

Di Francesco Salerno
«Maledetta pioggia!» imprecò per l’ennesima volta Shibu.
Naomasa e Sakai si guardarono l’un l’altro, erano ormai abituati alle continue lamentele del samurai del sud. Erano passati sette giorni da quando si erano messi in viaggio verso Iga e negli ultimi cinque non aveva fatto altro che piovere a dirotto. Il nord del Paese aveva sempre avuto un clima inclemente e particolarmente capriccioso, con forti tempeste e temporali che apparivano dal nulla per poi scomparire altrettanto velocemente. Il motivo di quel viaggio, come Sakai aveva spiegato a Naomasa non era da sottovalutare e la loro missione sarebbe stata particolarmente ardua da portare a termine. Il compianto lord di Iga, Todeshi Amasune, aveva due figli, Ito e Adate.
Il primo era palesemente contrario ad un’alleanza con il clan Tokugawa, mentre il secondo ne era favorevole. Neanche a dirlo, il compito dei due samurai sarebbe stato quello di assicurarsi che il clan Todeshi finisse sotto il controllo di Adate e, al contempo, mettere fine alle incursioni ninja nella provincia. Naomasa si era portato dietro 50 samurai scelti, tutti ottimi cavalieri e guerrieri, mentre Sakai aveva portato con sé solo 4 aiutanti, uno di questi era proprio il lamentoso Shibu. Non una gran quantità di uomini, ma Honda era stato categorico sul non marciare verso nord con un esercito alle calcagna o avrebbero dato l’impressione di invadere la provincia e non di liberarla!
«Saremo al castello di Ota tra quattro ore circa» disse all’improvviso Sakai strappando Naomasa dai propri pensieri.
«Una volta arrivati che faremo?» chiese il giovane samurai.
Sakai ci pensò su un po’ prima di rispondere.
«Andiamo da Adate e ci faremo spiegare bene cosa accade, poi agiremo per garantire la sua successione alla guida del clan Todeshi»
Più facile a dirsi che a farsi pensò Naomasa, ma quella era la loro missione e lui voleva portarla a termine a ogni costo.
Per la successiva ora continuarono a cavalcare verso nord, percorrendo un vecchio sentiero di terra che tagliava in due una foresta tanto grande quanto impenetrabile. Le foglie qui erano di un verde molto più intenso che al sud e gli alberi molto più mastodontici.
Il nord del Giappone era considerato selvaggio, impenetrabile, indomabile, ma Naomasa sapeva che il suo signore Tokugawa non si sarebbe fermato dinnanzi a nulla pur di ottenere ciò che desiderava. All’improvviso la pioggia smise di scendere dal cielo e un piccolo raggio di sole squarciò le nubi illuminando per pochi attimi la foresta. In quello stesso istante, Naomasa notò un luccichio provenire dal profondo della boscaglia e, senza rendersene conto, fermò il suo cavallo per guardare meglio.
«Che accade?» gli chiese Sakai accostandosi a lui.
«Non ne sono sicuro…» iniziò a dire il giovane samurai, poi un urlo lancinante squarciò l’aria.
Continua…
Foto: tesoridoriente.net