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Costume e Società

Essere donna è un’avventura che richiede coraggio

Di Chiara Galluzzo

L’8 marzo è una data dedicata alle donne, scelta nella convinzione che centinaia di operaie, in questo giorno del 1908, fossero morte nel rogo di un fabbrica tessile. Per quanto negli ultimi anni sia sia accertato che quel rogo non sia mai avvenuto (ma ne sarebbe avvenuto uno con le medesime caratteristiche il 25 marzo 1911) sono certamente storia le condizioni estenuanti cui erano sottoposte in quegli anni le operaie, costrette a lavorare molte più ore al giorno del previsto in cambio di un salario troppo basso. Nonostante ogni 8 marzo venga celebrata la Festa della donna, ancora oggi in pochi ricordano le vittime di questa giornata e i veri motivi per cui viene festeggiato questo giorno. L’emancipazione femminile è un processo che va avanti da anni e, nonostante gli obiettivi raggiunti, ancora oggi è presente un tipo di mentalità che obbliga le donne stesse a sottomettersi agli uomini. Se le donne morte in fabbrica agli inizi del XX secolo risultano troppo lontane da noi, potremmo assurgere a esempio donne come Oriana Fallaci, della quale non si parla nemmeno nelle scuole. Non serve nominare donne che hanno manifestato contro i diritti che non gli venivano riconosciuti, bisognerebbe semplicemente seguire modelli di donne che hanno avuto il coraggio di esporre il proprio pensiero, facendo delle proprie idee e delle proprie passioni un lavoro. In tempi in cui l’emancipazione femminile era già una realtà riconosciuta, un’attività lavorativa come il giornalismo, in cui occorre viaggiare, ricercare, intervistare, non aver paura di scrivere, per una donna non era semplice. La Fallaci, durante la sua esistenza, non fece altro che raccontare la propria visione del mondo dal suo punto di vista, quello di una donna, con tutte le fragilità e gli ostacoli che la vita le ha posto. Attraverso le opere di questa autrice viene filtrata la sua vita. Un compito come quello di giornalista, narratore e viaggiatore era riservato agli uomini, ma la sua determinazione le ha permesso di dominare il suo lavoro con peculiare destrezza e carattere. Nell’ora della sua morte venne sepolta a Firenze, sua città natale, sotto una lapide che recita Oriana Fallaci. Scrittore, con tre rose gialle e un Fiorino d’oro (la più alta onorificenza che il Comune di Firenze attribuisce ai suoi figli illustri), ma non il suo, bensì quello di Franco Zeffirelli, volle donarglielo in segno di amicizia e riconoscenza. La città di Firenze, infatti, non volle mai conferirle tale premio. Questo gesto da parte della città, della sua città, è sinonimo di una linea di pensiero che pone le donne in secondo piano. Proprio per questo, bisogna inseguire i propri sogni, lottando contro chiunque pensi che una donna sia inadatta o non sia in grado di affrontare compiti, lavori, attività e sport da sempre visti come maschili.

Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai.
Oriana Fallaci

Foto: wikipedia.org


Edil Merici

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