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Attualità

“Serve un confronto vero per sistemare la sanità malata in Calabria”

Dal Comitato Direttivo CGIL Calabria

Con le proposte di legge, una istitutiva dell’azienda unica per la sanità regionale, Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale calabrese denominato Azienda per il governo della sanità della Regione Calabria – Azienda Zero e una di Razionalizzazione e miglioramento dell’offerta assistenziale nel territorio regionale, che riguarda sostanzialmente l’unificazione dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio e dell’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro, a nostro avviso, la Presidenza di Giunta, con l’Ufficio Commissariale, hanno perpetrato un errore metodologico. Intanto denunciamo l’ulteriore occasione persa per un confronto costruttivo su temi estremamente delicati per l’intera sanità calabrese. È addirittura mancata l’informativa, laddove l’informazione è il presupposto per il corretto esercizio delle relazioni sindacali e dei suoi strumenti, a conferma di uno stato delle relazioni sindacali ancora tutto da creare dentro la torre d’avorio della Cittadella Regionale.
Ma per tornare al metodo, ci saremmo aspettati, in un normale percorso di pianificazione, che Presidenza e Ufficio Commissariale avessero portato in discussione le proposte all’interno della terza Commissione del Consiglio regionale, per un necessario confronto innanzitutto con le forze sociali. Tale iter logico avrebbe certamente consentito a Presidenza e Ufficio Commissariale l’individuazione di obiettivi e azioni finalizzate alla chiara definizione dei processi di governance delle aziende sanitarie provinciali che non vanno soppresse ma rilanciate.
Presidenza e Ufficio Commissariale hanno deciso, invece, unilateralmente, di tentare il colpo di mano, così come, peraltro, perpetrato a maggio del 2007 con la Legge regionale che accorpò le 11 Aziende Sanitarie Locali nelle cinque Aziende Sanitarie Provinciali.
Proprio per questo, pur condividendo le critiche nel merito delle due proposte di legge regionale (addirittura per l’Azienda Zero risulterebbe un ulteriore onere per il Fondo Sanitario Regionale pari a 700.000 Euro) ci fermiamo alla valutazione del metodo, chiedendone il ritiro.
E, quindi, un appello alla politica. Si faccia carico di rispondere ai bisogni dei calabresi, in termini di riscontro ai problemi del territorio e ai bisogni sanitari e sociali, attraverso una ripresa dei rapporti con la società, le forze sociali e i territori, in modo che la Calabria possa davvero vivere una stagione nuova. Noi siamo pronti al confronto sulle vicende che abbiamo denunciato e sui tanti altri temi della sanità calabrese e ad assumerci le nostre responsabilità e nel caso le nostre richieste rivendicative rimanessero inascoltate siamo pronti a promuovere azioni di mobilitazione congiunte con i tanti soggetti che, come noi, hanno a cuore il diritto alla salute dei calabresi. Abbiamo chiesto l’assunzione immediata del personale necessario per far viaggiare le ambulanze con i medici a bordo, far funzionare l’emergenza urgenza, i pronto soccorso, la medicina territoriale e ci ritroviamo con colpi di mano di sovrastrutture che di fatto esautorano il dipartimento della salute, mettono in discussione la gestione territoriale tagliando di fatto le amministrazioni locali, i Sindaci, che sono autorità sanitarie, e le parti sociali. Serve un confronto vero per sistemare la sanità malata in Calabria.
Abbiamo pagato un prezzo alto in questi venti anni dove si sono succeduti diversi Presidenti di regione delle diverse aree politiche e commissari che hanno portato la sanità allo sfascio. Ripetere lo stesso metodo e gli stessi errori peggiorerebbe le cose.

Redazione

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