ADVST
Costume e SocietàLetteratura

Ritorno fatale

Stasi XXXIX - Ora che la macchina degli affari è ben oliata e collaudata, Francesco Rossi può occuparsi finalmente della sua vita privata, che scorre serenamente tra un matrimonio da sogno e uno splendido pargolo, fino quando l’ultima visita alla Germania non cambierà le cose per sempre.

Di Francesco Cesare Strangio

Conclusa l’operazione bancaria, ritornarono in azienda.
A mezzogiorno andarono al ristorante ove erano clienti da lungo tempo. Gli riservarono il solito tavolo. Il cameriere, nel vedere Stefica, si congratulò per la sua bellezza.
Francesco Rossi era contento nel vedere gli sguardi fugaci che riservavano gli avventori, quelle attenzioni non facevano altro che confermargli la magnificenza della bellezza della donna.
Durante il tempo che ci volle per il pranzo, i soci parlarono dell’andamento dell’attività.
Era come un fiume in piena. Tutto andava a gonfie vele. Nelle banche cipriote avevano un paio di miliardi di lire a testa.
Mancavano poche consegne e per loro il bisogno era un lontano ricordo. La consegna del giorno prima aveva fruttato loro 650mila dollari. Una parte di quei soldi furono destinati agli stipendi e la materia prima, il resto, fatti i dividendi, prese la via di Cipro.
Una volta a Cipro, la prima cosa che fece Rossi fu di andare ad aprire un conto cifrato su cui depositare i 350mila dollari a favore di Stevo. Fece la stessa cosa della volta precedente, quando aveva depositato per i tedeschi.
Alla coppia venne naturale passare due giorni di vacanza prima di partire per Roma, per poi proseguire per Reggio Calabria.
Quando arrivarono nella sua casa con vista al mare e sull’hotel San Pietro, la madre, i parenti e gli amici restarono colpiti dalla rara bellezza della donna. Appariva ai loro occhi come la materializzazione di una dea Greca.
Rossi disse alla mamma che a dicembre si sarebbero sposati.
La donna gli rispose tutt’altra cosa per via della sua sordità che stava prendendo il sopravvento.
La sera i due fidanzati fecero una passeggiata sul miglio più bello d’Italia.
Al loro passaggio la gente si voltava a guardare la donna. Sembrava passeggiare su quel lungomare come Afrodite. Mancava solo che uscisse dal mare Poseidone ad ammirare una tale bellezza.
Al loro rientro a Milano, il socio lo informò che avevano chiamato dalla Germania per commissionargli un’altra fornitura di profumi.
L’azienda aumentava i profitti di mese in mese.
Verso la fine di ottobre, la scomparsa del ciclo e una serie di cambiamenti fisiologici di Stefica annunciarono la sua gravidanza.
Il giorno del suo matrimonio la donna era al terzo mese di gestazione, si notava solo un leggero gonfiore all’addome. Tutta la ritualità che ruota attorno alla celebrazione del matrimonio fu svolta a Zagabria, nella cattedrale gotica ove era solita recarsi la famiglia della donna.
All’alba dell’equinozio di primavera Stefica diede alla luce un maschietto di tre chilogrammi che chiamarono Giulio, in memoria del padre di Rossi.
La loro vita ebbe un andamento del tutto normale; l’azienda produceva un’enorme quantità di profumi; smerciarono tutte le arance del Barone di Lamezia Terme e quelle del Conte Balsamo. La loro puntualità nei pagamenti li collocò al primo posto con tutti i fornitori. Rispettarono gli accordi presi con Klöden, Friedrich, Barbara e con il suo compare Stevo.
Durante i periodici viaggi che compiva a Berlino Est per fare il rendiconto, Friedrich gli chiese di comprare nella Provincia di Grosseto, a poca distanza dal mare, un podere con una Cascina, perché stava per arrivare il giorno della sua pensione e voleva andarsene con tutta la famiglia, coronando così il sogno della moglie.

Un mese dopo, Rossi si recò da Friedrich dotato di mappe catastali e fotografie e gli propose un podere di centocinquanta ettari di terreno con una stupenda casa d’epoca di oltre duecento metri quadrati di superficie a piano.
La moglie di Friedrich non stava nella pelle, lo raccomandarono di comprare subito senza badare a spese.
Rossi rispose di averlo già acquistato per la modica somma di 150mila dollari.
«Benedetto Dio! Avete pagato una fesseria» esclamò Friedrich.
Rossi rimase compiaciuto nel sentire quelle parole, poi aggiunse: «Il giorno che sarete in Toscana sarà fatto il rogito di quanto vi appartiene.»
Il 15 marzo del 1968 Friedrich si congedò e lasciò la DDR per trasferirsi definitivamente in Toscana con tutta la famiglia.
Non c’era festività che Rossi non si recasse in Toscana dalla famiglia del generale della Stasi, che nel frattempo aveva migliorato il suo italiano.
Giulio stava per compiere il suo sesto anno d’età e Stefica il ventiseiesimo.
Nel mese di luglio fu ospite del generale tutta la famiglia di Rossi e, con sorpresa, anche Stevo e Maria, che nel frattempo avevano avuto una figlia, una bambina di quattro anni bella come la mamma.
Si capirono subito il generale e il politico Jugoslavo, cosa che li portò a essere ospiti nel mese di luglio di tutti gli anni seguenti.
Nel 1969 Klöden andò in pensione e Rossi non ebbe più referenti nella DDR, tant’è che lo stesso generale gli consigliò di interrompere ogni attività commerciale con Berlino Est.
Rossi ritenne giusto ultimare la campagna di fornitura delle arance e poi sospendere tutto.
Nel mese di ottobre di quell’anno, Rossi si recò a Berlino, dove, come sempre, lo aspettava Barbara.
La prima cosa che gli domandò la donna fu di Stefica e di Giulio e poi chiese se avesse visto sua madre e la figlia.
Le rispose positivamente e le aggiunse che stavano alla grande.
Barbara lo informò che le cose da quelle parti stavano cambiando e che era loro intenzione andarsene a Bergamo per non fare mai più ritorno nella DDR.
Rossi informò Barbara che il suo conto in Svizzera era prossimo al milione di dollari.
Venuta a conoscenza dell’ammontare della cifra, gli confidò che Klöden e il generale le avevano promesso che le avrebbero fatto un omaggio di 600mila dollari.
«A questo punto – esclamò la donna, – che cosa facciamo qui?»
«Saggia decisione» gli rispose l’italiano.
Quella sera cenò a casa della famiglia di Barbara. Poi lo accompagnarono al solito Hotel e rimasero di vedersi la mattina seguente per i saluti prima della partenza per Milano.
All’indomani, Barbara si recò all’hotel e domandò di Rossi, il direttore si avvicinò, con fare furtivo, e sottovoce le disse: «Il Signor Rossi… l’hanno prelevato questa mattina alle cinque… erano quattro uomini della Stasi.»
La donna sbiancò, il cielo sembrò crollarle addosso ed ebbe la sensazione di morire. Il panico stava per sopraffarla.

Foto: viaggionelmondo.net

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button