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La tomba di Giulia Maggiore è a Reggio Calabria?

Di Davide Codespoti

Alla fine di aprile del 2016, proprio mentre veniva riaperto il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, nel corso degli scavi per la creazione di un parcheggio sotterraneo nell’angolo nord-est di Piazza Garibaldi, è venuto alla luce un sito archeologico che si è rivelato essere una tomba romana risalente al I secolo d.C.
I lavori della Soprintendenza per i Beni Archeologici hanno portato anche alla scoperta di diverse anfore, di piatti e di monete ricollegabili in vario modo sempre all’età del ritrovamento principale della tomba. Inoltre, il 9 maggio 2016, in seguito a un nuovo saggio nella zona antistante la stazione centrale, è stato ritrovato un basamento, presumibilmente ricollegabile all’età del primo reperto archeologico.
Sull’identificazione del sepolcro è stata avanzata una recente ipotesi da parte dell’archeologo Daniele Castrizio e del professor Lorenzo Braccesi: i due studiosi, infatti, ipotizzano che la tomba possa appartenere a Giulia maggiore, figlia di Augusto, il primo imperatore romano, che in effetti morì in esilio proprio a Reggio Calabria.
Quella di Giulia è infatti una storia tragica: nata nel 39 a.C. dal secondo matrimonio di Ottaviano Augusto con Scribonia, la bambina venne alla luce il giorno stesso in cui il padre divorziò dalla madre per sposare Livia Drusilla, l’amore della sua vita. Educata come una nobildonna dell’aristocrazia romana, fin da giovanissima Giulia maggiore divenne una pedina politica, usata dal padre per attuare importanti matrimoni dinastici. Giulia si sposò infatti ben tre volte: la prima a 14 anni, con il cugino Marcello, nipote di Augusto e suo erede designato, che però morì ben presto di malattia senza lasciare eredi; la seconda volta dovette sposare, a 18 anni, Marco Vipsanio Agrippa, amico e consigliere di Augusto, più grande di lei di venticinque anni, dal quale ebbe cinque figli (Gaio Cesare, Giulia minore, Lucio Cesare, Agrippina maggiore e Agrippa Postumo, nato dopo la morte del padre); quando anche Agrippa morì, Giulia fu costretta a sposarsi con Tiberio, figliastro di Augusto (era figlio di sua moglie Livia Drusilla), in modo da garantirgli una futura successione imperiale.
Giulia e Tiberio non si amavano, anzi si detestavano: la donna non reputava il marito alla sua altezza, mentre quest’ultimo, che era stato costretto a divorziare dall’amata Vipsania Agrippina (figlia di primo letto di Agrippa), era disgustato dal comportamento licenzioso e sfacciato della moglie, che aveva numerosi amanti, anche con gli avversari politici del padre. Per questo motivo, nel 2 a.C., fu arrestata con l’accusa di tradimento e adulterio: Augusto dichiarò di essere a conoscenza che la figlia fosse colpevole di aver complottato contro la sua stessa vita, ma a differenza di gran parte degli altri congiurati, la condannò all’esilio, invece che alla pena capitale. La donna fu confinata dunque nell’isola di Ventotene, dove le venne vietato di avere contatti con altri uomini oltre che ad avere forme di lusso, come vino e gioielli.
Nonostante fosse stato profondamente turbato dal tradimento della figlia, arrivando a considerarla come un cancro, Augusto ne mitigò la pena facendola trasferire a Reggio Calabria, dove venne ospitata, secondo la leggenda, nella Torre di Giulia, una struttura situata nell’odierna via Giulia a lei dedicata, oggi scomparsa. Qui la nobildonna romana trascorse gli ultimi anni della sua vita: nel 14, quando Tiberio divenne imperatore, si disse che volle vendicarsi sulla ex-moglie internandola in una stanza senza compagnia umana: Giulia morì probabilmente di malnutrizione o si suicidò una volta venuta a conoscenza dell’assassinio del suo ultimo figlio, Agrippa Postumo.
Il 30 aprile 2021 l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria ha iniziato le fasi di pulizia della zona, trascurata e abbandonata da tempo, al fine di riprendere gli scavi. Il luogo in cui è stata ritrovata la tomba, di fronte la stazione ferroviaria centrale, nei secoli passati era attraversato dal torrente Calopinace, luogo sacro per gli abitanti della Reggio Calabria di epoca greca. Se l’ipotesi di Castrizio e Braccesi dovesse trovare riscontro, la tomba sarebbe l’ennesima prova della cultura millenaria che la città possiede, oltre ad aggiungere prestigio culturale a una città che vanta origini antichissime e che possiede già importanti monumenti e siti archeologici.

Foto: strettoweb.com

Redazione

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