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Costume e SocietàSpettacolo

Eros e Thanatos in Pasolini secondo Oriana Fallaci


Edil Merici

Di Luisa Ranieri

Tutto perfetto nella serata del 9 Agosto dove, nella cornice azzurra del Palatium Romano di Portigliola, si è tenuta la commemorazione dei cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini: luna quasi piena in cielo e aria rigenerata da correnti rinfrescanti dopo l’arsura statica dei giorni passati.
Perfetta l’interpretazione del sempre bravo Antonio Tallura e, finalmente, innovativa la regia di Giuseppe Foderaro per uno spettacolo che, grazie alla presenza sul palco di Marco De Leo, Federico Fimognari, Domenico Morabito, del chitarrista Giovanni Tallura e dell’abile violoncellista Cecilia Caminiti, si è finalmente staccata da quel modello di monologo che, nato dalla crisi economica dei decenni passati, è diventato poi imperante sulle scene e che, attraverso l’annullamento dei dialoghi tra i personaggi, ha quasi sempre portato al risultato di una, il più delle volte, estenuante affabulazione da parte di un unico attore sul palcoscenico.
Fuoviante soltanto il titolo dello spettacolo, Pasolini, e anche ingannevole,perché di quel grande genio si è riprodotta solo l’immagine data da Oriana Fallaci nella lettera a lui indirizzata il 16 Novembre del 1975, quattordici giorni dopo l’orribile fine di lui.
La scrittrice/giornalista, ferita dalla stroncatura da parte di lui del suo libro Lettera ad un bambino mai nato, si è soffermata soltanto sull’aspetto autodistruttivo del suo Eros “ed io non ti insulto dicendo che non è stato quel diciassettenne ad ucciderti: sei stato tu a suicidarti servendoti di lui.”
Nessuno pretendeva – sia chiaro – che in poco più di un’ora di spettacolo si potesse indagare sulla sterminata produzione, poetica e politico-sociale di Pasolini, ma dare un titolo diverso allo spettacolo sì, magari del tipo Eros e Thanatos in Pasolini secondo Oriana Fallaci e magari mettendoci accanto come contrappunto quello che Pasolini stesso dichiara a proposito in quel suo capolavoro che è Amado mio.
Da esso viene fuori la ricerca della vita più che della morte nell’affannato suo girovagare notturno, vita che lui ricercava nel brulichio della borgate romane o newyorkesi piuttosto che nell’assetto cristallizzato di quella società borghese che si stava sempre più indirizzando verso la mortificante omologazione consumistica che sta vedendo il suo triste trionfo nel panorama sociale dei giorni a noi più vicini.


Gedac

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