La vana preghiera di poter raggiungere l’inverno
Di Sara Lombardo – Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri
La guerra è una delle follie più antiche dell’uomo e la prima a mettere da parte il concetto di umanità. Il significato di fratellanza viene distorto fino alla sua applicazione esclusiva a chi indossa i nostri stessi colori e non si perde l’occasione di sparare a chi si trova di spalle ed è ignaro della propria fine, o di sfruttare un momento di dubbio, rimpianto o compassione degli altri, senza soffermarsi a pensare che si è intrappolati nello stesso inferno.
Il tutto per un minuto, un giorno, o forse anche solo un secondo in più di sopravvivenza. Nel caos e nella follia che è la guerra, ogni uomo è solo. Troppa gente è stata costretta ad abbandonare un compagno senza speranze, eppure vivo; in tanti hanno incontrato una persona “dallo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore” e sono stati svelti a sparare o, come il Piero di Fabrizio De Andrè, hanno commesso l’errore di mostrare un po’ di umanità senza che la cortesia gli fosse ricambiata.
Ma mentre ogni soldato compie una follia sul campo di battaglia, un civile è costretto a subire ed essere testimone ad ogni atto di viltà o freddezza d’animo di quelle persone che scambiano la vita di cento per un minuto o un secondo in più della propria. Un civile non ha in mano l’artiglieria per cogliere di sorpresa il soldato che riflette sulla moralità delle proprie azioni; è indifeso contro le bombe e i carri armati e non indossa nessun tipo di divisa; eppure ha fede nell’umanità dei compagni e mostra la propria anche quando sembra che non ci siano speranze.
Non è, quindi, sotto il comando di un generale che si dimostra coraggio, non è onore quello che si ottiene quando si bersagliano gli ospedali e le scuole per proteggere o portare gloria alla patria. Un eroe in tempi di guerra non prova la necessità di stringere in mano in fucile ma, più che dare precedenza alle gesta in battaglia, affronta una lotta dentro sé stesso perché è consapevole dell’umanità che perde e dei sacrifici che è disposto a fare, delle persone che è costretto a sacrificare. Chi non combatte per conquistare e sottomettere, ma per liberare, riesce a dedicare il proprio cuore e avanza per uscire da quell’inferno e permettere alle generazioni future di non crescere tra altre follie.
Che sia senso di dovere o paura che guida le persone a compiere gesta disperate, gli orrori delle guerre affliggono ogni parte: un esercito e il suo alleato, il nemico o un innocente. Ognuno rischia di arrivare alla propria fine in primavera, ma si prega invano di raggiungere l’inverno.
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