Il professore che ha reso più lucente e viva la dignità della scuola
Di Ugo Mollica
Il Presidente Mattarella, nel suo discorso di fine d’anno, per dar più luce al suo ultimo saluto alla Nazione, ha scelto di inserirvi anche un delicato e sapiente raggio di Scuola che ha suscitato tanta emozione. Ha difatti proclamato, come Vangelo, alcune delle parole con le quali il Professor Pietro Carmina di Ravanusa (AG) salutava i suoi alunni dopo 43 anni di passione al servizio dei giovani.
Aveva chiuso il suo ultimo registro di classe, poco tempo prima che una tragedia assurda troncasse il respiro della sua virtuosa intelligenza.
Anch’io, con emozione, prendo alcune delle frasi di quella lettera agli alunni e ve ne faccio dono: parole di una purezza semplice e antica, che la Scuola usa consegnare sempre ai suoi alunni, come piccolo, prezioso bagaglio di vita.
Mi ritrovo a guardare i ragazzi […] tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni. […]
Sono arrivato al capolinea e il magone più lancinante sta […] nel separarmi da questi ragazzi. A tutti credo aver dato tutto quello che ho potuto, ma credo anche di avere ricevuto di più, molto di più. […]
Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare […]. Io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi.
Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio.
Io, profondamente coinvolto, sono stato trascinato dalle parole del Professor Pietro, vero insigne maestro, a queste timide riflessioni, che a mezza voce vi porgo. E così vi confesso che nella vita ho seguito con caparbietà questa unica intenzione: onorare il mio difficile e nobile dovere di docente, compito senza limiti e sempre più esigente ed esteso. E con pazienza e fatica ho cercato di apprendere, per quanto ho potuto, il sacro mestiere di insegnante.
E appena è finito il mio turno, non ho smesso di proseguire e, in qualche modo, ho frequentato ancora quel santuario immenso di civiltà e di bene.
E vado ancora a bottega e mi sforzo sempre, pateticamente forse, di dire e di dare ancora qualcosa. Tengo lucidi i ferri del mestiere e li stringo forte, perché non mi cadano di mano, col rischio di farmi deridere, o compiangere, dagli anni che vanno via.
Il Professor Pietro Carmina, santificato con merito dall’emozione di tutti gli Italiani, ha onorato impeccabilmente i suoi sogni di docente e reso più lucente e viva la dignità della Scuola.
Io mi inchino al suo esempio generoso e alto, che non aveva certo bisogno del suggello del sacrificio per consacrare l’insigne Professore di Ravanusa, a pieni voti, tra i Grandi d’Italia.