Di Domenico Chianese – Iscritto al PD di Locri
Ho sempre seguito con vivo interesse le dinamiche relative alla sinistra locrese e in particolare al Partito Democratico, anche prima di intraprendervi un percorso di attiva militanza e, fino a qualche tempo fa, di direzione.
In questa fase di congressi in cui i democratici provano a ripartire dopo anni di difficoltà, dovute anche al riflesso delle vicende nazionali, alle scissioni e alla necessità di anteporre la stabilità a percorsi coraggiosi di riforma svilendo la proposta politica, ho sondato le opinioni di militanti, simpatizzanti e anche avversari.
In particolare, chi è affine al mondo dem locrese, avanza tante buone idee ma soprattutto una richiesta: quella di un PD che sia il principale pilastro di una piattaforma in grado di fornire alla città non soltanto un’alternativa amministrativa efficiente, ma anche una proposta politica a lungo termine che garantisca vivacità, formazione, confronto.
Sono tutte cose che si possono ottenere con l’impegno condiviso e l’unità che non deve essere il fine ultimo, ma il primo passo verso gli obiettivi di un grande partito.
Proprio di unità si parla continuamente. In una realtà divisa in correnti sembra quasi una chimera. Eppure penso che facendo affidamento al buonsenso e alla capacità di anteporre il bene della comunità agli interessi personali e agli screzi, si possa anche raggiungere qualcosa di insperato.
È un percorso complesso ma non impossibile, in un partito dove c’è dibattito e in uno spazio ideologico dove spesso il movimento c’è anche se non si nota. Ed è la cosa che può distinguere la sinistra locrese da una destra che tenta di nascondere le lotte di potere interne dietro finte sfilate mentre si tenta di indottrinare pochi inconsapevoli giovani che, quando discutono liberamente, non esitano a rivelare ideologie progressiste confessando adesioni di cortesia e meccanismi egoistici che limitano, come a sinistra, la costruzione dal basso delle proposte politiche, favorendo i piccoli feudi che curano solo interessi di pochi e che servono a chi, avendo timore, preferisce manovrare i più giovani e inconsapevoli mandandoli allo sbaraglio per attaccare e distrarre, senza correre rischi.
La fase congressuale, per il PD, può rappresentare un’occasione per realizzare un gol a porta vuota, se ci sarà una discussione che terrà conto di tutti secondo i valori di condivisione, confronto, dialogo che sono la base di ogni movimento di successo. Perché, indipendentemente dalle varie possibilità che si valutano negli ambienti dem, dalla ricandidatura del Segretario uscente alla presenza di figure nuove, a dover fare la parte del leone è sempre la base con le sue determinazioni, scevre di condizionamenti esterni.
Spero quindi che vengano prese in considerazione le voci dei tanti iscritti che non fanno coincidere il cambio di passo del PD calabrese con una mera scelta di nomi ma auspicano un rifiorire di dibattiti sui temi e sui contenuti. Iscritti che non apprezzano tentativi di autopromozione e imposizioni dall’alto, ma chiedono programmazione, umiltà e confronto sincero in un partito in cui, se si torna a parlarsi, può riaccendersi la luce per un’intera comunità. Ha senso cambiare pilota in un’automobile se poi mancano un paio di ruote?
