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Costume e SocietàLetteratura

L’infanzia di Ferdinando

La tela del ragno


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Era arrivata l’ora degli addii, si abbracciarono a lungo e poi Aquilino salì sulla Mercedes nera alla cui guida vi era il figlio di Ferdinando. Un minuto dopo l’auto varcò il cancello diretta verso la stazione Termini.
Arrivati alla Stazione il giovane scese dall’auto e fece per andare ad aprirgli la porta, Aquilino agilmente si proiettò fuori prima che lui arrivasse.
I due si salutarono e, prima di lasciarsi, Aquilino gli disse: «Stai attento quando sarai alla guida dell’azienda in Slovacchia. Non dimenticare che in quella terra sarai visto sempre come uno straniero.»
Il giovane lo ringraziò per il consiglio, salì in macchina e prese la via del ritorno.
Quella notte Aquilino era spossato nel fisico e nello spirito; accese la TV per riempire, con il suo vociare, il vuoto della notte e soffocare il frastuono dei pensieri.
I ricordi lo allontanarono da quella stanza e lo portarono al tempo della sua fanciullezza.
Ferdinando abitava a poca distanza da casa sua; il padre di Aquilino, avendolo tenuto a battesimo, per l’affetto che intercorreva tra le due famiglie, passava le giornate a giocare da lui.
Furono molte le volte che Aquilino e Ferdinando, durante i caldi pomeriggi d’estate, si addormentarono sul pavimento. Poi arrivò l’ora della scuola e per otto lunghi anni si trovarono compagni di banco.
La famiglia di Ferdinando traeva sostentamento da un piccolo appezzamento di terreno che avevano a poca distanza dal paese. Il lavoro e i sacrifici portarono suo padre ad ammalarsi, dopo un anno di stenti e di sofferenze passò a miglior vita lasciando Ferdinando con altri tre fratelli e due sorelle.
Finite le medie, s’iscrisse al primo anno di liceo, le vicissitudini di famiglia lo portarono ad abbandonare gli studi per andare a lavorare come garzone presso un’azienda agricola, il cui fattore, per sua fortuna, era un buono. A riprova della nomea di cui godeva il fattore, ogni sera acconsentiva a Ferdinando di portare a casa più del dovuto.
Erano gli anni difficili dell’adolescenza.
Tutte le notti Ferdinando sognava il padre che lo prendeva sottobraccio e lo portava dentro a una grande sala nella quale c’era tanta gente dai cui volti traspariva un senso d’intensa felicità. Gli uomini erano tutti coperti da candide vesti, dal volto ben nutrito e di ottima salute. Il risveglio lo riportava alla realtà delle vicissitudini quotidiane.
A quel tempo, iniziarono ad apparire i primi mercatini nei piccoli paesi con le bancarelle stracolme di Jeans.
I sabato mattina di tutte le settimane, Ferdinando si recava al mercato a curiosare tra le bancarelle che vendevano di tutto. I suoi occhi scrutavano minuziosamente i vari prodotti esposti, quello che lo colpiva di più erano i blue Jeans, non tanto per lo strano colore che avevano, ma per la loro resistenza. Il problema stava nei pochi soldi che aveva: bastavano a stento a comprarne un solo paio.
Era il primo sabato di giugno di un anno molto lontano quando Ferdinando, approfittando della distrazione del titolare, rubò due paia di Jeans e si dileguò con la rapidità del fulmine. Portò a casa i blue jeans che i fratelli prontamente indossarono. Gli stavano grandi e, per ovviare alla differenza di taglia, usarono come cingi lombi uno spago. I due fratelli si sentivano i padroni della terra e, per dare sfoggio alla novità, si misero fuori dall’uscio per farsi ammirare dalla gente che di tanto in tanto passava.
Il sabato successivo, Ferdinando tornò al mercato; con tranquillità si recò alla stessa bancarella e con freddezza chiese al rivenditore se gli potesse fare uno sconto sul prezzo esposto. L’uomo lo guardò più a lungo del dovuto. Ferdinando fece altrettanto fissandolo diritto negli occhi con la stessa fierezza con cui Achille guardava l’avversario. Scattò qualcosa nella mente dell’uomo che lo portò a simpatizzare con Ferdinando. Che cosa fosse avvenuto nel mercante, non fu chiaro: Ferdinando ricevette un trattamento speciale e beneficiò di uno sconto del 50%.
L’inatteso trattamento portò il giovane a comprare, con i soldi che gli restavano, una gonna alla sorella che aveva fatto da poco nove anni.
Il rivenditore, incuriosito dalla fierezza del giovane, gli domandò quanti anni avesse e quanti erano di famiglia. Il giovane prontamente gli elencò il numero e il sesso dei componenti del nucleo famigliare, per poi aggiungere che il padre gli era morto da un anno. L’uomo si rese disponibile e lo pregò di portar via i vestiti per tutti la famiglia.
Ferdinando rifiutò, dicendo di non avere più soldi nemmeno per una sigaretta.
L’uomo si mise a ridere e disse che quello era l’ultimo dei problemi: poteva onorare il debito un po’ alla volta. Il ragazzo avvertì nell’anima un profondo senso di colpa per quanto aveva fatto la settimana prima. Aveva sottratto due paia di pantaloni a un uomo che, avendolo conosciuto da poco, si dimostrò generoso e disponibile nei suoi confronti. Ferdinando, puntualmente, si presentò ogni sabato dal rivenditore portandogli un po’ di denaro fino a quando non estinse il debito che aveva con quel galantuomo.

Continua…

Foto: realmenrealstyle.com


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