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Costume e SocietàLetteratura

Una passeggiata nel bosco

Stasi XXXV - Di nuovo con la sua amata Stefica, Francesco Rossi delinea nuovi accordi con il funzionario Stevo e, nel definire meglio gli accordi economici che condizioneranno il prossimo futuro della sua attività, avanza anche una richiesta del tutto personale.

Di Francesco Cesare Strangio

Era quasi arrivata la mezzanotte, quando Francesco Rossi e la famiglia di Stefica finirono di chiacchierare.
Rossi, avvedutosi dell’ora, si alzò per andare a dormire in albergo.
La madre di Stefica, dondolando la testa lateralmente, gli disse: «Niente Hotel» e andò verso la sua camera.
Aprì la porta e lo invitò ad andare a vedere. Trovò il letto sistemato alla perfezione, come si fa di solito per gli sposi.
Rossi non poté fare a meno di ricordare il letto di quando si era sposata sua sorella con un funzionario del Genio Civile di Messina.
La cosa lo mise in grande imbarazzo, tanto che Stefica, rendendosi conto, si alzò e andò verso di loro e, rivolgendosi a Rossi, disse: «Se non accetti, i miei famigliari la prendano male.»
A quel punto non aveva altra scelta; non gli restava altro che ringraziarli manifestando il suo gradimento.
Si salutarono, augurandosi una buona notte.
Stefica si recò in bagno, mentre Rossi gironzolava nella camera prima di mettersi a letto.
Dopo circa un quarto d’ora entrò, Rossi ebbe la sensazione che fosse passata un’eternità.
La ragazza era vestita con una camicia da notte color nero, trasparente quel tanto da far intravedere la perfezione delle sue forme.
L’uomo, nel vedere così tanta bellezza, rimase a guardarla a lungo, sublimandola.
Lei scivolò delicatamente sotto le lenzuola che profumavano di lavanda.
Pochi minuti e furono travolti dall’infinito vortice della passione.
All’indomani, Rossi chiamò Stevo per ringraziarlo di quanto aveva fatto per Stefica; e nell’occasione lo invitò a pranzo al ristorante-albergo dove erano stati l’ultima volta. Prima di chiudere, lo esortò a portare con sé Maria.
Rimasero d’accordo di vedersi al tocco, in ogni caso ci avrebbe pensato lui ad avvertire il gestore che sarebbero stati lì verso le due.
Puntualmente, al tocco, Stevo e la sua donna si fecero trovare con la Dacia al parcheggio sotto casa di Stefica. Si salutarono con una forte stretta di mano.
Partirono velocemente verso il maniero, l’appetito non mancava a nessuno di loro.
Rossi a colazione aveva mangiato volutamente poco, con lo scopo di non sfigurare a pranzo astenendosi dal mangiare e lasciando solo Stevo in quella gloriosa epopea.
Finito il pasto e dopo aver bevuto una brutta copia del caffè espresso, si avviarono a fare una passeggiata nel bosco in compagnia delle due donne.
Stevo domandò a Rossi: «A che punto siamo con la consegna dei profumi?»
Rossi rispose: «C’è un po’ di ritardo a conseguenza di un guasto al sistema d’imbottigliamento; in ogni caso la catena ha ripreso a viaggiare a ritmo forzato. Comunque, nel volgere di pochi giorni i tir saranno pronti a partire. Una volta avuta l’autorizzazione della SGS, potrò incassare la lettera di pagamento e subito partirò per Cipro. Al ritorno passo da Reggio Calabria a fare visita ai miei parenti, dopo di che vengo a Zagabria e rimango un mese intero.»
Stevo, istintivamente, prese a strofinarsi le mani fino a quando non si rese conto del gesto involontario che stava praticando. Rossi, guardandolo, si mise a ridere, cosa che fece anche Maria.
Era nata una grande amicizia tra i quattro, tanto che Rossi chiese scusa e, prendendo Stefica per mano, si allontanò con lei di qualche decina di metri.
Parlarono per quasi un minuto.
Stevo e Maria li guardavano e s’interrogavano cercando di capire un tale comportamento.
Tornati verso gli altri due, disse con solennità: «Io e la mia futura moglie, dopo aver riflettuto a lungo, cioè un minuto, siamo convenuti nel chiedervi di onorarci facendoci da testimoni al nostro matrimonio, che si terrà in Zagabria tra due mesi esatti.»
Stevo e Maria si sentirono lusingati della richiesta di Rossi; tanto che aggiunsero: «L’onore è esclusivamente nostro.»
Non immaginavano una tale richiesta, tanto che rimasero come intontiti, senza proferire parola per oltre cinque minuti.
Ripresosi dalla sorpresa, Stevo l’invitò a brindare con dell’ottima grappa del luogo.
Come in Calabria anche da loro un tale gesto significava molto. Fu posta così una solida pietra miliare che consolidò il loro già ottimo rapporto di amicizia. Stevo era un uomo di parola, come lo era Rossi.
Essere in affari con un uomo della nomenclatura era un conto, ma intrattenerli con un San Giovanni era ben altra cosa.
Stefica era fiera di lui e lo venerava come una divinità. Nel solo guardarlo s’inorgogliva; ancor di più quando le accarezzava il pensiero di portare dentro di sé una nuova vita: il frutto del loro amore.
Maria e Stefica iniziarono a parlare del giorno del matrimonio, mentre Rossi spiegava a Stevo come funzionava il deposito bancario a Cipro.
Per una questione di riservatezza, in modo particolare quando si trattava di personaggi politici, era aperto un conto cosiddetto cifrato, tale da non essere riconducibile ad alcuna persona fisica.
Gli spiegò che la documentazione sarebbe stata custodita in una cassetta di sicurezza nel caveau della stessa banca. Il suo compito si limitava a consegnargli la chiave su cui era riportato il numero della cassetta. Ogni qual volta che si recava a Cipro, doveva solo versare quanto pattuito sul conto cifrato.
Stevo annuì, visibilmente contento.

Foto: themoodpost.it

Redazione

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