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Bruno Siciliano: «Voglio descrivere la bellezza e le speranze della mia terra»

Bruno Siciliano è un eclettico autore locale. Fa teatro da più di quarant’anni, vestendo sia i panni dell’attore sia quelli del regista professionista ed è originario di Gerace.
È proprio la sua città natale ad avere ispirato i suoi romanzi: grazie a essa, infatti, lo scrittore ha potuto apprendere le leggende locali, facendole sue e riadattandole per i propri racconti. La sua prima opera, pubblicata nel 2020, si chiama Ricordatevi di Angelica. Il protagonista è un uomo che, ritornando a casa in automobile sulla vecchia Strada Statale 111, fa un incontro insolito: una donna completamente bagnata dalla pioggia gli chiede un passaggio in auto e, dopo avergli sussurrato alcune parole misteriose, scompare nel nulla. Da quell’incontro, inizia il viaggio nel tempo del guidatore.
Il suo ultimo libro, invece, è stato pubblicato a luglio di quest’anno e si chiama Morte di un fumatore di pipa. È la storia di un professore in pensione (fumatore incallito) trovato brutalmente assassinato. Siciliano è fermamente convinto, però, che qualsiasi consumatore di tabacco in pipa sia per natura cordiale e conduca una vita tranquilla. Cosa può essere successo, allora, alla povera vittima? A indagare sulle vicende sarà il maresciallo Luciano Stracuzza.
Ci troviamo, quindi, di fronte a due gialli self-published, ambientati in un immaginario paese del Sud riconducibile con ogni probabilità proprio alla Locride. Sebbene editi a breve distanza uno dall’altro, possiedono entrambi una trama insolita e assolutamente originale, capace di catturare l’attenzione anche dei lettori più diffidenti.
Lei viene dal teatro. È, infatti, attore teatrale e regista professionista: la scrittura e la recitazione, a suo parere, sono due arti affini?
Sono modi diversi e complementari di conoscere e raccontare le vite degli altri. Sono anche un cinefilo incallito e le immagini di Carl Theodor Dreyer, le storie di Ingmar Bergman, il modo di narrare dei nostri Vittorio De Sica, Luchino Visconti e Luigi Magni, per citarne qualcuno, mi hanno sempre affascinato, incuriosito e insegnato. Come da Luigi Pirandello ho imparato l’analisi dell’animo umano, da Samuel Beckett il non senso e il sapore dell’assurdo, dai registi italiani ho imparato il modo di raccontare, il sorriso amaro, il sarcasmo, il coraggio di non piangersi addosso.
Parliamo di Ricordatevi di Angelica, suo primo romanzo: cosa l’ha spinta a scrivere questa storia?
Ero piccolo e mi addentravo alla scoperta dei vicoli di Gerace, ascoltavo le storie sul castello normanno e sui suoi castellani. Mi bastava posare lo sguardo verso le campagne per immaginare i cenobi di medievale memoria e i contadini da sempre vessati dal clero e dai baroni del tempo. Mi bastava guardare verso la montagna e immaginare le streghe, i loro sabba e i misteri che si avvertono ancora tra i rami degli alberi secolari e per i viottoli appena tracciati. Ogni pietra di Gerace, ad ascoltarla, racconta una storia e esse non finiscono mai di raccontare. Bisogna soffermarsi e ascoltarle con amore. Una notte stavo tornando a casa e sui tornanti della vecchia 111 la mia macchina si fermò in panne. Qualcuno mi venne in soccorso e mi raccontò una storia, non so se fosse uomo o spirito, ma la storia era bella e la volli raccontare.
Il racconto è ambientato in Calabria: quanto influisce il legame con la sua terra nella scrittura?
Ho voluto ambientare a Gerace, senza peraltro mai citarla, entrambi i miei romanzi così come lo sarà anche il terzo. Ho voluto raccontare i luoghi dove ho vissuto senza parlare di ‘ndrangheta e miseria, ma per descrivere la bellezza delle persone, gli splendidi tramonti e le albe foriere di speranza. Voglio parlare della mia gente, raccontare storie, forse mai raccontate, vicende che nascono dal profondo dell’animo umano che spesso grida giustizia e chiede quella pace che non riesce a trovare.
Come nasce, invece, Morte di un fumatore di pipa
Io fumo la pipa da quando avevo vent’anni e parto dal presupposto che un fumatore di pipa è una persona tranquilla, riflessiva, incapace di fare del male, calma, amante del bello, che ha il gusto della vita che assapora con il fumo che non va inspirato ma assaporato e accostato, anzi, a tutti gli altri sapori che ha la fortuna di gustare. Mi sono ispirato a un professore veramente vissuto nel mio paese. Era un uomo che viveva da solo in una grande casa stracolma di libri e annate complete dell’Avanti! ordinate e scrupolosamente catalogate. Era un amante anche della lettura e, di tanto in tanto, regalava ai ragazzi, dopo averne spiegato il valore, i propri libri e gli albi di cui la sua grande casa era colma. Chi può volere la morte di un uomo così pacifico? Ne immaginai una sua seconda vita ed ecco il mio secondo romanzo.
Le sue opere sono di genere giallo. Quali sono i libri di questo tipo che ha amato?
Non amo i giallisti inglesi o americani. Mi piacciono, da sempre, Andrea Camilleri e Giorgio Faletti. Ma, a rischio di smentire quanto ho appena detto, amo molto Graham Greene, Morris West e Archibald Joseph Cronin che giallisti non sono ma di loro mi sono piaciute le storie e la loro concezione della Chiesa dei nostri secoli, fatta di poveri uomini e ricca di compromessi.
Si ispira a qualcuno in particolare per creare i suoi personaggi?
Quasi tutti i miei personaggi, come ho già detto, sono ispirati alla gente che incontro per strada, da quelli che conosco e, soprattutto, dagli sconosciuti di cui mi piace inventare una vita con le sue angosce e i suoi problemi. Mi basta un particolare dell’abbigliamento, un atteggiamento, una cadenza del parlare per far nascere dentro di me una storia.
Ha altri libri in progetto? Se sì, vuole svelarci qualcosa sulla trama?
Oltre a I racconti della buonanotte per Métis sto scrivendo Il Cartomante di Torre Normanna. È un giallo, anche questo ambientato a Gerace, che ha come coprotagonista il Maresciallo Stracuzza, che abbiamo già incontrato in Morte di un fumatore di Pipa. Anche qui, il militare si adopererà a dipanare l’ingarbugliata matassa creata dall’omicidio, sulla famosissima passeggiata delle Bombarde di Gerace del Cartomante del paese che, si scoprirà, svolgeva anche l’attività di usuraio. Molti sono quindi i sospetti ma chi sarà stato l’assassino del Cartomante e qual era la sua vera vita? Lo sapremo all’uscita del romanzo. Non mancheranno innumerevoli sottotrame, una delle quali riguarderà la vita privata del Maresciallo alle prese con le sue vicende d’amore.

Anastasia Cicciarello

Nata a Locri nel 1990, membro effettivo della Millennials Generation, ha iniziato a scrivere prima sui muri con i pastelli, poi a scuola, dove ha incanalato la sua passione e non si è più fermata. Le piace viaggiare ma adora allo stesso modo la strada del ritorno, la bellezza dolorosa e fragile della sua terra. Abita ad Ardore, la cui posizione invidiabile le fa iniziare ogni giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno. Il bisogno di dire la sua l’ha condotta alla finale del concorso AttiveMenti con il racconto “La necessità del superfluo”, a scrivere “Il dolore non mi fa più paura” per la casa editrice Guthenberg e a collaborare con varie testate come hermesmagazine.it

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