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Costume e SocietàLetteratura

I crucci di Stracuzza e una telefonata con Mandrake

Il cartomante di Torre Normanna XIV


Edil Merici

Di Bruno Siciliano

⚠️ ATTENZIONE!
Scorri in fondo all’articolo per ascoltare questo capitolo del romanzo letto dalla viva voce di Bruno Siciliano!

Adesso l’Estate calabrese gli stava proprio stretta.
Tutto l’anno aspetti la bella stagione perché speri chissà che cosa e invece quell’estate, a Luciano, aveva portato solo amare sorprese: l’omicidio impossibile di Mastru Vitu e il presunto tradimento di Giulia.
Rinunciò a tuffarsi nella bolgia infernale della piazza e mise la mano nella tasca della giacca in cui teneva le chiavi della sua auto, si mise in macchina e partì. Sulle prime non sapeva neanche dove andare, poi prese la sua decisione, unica, determinata e irrevocabile. Superò la Porta del Sole, imboccò Via Roma, e superò l’Arco del Borghetto. Arrivato a Locri s’immerse nel caos della cittadina di mare, sembrava che alla guida di tutte le macchine che incrociava ci fossero dei Sioux, ognuno faceva quello che voleva, tenendo a mente il codice della strada solo come un vago ricordo.
“Ci fossi io a comandare la stazione dei carabinieri di Locri…” pensò solo per un istante Luciano, poi si corresse: “Macché, meglio fare il pizzicagnolo!”
Senza neanche accorgersi arrivò sul lungomare di Gioiosa.
Parcheggiò la macchina accanto al marciapiedi ma, data l’ora il, Lulu’s era ancora chiuso. Fece il giro del ristorante e vide che la porta delle cucine era appena accostata.
Bussò, poi chiese: «Permesso?»
Lo accolse il sorriso di Giuseppe: «Maresciallo bello, prego! Accomodati!»
«Solo un attimo, non ti volevo disturbare.»
«Ma quale disturbo? Un caffè? Un bitter?»
«No, grazie. Volevo solo farti una domanda.
L’altra sera mia moglie è venuta a mangiare la pizza con delle amiche e non si ricorda se ha pagato il conto perché ha dimenticato a casa il portafoglio. Voleva sapere se aveva lasciato qualcosa da pagare qui da te.»
«Ma maresciallo, che dici? Intanto era da sola e poi ha pagato con la carta che aveva nella tasca dei jeans.»
«Sì? Era… sola?»
«Forse non ricorda di aver pagato perché deve aver bevuto troppo…
Coca Cola, solo e soltanto Coca Cola!»
Stracuzza allargò le braccia e poi le fece ricadere sui fianchi.
«Mah! Sai come sono le donne?»
Giuseppe, che non era nato il giorno prima, guardò Luciano sfoderandogli il miglior sorriso che aveva nel proprio repertorio. Il maresciallo aveva assunto invece quell’atteggiamento di uno che ha premura di andare in bagno e gli si inceppa la cerniera dei pantaloni. Sarebbe voluto andare via o scomparire ma Giuseppe insistette: «Su, maresciallo, ti voglio fare assaggiare un rum giamaicano che ho ricevuto proprio stamattina! È eccezionale e non me lo puoi rifiutare». Così lo prese per un braccio e lo accompagnò nell’elegantissimo bar del locale.
Luciano Stracuzza si lasciò andare sopra una poltroncina della sala-bar ancora priva di clienti. Per darsi tono si guardò un po’ attorno, mentre Giuseppe incalzò:
«Che cosa c’è, Luciano, sei geloso? Da quanto conosci Giulia?»
Luciano fece spallucce e ingollò tutto d’un colpo il rum che Giuseppe gli aveva versato nel bicchiere. Poi, non avendo niente da dire, azzardò timidamente:
«Veramente buono…»
«Ma vaffanculo Luciano, te lo sei bevuto come un bicchiere di vino da osteria!»
«Non sono dell’umore giusto, Giuse’!»
«Che ti succede?»
«Ti devo fare l’elenco? Ce l’hai due o tre ore di tempo?» disse il maresciallo alzandosi dalla poltroncina, rosso in viso. Poi, senza nemmeno salutare, si avviò verso l’auto parcheggiata e ripartì sgommando.
Scanditi dalle granite del bar di Peppe e dalle multe per divieto di sosta di Salincelo passarono due o tre giorni nella rovente estate calabrese mentre le indagini per la morte del Mastrangelo erano ferme al palo.
Poi, una mattina, mentre era in caserma, il cellulare di Cristina suonò.
«Mi hai fatto fare gli straordinari non retribuiti, ma forse ho quello che ti serve.»
«“Buongiorno”, dice la gente comune per iniziare una comunicazione al telefono.»
«La gente comune, forse, ma io mi sento Mandrake, stamattina!» rispose Giovannino all’altro capo del cellulare.
«Allora, Mandrake, raccontami…»
«Avevi ragione, è successo veramente qualcosa intorno agli anni ‘70 in questo posto. Qualcosa che tutti avrebbero voluto dimenticare e che io gli ho fatto per forza riesumare dall’oblio. Avrei bisogno d’incontrarti per poterti parlare…»
«Non ricominciare, Giovannino…»
«Che dio strabenedica le donne! Non sai pensare ad altro?»
«Io?! Sei tu che mi stai di nuovo chiedendo un appuntamento!»
«Cristina, smettiamola e concentriamoci su quello che ho da dirti.»
«Dimmi, allora!»
Anche un cieco si sarebbe accorto che gli occhi di Cristina, mentre parlava al telefono con Giovannino, luccicavano, e persino un sordo avrebbe percepito nella voce di lui un non so che di rotto e tremolante. I due si erano amati teneramente come solo due innamorati veri si possono amare, ma ci fu una sera in cui lei lo sorprese in macchina a fare l’amore con una collega.
Non glielo perdonò mai ma, in cuor suo, continuò ad amarlo come sempre.
Era questo il dramma, il suo cuore non riusciva a odiarlo, ma la sua mente lo volle allontanare per sempre dalla sua vita.
Fece di tutto per scomparire, per stare lontano da lui e farsi trasferire mille chilometri lontano.
Adesso, invece, era là, con l’orecchio incollata a quel maledetto cellulare, pendendo dalle sue labbra per cogliere ogni suo sospiro come aveva sempre fatto.
Lui si era inginocchiato ai suoi piedi l’aveva scongiurata di tornare insieme, ma Cristina era stata irremovibile.
C’era voluto l’assassinio di Mastrangelo per farle telefonare. Come non se non fosse successo nulla, semplicemente come una collega che ha bisogno di un altro collega per un caso che si rivelava irrisolvibile.
Che strane strade percorre l’amore!
«Mi stai ascoltando, Cristina?»
«Sono tutt’orecchi.»
«Era il 1972 e un contadino trovò, in un campo vicino a quello che qua chiamano El Cercol,una statuetta che fece vedere a un intenditore che, a sua volta, avvisò la sovrintendenza. Qualcuno attivò il farraginoso meccanismo delle ricerche, ma tutto si perse nelle maglie della burocrazia e i soldi per gli scavi non furono mai stanziati. La notizia si sparse e dei tombaroli professionisti si diedero intanto da fare a setacciare il campo fino a rinvenire un considerevole numero di statuette che, a oggi, ancora non si sa che fine abbiano fatto. Si sa per certo che nessuno riuscì a vendere un solo pezzo. Erano troppo strane e non avevano mercato. Uno di quelli che aveva partecipato agli scavi fu tale Ambrogio Farina, arrestato per usura e successviamente ucciso in carcere. Gli altri, dopo l’omicidio, si dileguarono.»
«E non c’è altro?»
«Si, volevo dirti… Niente. No, Non c’è nient’altro. Magari ti richiamo.»
«No, se non hai niente di nuovo da dirmi. Ciao.»
Quel sottilissimo filo che sembrava si stesse per riallacciare fu, così, nuovamente spezzato e Cristina ripose il suo cellulare nella tasca della divisa.
Niente che servisse alle indagini sull’omicidio di Mastru Vitu si era aggiunto. Quello che Giovannino le aveva riferito lo poteva immaginare da sé. Sarebbe stato facile farsi inviare dalla questura di Castiglione una documentazione inerente la vita di Farina, forse avrebbe trovato qualcosa di più, ma non ci sperava troppo.

Dal suo studio Luisa Trombetta dal Basso guardava il mare appena increspato dalla brezza che veniva da est, le onde baciavano la sabbia per ritirarsi subito dopo e ricominciare nel loro eterno andirivieni. L’esperienza avuta in riva al Brenta l’aveva segnata profondamente e la contessa Trombetta, adesso, era sulla sua veranda a sorseggiare il Martini che il conte Alvise le aveva preparato. I due stavano ormai assieme da un po’ di tempo e tutta la società bene del luogo ne era a conoscenza. Lei non era ancora convinta di quella unione, ma era decisa a godersela finché sarebbe durata. Lui spinse un tasto  sull’apparecchio stereo e il Concerto per violino e orchestra opera 61 di Beethoven ebbe inizio. Le note sembrarono carezzare i due amanti che, seduti sulle loro poltroncine in veranda, godevano della pace che quell’ora della sera regalava loro.

Foto: flawless.life


Farfalle

Redazione

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