In ricordo di Salvatore Futia

Di Rosario Scarfò
Salvatore Futia, recentemente scomparso, era nato a Locri il 4 gennaio del 1944, luogo ove aveva intenzionalmente posto a dimora il suo grande cuore, indirizzando tutte le sue energie mentali e la sua grandissima intelligenza alla ricerca di verità nascoste, riguardanti la nostra storia e in particolare quella degli ultimi 100 anni.
È veramente impressionante innanzitutto il vasto e ampio raggio della sua attività, diretto verso molteplici temi e interessi, da paragonare senza enfasi alcuna a quella degli antichi filosofi greci, che spaziavano dal pensiero della natura a quello della politica, ciò in ragione dei suoi numerosi scritti che non riguardavano unicamente la così qualificata ed eccellentissima tragica trilogia greca (Martiri di Gerace, Fallimento delle Officine Meccaniche Calabresi e Vicenda Luigi Maria Perantoni), ma anche il mondo della scuola (che lo aveva impegnato e coinvolto per decenni vedendolo ricoprire incarichi in Istituti di ogni ordine e grado, dalle elementari all’Università), la difesa dell’ambiente (spiagge, fiumare, colline e foreste), senza tralasciare l’urbanistica(ricordiamo la pubblicazione del libro I poli urbani in Calabria) e l’impegno diretto e importante nell’agone politico locrese, che lo vide ricoprire con facilità e disinvoltura numerosi incarichi.
Non è un luogo comune riferire della sua complessità come uomo, come studioso, come cittadino, come amico o conoscente, era una di quelle persone con le quali dialogare rappresentava un arricchimento, una riflessione profonda, impressionante com’era la sua capacità di sintesi e contemporaneamente il suo eloquio crescente e la sua naturale predisposizione alla spiegazione senza mortificare o banalizzare il suo interlocutore, nei confronti del quale mostrava sempre rispetto e attenzione. Una bellissima persona, un solitario (che negli ultimi anni si incontrava dalle parti del campo sportivo di Locri, intento a passeggiare e dialogare con il suo caro amico Francesco), un uomo dal quale ci si poteva aspettare in qualsiasi momento una esplosione intellettuale, un’iniziativa pubblica dirompente, una mano verso l’orizzonte per indicare, sempre con ottimismo pacato e concreto, la ripresa della giusta strada.
Ricordo, personalmente, quando mi disse: «Da cinquant’anni cerco di capire questi benedetti locresi e a volte penso di non aver capito nulla» (questa umile grandezza non la si trova facilmente), e ricordo quando ritenne giusto spostarsi per andare a vivere in un paese vicino per poi fare rientro a Locri, ciò per cercare di comprendere dall’esterno le dinamiche locali, per vedere meglio e da lontano!
Polemico ma saggio, crudo ma educato, apparentemente radical-chic, in effetti figlio del popolo laborioso, dirompente e anticonformista, comprensivo e curioso. Nel 1996 ebbi a frequentarlo per circa dieci giorni di seguito, quando mi indirizzò alla redazione di un programma amministrativo per le Elezioni Comunali lui, secondo i miei schemi, di sinistra e radicale, io giovane di apparente destra e in fase ottimistica, ci studiammo e ci comprendemmo; sicuramente fu lui a studiarmi maggiormente, ad aiutarmi, ma ciò che mi colpì fu il suo approccio scientifico alla cultura e alle vicende locresi, senza fronzoli e senza etichette, mi colpì questa grande passione e il considerarsi un uomo al servizio della verità e della crescita generale. Scrivemmo insieme il programma elettorale, fu una delle esperienze più interessanti della mia vita, la traduzione in un atto di un pensiero positivo, in maniera chiara, non più pane ed Evola, ma locresità e futuro.
Qualcuno lo ha definito il coniatore dell’espressione oscurantismo geracese, ma nessun oscurantismo caratterizzava il suo pensare, soltanto energia e progettualità, pur riferendosi alla strategia della crisi e pur potendosi rivedere in alcuni suoi passaggi o osservazioni circa una serie di negatività esistenti; per comprenderlo necessiterebbe leggerlo (e rileggerlo) alla luce anche di quanto scritto in occasione della pubblicazione del libro sulle Officine Meccaniche:
Questa ricerca non presume di dire tutta la verità sullo scandalo delle OMC e Banca Popolare; essa presenta solo alcuni pezzi, sicuramente documentati, che possono contribuire a completare il mosaico, se altri vorranno sviluppare e meglio articolare il tema proposto. Ciò costituirà certamente un contributo lodevole e importante per il recupero della nostra identità collettiva, identità che deve essere recuperata in tutte le sue componenti, al di là dei ruoli e delle responsabilità. Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo.
Questo è, e resta per noi, Turi Futia, un maestro di pensiero, un ricercatore, un lettore attento della realtà e dell’attualità locale considerate nel contesto generale e nazionale, un filosofo contemporaneo, una grande maestro per Locride, un esempio. Molti giovani si sono formati intorno al suo pensiero, lui ebbe ad aiutarli e sostenerli e ritengo che, oltre i suoi libri, il dono più grande, la sua eredità, sia stata la passione per la nostra terra.
Grazie Professor Futia.
Foto: Enzo Lacopo