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Costume e Società

Il benefattore dei poveri con la passione per il demonio

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I contenuti che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità.

Molte fiabe e storie fantastiche trovano ispirazione nella realtà e, soprattutto, nelle storie, talvolta raccapriccianti, che proprio per questo motivo ci insegnano molto della vita e delle sue molteplici tentazioni. Questa è la storia di un assassino in serie dell’era feudale: è la storia che ispirò la fiaba di Barbablù, scritta da Charles Perrault nel XVII secolo.
Ogni fiaba ha la sua morale e il consiglio di Perrault, per i suoi lettori è quello di non lasciarsi guidare mai dalla curiosità. La fiaba di Barbablù parla un sanguinario uxoricida che, nell’immaginario popolare, finisce per essere associato all’idea dell’assassino seriale: tant’è vero che Barbablù è un soprannome attribuito ad alcuni criminali seriali.

La fiaba di Barbablu

Per capire a fondo la vicenda di cui parliamo oggi iniziamo proprio con la fiaba francese: un ricco signore, che vive in un meraviglioso castello a nord della Francia, sposa una bellissima fanciulla, molto più giovane di lui, alla quale dice: «Vedi cara, tu hai tutto: questi gioielli sono tuoi, questi mobili sono tuoi, tutto il castello è tuo, ed è ricco di possedimenti; abbiamo molte terre e tantissimi contadini; ricorda, questo castello è tutto tuo! Però c’è un particolare che devi sempre tenere a mente: non entrare mai in questa stanza che io ho chiuso con una chiave che porto sempre con me!»
Ma la curiosità, si sa, è donna! La fanciulla vive una vita meravigliosa in questa casa e il ricco proprietario del castello non le fa mancare nulla. Ma qualcosa arrovella la donna: tutte le volte che passa davanti quella porta chiusa a chiave, vorrebbe dare un’occhiata all’interno ma, attraverso il buco della serratura, non vede niente. Da sotto la porta passa una luce sinistra, ma è comunque impossibile riuscire a vedere al suo interno. La sua curiosità aumenta sempre di più. Perché potrebbe girare per tutto il castello, entrare in qualunque stanza e aprire qualunque porta, ma non quella? Sì, la curiosità è donna, ma la curiosità, a volte, è anche pericolosa e provoca gravi danni! Un giorno, mentre il marito dorme, la giovane riesce a sfilargli la chiave e, di notte, a piedi scalzi, al buio e con l’aiuto di una candela, si avventura per il castello con l’intento di aprire proprio quella porta. Si tratta di un’azione che non doveva neanche pensare! Appena apre la porta, infatti, trova il pavimento ricoperto di sangue coagulato, strato su strato e, in fondo alla stanza, vede pezzi putrefatti di carne, falcette, mannaie e un tavolo da macellaio. La donna capisce subito quale sia il macabro quanto raccapricciante segreto del marito. Questi, nel frattempo, si sveglia, corre a cercare la moglie e capisce subito che ha oltrepassato proprio quella porta: la ritrova, infatti, al suo interno con la candela in mano, tremante e, a voce alta, le dice: «Ti avevo avvisato! Tu non saresti mai dovuta entrare in questa stanza, ma l’hai fatto contro la mia volontà, quindi adesso sai il mio segreto; questi pezzi di donna sono di chi ti ha preceduto, appartenevano alle mie mogli precedenti, perciò anche tu farai questa stessa fine!»
E accade proprio così: la donna viene uccisa nel modo più crudele che potesse esistere.

Gilles de Rais: eroe di guerra

La fiaba ha moltissimi punti di contatto con la storia reale di uomo passato alla storia proprio per i suoi crimini. Stiamo parlando del più efferato e perverso assassino che la storia possa avere generato. Stiamo parlando di Gilles de Rais: un nobile francese, un ricco proprietario di terreni e castelli, che si distinse come compagno d’armi nelle peggiori battaglie contro gli inglesi nei primi del ‘400 e fu persino compagno d’arme di Giovanna d’arco durante la Guerra dei Cent’anni che, per i suoi meriti militari, fu nominato Maresciallo di Francia nel 1429, dopo essere divenuto pari e consigliere del re Carlo VII. Tuttavia, il suo nome non viene ricordato per la brillante carriera militare, ma per le imprese disumane che compì dopo il ritiro a vita privata. Gilles de Rais aveva una strana passione, quella dell’occulto. Era enormemente affascinato dal mondo esoterico e della magia ma, soprattutto, era attratto da ciò che riguardava il demonio. In quell’epoca la Francia era un Paese molto religioso e, proprio per questo motivo, era strano che un personaggio di questo genere potesse prediligere iniziative esoteriche e praticare l’alchimia. Qual era il vero motivo che si celava dietro queste sue azioni? Gilles de Rais, nel suo mondo magico, cercava di congiungersi con il demonio.

I bambini scomparsi

Nella Contea in cui risiedeva cominciarono a circolare alcune strane voci riguardanti la scomparsa di molti bambini e la preoccupazione raggiunse il suo apice in occasione della scomparsa di una coppia di fratellini, uno di 6 anni e l’altro di 10, che la povera mamma aveva mandato in paese a fare un po’ d’elemosina. Era una Francia molto povera, quella del tempo, perciò la donna aveva mandato i suoi figli in paese sapendo che proprio il barone de Rais era solito recarvisi per donare denaro alla gente povera. Era un benefattore Gilles de Rais!
I fratellini, infatti furono prontamente contattati da lui e portati al suo castello, dove gli avrebbe offerto cibo, regali, denaro, sia per loro sia per la loro mamma. Ma di questi due bambini, come di altri, non si seppe più nulla. Per la Contea, infatti, la scomparsa di bambini era diventata ormai una consuetudine; ma la questione ancora più strana era che queste sparizioni coincidevano con l’arrivo in paese del ricco barone Gilles de Rais.
Questa prassi fece riflettere tutti e, difatti, si scoprì dopo poco tempo che Gilles de Rais, con sadismo, tagliava a pezzettini le sue vittime mentre erano ancora vive e le decapitava. Ma non solo: oltre il sangue, le grida e la terribile violenza fisica delle innocenti vittime, praticava anche la violenza sessuale.
Infiniti orrori e una sempre più crescente follia albergavano nella mente di quest’uomo!

La scoperta di Francesco Prelati

Si contano più di 140 bambini uccisi e seviziati da Gilles de Rais, tutti mai ritrovati e mai ritornati a casa.
Ma allora come fu scoperto tutto questo? Grazie a un monaco italiano che  il barone ospitava in casa, un certo Francesco Prelati, esperto di esoterismo e in cerca di un modo per trovare la famosa pietra filosofale. De Rais aveva voluto proprio questo monaco in casa per poter studiare a fondo e imparare sempre più nozioni riguardo quel mondo misterioso. Ma il monaco cominciò sin da subito a notare le stranezze del ricco barone e cominciò per questo a indagare sulla sua vita ambigua, fino ad arrivare a scoprire la camera dei segreti: il luogo in cui il barone si dilettava a seviziare, violentare e uccidere le sue giovani vittime. Grazie al monaco, Gilles De Rais fu regolarmente processato: inizialmente accusò i giudici di essere incompetenti e incapaci di giudicare quello che lui in realtà non aveva mai fatto. Ma la vicenda era così macroscopicamente evidente che non potè nascondere i suoi crimini; tentò un’altra strada, quella di attribuire la colpa al satanismo e al fatto che lui era stato posseduto dal demonio e, quindi, quello che faceva fosse in realtà colpa del diavolo che agiva contro di lui. Questo tentativo, però, non attenuò le sue responsabilità: nella Francia cattolica e religiosa di quell’epoca parlare di demonio significava solo una cosa: pena di morte. E così accadde.

La condanna

De Rais fu quindi condannato a morte ma, prima della condanna, capendo che avrebbe rischiato di essere bruciato vivo sul rogo, tentò un’ultima strada: finse il pentimento e, di conseguenza, si rimangiò tutte le brutte parole affermate contro i giudici riconoscendo anzi le loro doti, asserendo inoltre che le loro scelte durante il giudizio erano state libere e incontaminate da fattori esterni; de Rais disse testualmente: «Io riconosco voi Giudici, quindi mi perdonerete per questo!»
In realtà questo tentativo non avrebbe portato alla sua assoluzione, ma soltanto a una pena diversa rispetto a quella inizialmente prevista. Anziché finire direttamente sul rogo, infatti, De Rais venne prima impiccato e poi bruciato. Le sue ultime parole furono rivolte a Dio, che avrebbe dovuto perdonarlo!
Più di 140 innocenti bambini si sono trovati nelle mani di un uomo orribile, un orco sadico, perverso, un necrofilo e un pedofilo. Una storia assolutamente terribile, con una notevole e feroce morale: mai lasciarsi guidare dalla curiosità.

Foto: storicang.it

Vittoria Petrolo

Nata a Locri nel 1992 e cresciuta tra la costa ionica e quella tirrenica calabrese, finito il Liceo Scientifico ha intrapreso la strada della Giustizia, frequentando la Facoltà di Giurisprudenza prima a Catanzaro e poi a Caserta, sognando di indossare un giorno la toga. Amante del sapere ha frequentato corsi di Psicologia Criminale e Analisi della Scena del Crimine, ma ha frequentato anche corsi di Politica Forense e criminologia. Di recente è entrata nella International Police Organization e nella Counter Crime Intelligence Organization, di cui coordina la sezione italiana. Grazie a questa collaborazione ha scoperto il mondo della scrittura e che “mettere nero su bianco” le sue competenze costituisce un’eccezionale valvola di sfogo.

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