L’informatore
Di Francesco Salerno
Hunt premette per l’ennesima volta il pulsante sul telecomando, salvo poi sbuffare di noia.
Non vi era nulla in televisione che potesse realmente interessargli e, ultimamente, nemmeno nella vita al di fuori del suo soggiorno. Erano passate tre settimane da quando era stato sospeso dal servizio nell’aeronautica. Dopo l’incidente al ranch, lui e Dolmer erano stati condotti nell’ospedale militare di Roswell, per poi essere interrogati e posti sotto inchiesta.
Il colonnello Blanchard aveva risparmiato loro la galera, ma non era riuscito a proteggerli più di così. Per lui vi era stata la sospensione, per Dolmer la promessa che, alla prossima ingerenza, sarebbe finito al fresco per un bel po’…
L’incidente era stato classificato come una fuga di gas che aveva portato alla morte dei proprietari del ranch. Nessuna menzione invece per i membri dello Squadrone Nero fatti a pezzi né per la creatura artefice del massacro.
Hunt aveva passato una settimana a convincersi di aver visto realmente quella cosa e, alla fine, aveva dovuto ammettere a se stesso che era tutto reale.
Una creatura aliena si aggirava in New Mexico e l’esercito lo sapeva.
Il campanello di casa interruppe i suoi pensieri e il tenente si alzò per andare a vedere chi fosse.
Quando aprì la porta si ritrovò davanti Frank Dolmer.
«Non dovremmo nemmeno vederci io e te…» esordì Hunt, sapendo bene che probabilmente erano entrambi sorvegliati.
«Mi trovavo a passare di qua e ho pensato di venire a trovare un amico.» Dolmer sorrise con fare affabile e mostrò una confezione di 6 birre ghiacciate.
«Entra dai, parliamo dentro.»
I due si accomodarono in salotto, ma nessuno parlò per primo. La TV stava ancora mandando in onda il Tg, quando infine Dolmer si decise ad aprir bocca.
«È successo di nuovo. Oggi ho saputo di uno strano incidente vicino alla Statale 601. Due contadini trovati a brandelli e un terzo svanito. Penso che…»
«Non voglio saperlo!» sbottò Hunt di colpo «Non siamo più in pista Frank! Siamo stati fortunati a non finire in galera o peggio! L’esercito non ci permetterà altre ingerenze, è finita!»
Dolmer era pronto alla sfuriata del tenente e la incassò senza battere ciglio. Attese che l’altro si calmasse un po’ prima di riprendere.
«Quindi ti vuoi arrendere? E Jeff? E gli innocenti che sono morti? Pensavo volessi la verità, Hunt!»
Il tenente scattò di nuovo per rispondere, ma il suono del telefono interruppe la loro conversazione.
«Aspetta…» disse il militare per poi rispondere al telefono «Chi è?»
«Qualcuno che, come voi, sta cercando la verità, Mr. Hunt» disse una voce sconosciuta dall’altro capo del telefono.
«Come? Lei chi è?»
«Non ha importanza. Vi aspetterò a mezzanotte dietro il vecchio acquedotto. Se mancherete non mi farò vivo mai più.»
Hunt fece per riprendere a parlare, ma l’altro aveva chiuso la chiamata.
«Allora? Chi era, Hunt?» chiese Dolmer, incuriosito.
«Prendi la macchina, Dolmer. Dobbiamo andare…»
Continua…
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