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Bruno Siciliano: “Diventeremo amici in nome dell’amore”


Edil Merici

Abbiamo conosciuto Bruno Siciliano attraverso un’intervista che ha anticipato la sua collaborazione con il nostro giornale, sviluppatasi attraverso attraverso I racconti della buonanotte e un consistente assaggio de Il Cartomante di Torre Normanna, suo nuovo romanzo in uscita alla fine dell’anno. Oggi ritroviamo Bruno con un’interessante novità in cantiere: dal 23 giugno, infatti, sarà pubblicata a puntate sulla nostra testata Natalina.
Per scoprire qualcosa di più abbiamo parlato direttamente con lui.
La tua nuova opera, Natalina, uscirà a puntate su Métis. La prima cosa che salta all’occhio è la presenza di personaggi femminili ricorrenti che spesso ricoprono un ruolo chiave e che, anche se in modo differente, hanno bisogno di salvarsi: si tratta di una scelta ponderata?
Io amo i miei personaggi femminili. Delle mie donne mi innamoro ogni volta perché sono tenere e indifese, nonostante la scorza che possono talvolta dimostrare. Sono tra di loro tutte molto simili e al contempo così diverse. Da Angelica a Samira due donne, per esempio, accomunate dalla disperata ricerca per il miglioramento della loro condizione di vita. Una vittima e l’altra carnefice, tutte e due alla ricerca di una vita diversa ma comunque migliore. Nella maggior parte dei casi le donne dei miei romanzi sono donne che soffrono, che lottano e che non sempre vincono. La Giulia di Morte di un fumatore di pipa è una donna che ama Luciano ma che pretende sia lui a dichiaralesi e, quando succederà, sarà completamente sua, dando inizio a una relazione che non avrà mai fine. Sono donne che soffrono per tutto quello che la vita riserva loro, che lottano e, a volte, soccombono per rialzarsi subito dopo.
C’è un filo conduttore tra le opere precedenti e questa nuova opera?
Un reale filo conduttore c’è soltanto tra il fumatore di pipa e Il Cartomante di Torre Normanna, che ne è un sequel. Ricordatevi di Angelica e Natalina sono invece delle opere a sé stanti. L’una ambientata in una cittadina calabrese nel ‘700, l’altra ambientato nella Messina dei nostri giorni.
Chi è Natalina? Cosa possiamo sapere di lei senza rovinarci il gusto della lettura?
Natalina è un’emigrata, una migrante di quelle che raggiungono il territorio italiano attraverso la via dei barconi o quella dei Balcani, che si scontra con la dura realtà della vita. Comincia a vivere di espedienti e si innamora di un balordo con il quale organizza una rapina che finisce male perché, nella sparatoria che ne segue, il suo amico rimane ucciso. Lei, pur ferita, riesce a fuggire portando con sé un consistente malloppo. Viene salvata da un giovane e squattrinato giornalista che, nonostante la propria misantropia, la ospita nella sua casa. Sappiamo già dal sottotitolo, Solo due mesi d’amore, che il giornalista s’innamorerà di lei e sopporterà le conseguenze di questo amore impossibile.
Dimmi qualcosa di più anche sulla voce narrante della storia.
La storia, venata da un sottile umorismo, viene raccontata in prima persona dal giornalista che, salvando Natalina, si troverà a dover affrontare innumerevoli difficoltà che rappresenteranno per la giovanissima protagonista concretissime prove d’amore. Natalina finirà per innamorarsi di lui incondizionatamente e teneramente. Bruno è uno squattrinato giornalista free-lance che vive del proprio lavoro, un misantropo dal cuore d’oro che prenderà sulle sue spalle i problemi della ragazza in cui si è imbattuto per caso una notte nei pressi di un distributore di benzina.
Chi è il lettore ideale di Natalina e, più in generale, delle opere di Bruno Siciliano?
Chi a qualunque età creda ancora nell’amore. Quello che ti si presenta all’improvviso senza che tu ne abbia voglia e comincia ad albergare nel tuo cuore resistendo a qualunque tentativo di sradicarlo. Chi vuole una lettura senza orpelli e paroloni ma scorrevole e appassionata.Cosa troviamo di Bruno Siciliano nell’opera? Qualche aspetto del testo richiama alla tua vita e a episodi che ti hanno coinvolto in prima persona?
Da qualche tempo ho superato i diciott’anni e porto in me esperienze, racconti e fatti di cronaca che si concretizzano nei miei racconti. Questa volta voglio parlare d’amore. Qualcuno, conoscendomi, si è preoccupato, sussurrandomi che devo essere impazzito se voglio passare dai racconti horror e gialli al romanzo d’amore così spudoratamente. In effetti non ne ho mai scritto e questa volte mi ci voglio cimentare con Natalina. Non pretendo di emulare Federico Moccia, che odio cordialmente, né vorrei mai imitare le varie Dodie Smith, Jennifer Armentrout o Alessandra Spada… anzi, se lo faccio abbattetemi. Racconterò di un amore disperato e pieno di colpi di scena, come spesso avviene nella vita reale.
Questa volta il romanzo è ambientato a Messina: vi è un motivo particolare per questa scelta?
Ho vissuto a Messina gli anni dell’Università e ci sono stato di recente trovandola cambiata, quasi decadente e ingrigita e mi sembra un luogo ideale per scrivere la storia di un amore disperato, che emula quelli narrati da Giuseppe Berto con il suo Anonimo Veneziano (scusate il paragone eccessivo) nel quale gli piacque descrivere un amore che nasce in una città morente.
Oltre alla versione digitale a puntate, Natalina uscirà anche in formato cartaceo?
Sicuramente. Sono un feticista della carta stampata e mi piace tenere in mano il libro, strapazzarlo, sentire il profumo della carta stampata, aprirlo e chiuderlo a mio piacimento per cui oltre all’e-book, i capitoli su Métis e i podcast sarà sicuramente pubblicato. Devo ancora trovare un editore che non sia il solito vampiro, ma confido che la mia ricerca possa andare a buon fine.
Voglio chiudere ringraziando per questa intervista così accurata e puntuale e citando uno slogan che da qualche anno ho fatto mio: “Leggetemi, diventeremo amici.” Oggi si legge così poco, presi come siamo dai vari social e da tutte le elettronicità che hanno ingrigito la nostra vita. La lettura di un buon libro avrebbe potuto rendere il nostro mondo migliore…

Foto di copertina: alessandraperotti.com


GRF

Anastasia Cicciarello

Nata a Locri nel 1990, membro effettivo della Millennials Generation, ha iniziato a scrivere prima sui muri con i pastelli, poi a scuola, dove ha incanalato la sua passione e non si è più fermata. Le piace viaggiare ma adora allo stesso modo la strada del ritorno, la bellezza dolorosa e fragile della sua terra. Abita ad Ardore, la cui posizione invidiabile le fa iniziare ogni giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno. Il bisogno di dire la sua l’ha condotta alla finale del concorso AttiveMenti con il racconto “La necessità del superfluo”, a scrivere “Il dolore non mi fa più paura” per la casa editrice Guthenberg e a collaborare con varie testate come hermesmagazine.it

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