4 giugno 1989: quell’anonimo studente che ci mostrò come combattere i regimi
Oggi ricorre il 33º anniversario della fine delle proteste di Piazza Tienanmen, iniziate il 15 aprile 1989 a opera di studenti e operai cinesi che chiedevano maggiori riforme politiche e sociali (come la libertà di stampa, di associazione e una maggiore partecipazione democratica), sull’onda del nuovo indirizzo politico intrapreso da Deng Xiaoping, successore di Mao Zedong alla guida della Repubblica popolare cinese, che aveva deciso di far aprire il paese all’economia di mercato, gettando le basi dell’odierna potenza economica cinese. Proprio il 4 giugno 1989 le proteste studentesche si conclusero tragicamente con la decisione dell’esercito di sparare con fucili a ripetizione e carri armati sui manifestanti, con un tragico bilancio che raggiunse le migliaia di vittime. Deng Xiaoping, infatti, se da una parte aveva abbandonato la politica autarchica di Mao e aveva aperto le porte al capitalismo, non era disposto a cedere sul fronte dei diritti politici e civili, ancora oggi punto dolente e controverso dello Stato cinese. L’immagine più potente ed evocativa di quei giorni fu quella dell’anonimo studente che, da solo, si parò di fronte ad una colonna di carri armati, bloccandone il passaggio: da allora sarebbe divenuto un simbolo della lotta contro l’oppressione della pubblica opinione da parte dei governi autoritari o dittatoriali, complice anche l’alimentazione del suo mito dettato dal mistero relativo alla sorte.