenzione dovrebbe avere la civile onestà di assistere una volta – una volta sola – a una sua esibizione. Scoprirebbe che ha la straordinaria dote di lasciar fuori dal suo perimetro di azione ogni forma di negatività. Lo dice uno che non ha approvato nulla dei suoi inizi, ma che di anno in anno ha preso atto della sua maturazione non solo in campo musicale, ma soprattutto in quello della gentilezza culturale. Alla fine della giornata di Marina di Cerveteri (quella in cui ha portato sul palco un coinvolto e ispirato Renato Zero, facendo commuovere 40.000 persone coi Migliori anni) l’ho abbracciato davvero con tanta gratitudine. Mi ha sorriso quasi stupito: «Fcufami, fe fono un po’ fudato». Aveva – ripeto – cantato, suonato, ballato e saltato per otto ore! Dopo quaranta e passa canzoni, aveva detto una cosa bellissima: «Riappropriamoci della parola “positività”!»
Che Dio lo ascolti! O perlomeno quest’Italia sconfortata.