8 Marzo: Facciamo silenzio

Di Luisa Ranieri
Forse, tra le conseguenze dell’attuale pandemia, ci sarà anche la stasi dei triti riti consumistici dei mazzetti di mimose venduti a prezzi esorbitanti, dei leziosi regalini a forma di cuore di qualche consorte o amico con pensieri omicidi, dei pranzi o delle cene tra donne sole al ristorante, simili a scarcerazioni concesse per un giorno solo.
Sarebbe più opportuno, a parer mio, ricordare che dietro tale festa ci sono state lotte dolorose e, spesso, anche morti: delle donne americane per il diritto al voto nel 1909, per gli aumenti salariali a New York nel periodo 1908-09, del rogo delle operaie della fabbrica Triangle nel 1911 e delle battaglie contro la guerra delle donne di San Pietroburgo nel 1917.
Oggi, invece, a ritmo incalzante, in Italia spose, fidanzate, compagne e figlie muoiono spesso di morte violenta per il presunto, finto e vigliacco amore di chi le massacra, considerandole niente più che oggetti di personale proprietà.
E, allora, silenzio. Facciamo silenzio tutti.
E riflettiamo sull’origine primaria da cui tutto questo scaturisce e cioè la persistente, subliminale convinzione circa l’inferiorità delle femmine, che oggi si manifesta non più nell’antica affermazione secondo cui esse sarebbero l’ambiguo malanno capace di ogni male, ma nel disconoscimento del loro valore sociale e nella conseguente dipendenza economica a cui le si condanna o per mancanza di lavoro o per una retribuzione non paritaria che, di fatto, le priva della piena libertà di scelta riguardo alla propria vita.
Il cambiamento di un tale stato di fatti può passare solo attraverso un innovativo e radicale sistema educativo che, partendo dalla scuola, miri a insegnare la vera parità tra maschio e femmina, la vera natura dell’amore e il pieno rispetto che a ogni essere umano è dovuto.
E, intanto, si rifletta sul primo corollario di esso: non può bastare la denuncia delle donne contro gli abusi se, contestualmente, la società non si fa carico di sottrarle anche fisicamente alle minacce sistemandole con i figli in ambiti sicuri e protetti.
E sul secondo, che riguarda il maschio persecutore: non è misura debole nonché fallace quella secondo cui basterebbe un semplice divieto impostogli dalle Forze dell’Ordine di recarsi nei pressi dell’abitazione della sua vittima?
Le troppo facili infrazioni a tale divieto non ci insegnano niente?
Foto: aforisticamente.com