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Costume e Società

“Ardore è il paese del perenne clima di festa”

Di Marco Pulitanò – Giovane amministratore e orgoglioso ardorese

Ho iniziato ad amare la politica negli anni 2000; ero ancora un ragazzino quando mio padre si candidò alle Elezioni Comunali prima e a quelle Provinciali dopo. Ricordo con nostalgia e affetto quel periodo della mia infanzia: anni in cui le ideologie erano ancora spiccate, i calendari erano scanditi da incontri pubblici e comizi elettorali, i manifesti politici costeggiavano le strade, la poltrona non era solo un’opportunità di guadagno e il discorso del candidato era pro domo sua e mai contro gli altri.
Ricordo gli elettori assaliti nei luoghi più disparati del paese, strette di mano e pacche sulle spalle, l’imbarazzo e l’enorme dispiacere nel dire «no» alla richiesta gentile di un voto, le domeniche alle urne, il tifo da stadio con slogan dialettali come “Diri e non fari è buffuniari” e i sondaggi puntualmente smentiti i lunedì mattina.
Oggi le piazze hanno iniziato a svuotarsi, i colori politici sono sempre più sbiaditi, l’avversario non è più rispettato ma demonizzato e l’arroganza verbale cerca di celare assenza di idee e fragilità delle proposte. Ho vissuto con amarezza la progressiva perdita di fiducia e la disaffezione nei confronti delle istituzioni, la lontananza dei partiti, la sfiducia nei rappresentanti in seguito al disvelamento di condotte illecite e corruttive.
Questo è uno dei motivi per i quali inizialmente rifiutai la proposta di Giuseppe Campisi di far parte della lista capitanata dallo stesso. L’entusiasmo coinvolgente della squadra Ardore Terra Madre, la voce rassicurante di un capitano al quale ci lega da sempre un rapporto di profonda amicizia e il bisogno impellente di giovani leve mi fecero accettare l’incarico e prestare la mia voce ai tanti giovani ardoresi.
Superata l’euforia della campagna elettorale, sono entrato in punta di piedi in questa grande famiglia con l’entusiasmo e la voglia di costruire qualcosa di più moderno, più dinamico, più efficiente e più rappresentativo, una sfida stimolante ma non priva di difficoltà e incoerenze.
Le contraddizioni di una terra che accoglie e respinge, incanta e spaventa, in un alternarsi di luci e di ombre incessante.
Ho realizzato l’estrema difficoltà di amministrare un territorio di istituzioni fantasma, ospedali fatiscenti, istruzione carente, disoccupazione dilagante; un territorio frustrato da problemi economici e corruzione politica. Un paese di prepotenze accettate supini, di inerzie, ritardi, malaffare ipertrofico e corruzione sistemica. Una pletorica burocrazia che ostacola, rallenta ogni progetto. L’assenza di meritocrazia e la scarsa formazione costringono i figli a partire senza ritorno: “Si ndi vai nu calabrisi da Calabria ma mai a Calabria du cori i nu calabrisi.”
Ma Ardore non è solo questo.
Ardore è il paese dell’accoglienza, del clima perenne di festa, del mare cristallino, del sole potente tutto l’anno, degli ulivi giganti e dei giardini di agrumi, dei sapori decisi e delle antiche tradizioni, delle tarantelle in piazza, delle zuffe al bar per pagare il caffè. Sperimento ogni giorno volti amici e strade famigliari in cui i vecchi sono stimati e gli indigenti protetti, le campane scandiscono il tempo e l’odore dei cornetti caldi appena sfornati è un rituale di felicità.
Un paese in cui se dai all’accattone cinquanta centesimi te ne rende puntualmente trenta, in cui dare del lei è vietato, il clacson è uno strumento musicale e il bicchiere dell’acqua non si paga mai.
Questa è la mia terra, non posso non amarla e mi arrabbio se qualcuno la discrimina.
Sono orgoglioso di dare il mio contributo per la crescita di un territorio unico, ricco di storia e monumenti, cibo sano e gente autentica.
Amministrare il Comune è stata l’occasione per crescere, toccare con mano i problemi quotidiani dei cittadini ai quali ho cercato di dare risposte celeri e soluzioni in cambio di un sorriso che non ha prezzo.
Attuando una politica di svecchiamento abbiamo formato un gruppo giovani a servizio della collettività, la Consulta giovanile ardorese, che ci ha visti tutti insieme protagonisti di uno sforzo operativo senza precedenti. La Consulta, organizzando una cena di beneficienza di cui si è occupata anche la stampa, è riuscita a donare all’ospedale civile di Locri un ecografo portatile del valore di 10.000 Euro: somma raccolta grazie al grande cuore di un popolo che non smette mai di essere solidale e generoso.
Durante la pandemia abbiamo prestato assistenza domiciliare gratuita, dando una risposta a tutti e cercando di non far sentire solo nessuno.
Abbiamo sfruttato il potenziale della rete creando l’App Comune di Ardore a costo zero e il servizio sindaci in contatto per rimanere sempre aggiornati sulle varie ordinanze comunali.
Un altro obiettivo raggiunto è stato la valorizzazione del nostro paese in cui il mare pulito e l’accoglienza proverbiale hanno reso Ardore tra i paesi più gettonati dell’estate appena trascorsa.
Le relazioni umane che ti porta a stringere la politica sono, forse, la più bella conquista di questa esperienza.
Ringrazio Giuseppe Campisi che mi ha spalleggiato fino a oggi, dandomi carta bianca e fidandosi nonostante la mia giovane età. Un sindaco che, nonostante il lavoro senza sosta e senza orari, è spesso oggetto di critiche da parte di chi, facendo a pezzi gli altri perché non sa costruire, ignora le enormi difficoltà di gestire un territorio come il nostro; un territorio gestito da un numero esiguo di dipendenti ai quali si chiede di tutto e si ripongono eccessive aspettative in chi, sovente, non ha gli effettivi poteri per soddisfarle.
La vita amministrativa non è solo questione di lampioni rotti o buche per strada, spettacoli pirotecnici e feste di paese; governare significa soprattutto responsabilità, atto di coraggio, significa riuscire a destreggiarsi nella giungla delle leggi scritte male e interpretate peggio, con l’informazione di garanzia sempre in agguato e la reputazione persa per sempre.
Amministrare un comune significa essere giudicati da un tribunale digitale composto da madri e verdetti al vetriolo nei confronti di una intera Amministrazione rea di aver chiuso le scuole durante una pandemia globale, di averle tenute chiuse per una falsa allerta meteo e non saper quindi dove lasciare il propio figlio; significa lavorare duramente ogni giorno senza vincoli di luogo e di orario, senza gli straordinari pagati, senza gratificazione personale e salariale mentre chi poltrisce indisturbato nella propria dimora viene premiato con un sussidio spesso ben più consistente; amministrare significa relazionarsi con un esercito di padri alla ricerca di un posto di lavoro per i lori figli o un pezzo di pane per i loro nipoti; significa tornare a casa dispiaciuti per non essere stati in grado di aiutare tutti.
Ringrazio l’intero pool amministrativo all’interno del quale spesso ci si scontra, ma impugnando il fioretto: Tiziana, Nino, Massimo, Maria, Luciano, Francesco e Alessandro, con i quali ho instaurato un rapporto che va al di là di una semplice collaborazione politica. Lavoratori instancabili, persone genuine con una disponibilità che non è mai piaggeria e un sorriso che non è mai di facciata.
Ringrazio Domenico, Bruno, Saverio, Agata, Tonio, Giuseppe, Pippo, Carmine (ne cito solo alcuni, ma vorrei ringraziare tutti): dipendenti comunali esemplari con un senso del dovere e una gentilezza fuori dal comune, sempre pronti a viziarmi e ad assecondare le mie richieste e finanche i miei capricci.
Ringrazio i miei elettori che mi hanno sostenuto con un impegno straordinario e commovente mettendo a disposizione le proprie energie e il proprio tempo e credendo fortemente in me. Ringrazio anche chi, durante la campagna elettorale, mi ha deliziato il palato con bottiglie di vino, caciocavalli, soppressata e un coltello di marmo per tagliarla quasi a sdebitarsi per non avermi potuto o voluto accordare la preferenza.
Ringrazio ovviamente la mia famiglia, per avermi supportato e sopportato in questo viaggio avvincente, per l’amore smisurato, la terapia di gruppo, la fedeltà incondizionata e il buon umore salvifico.
Ringrazio in particolare mio padre (alleato numero uno) per avermi permesso di attingere dal suo bacino elettorale, consentendomi di raggiungere l’agognato obiettivo tenendomi per mano.
Grazie, infine, a Rosario Milicia (sul cui libro Puro Cortoladi, pubblicato ieri da Laruffa, questo testo fa da prefazione, ndr.), perché mi ha dato l’opportunità di raccontare quello che, ad oggi, è stato uno dei percorsi più significativi della mia vita.

Redazione

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