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Le Elezioni Politiche e l’asservimento agli Stati Uniti

Il rompiscatole


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Oggi voglio condividere con voi alcune considerazioni sui nostri politici e sulla reale porzione di libertà che gode questa nostra Patria.
Spesso nella vita abbiamo sentito dire, o abbiamo persino detto, che questo o quel politico è servo degli Stati Uniti, che non siamo realmente liberi e che ci facciamo comandare a bacchetta.
Tutte frasi da bar, bollabili di qualunquismo, populismo e chi più ne ha più ne metta.
Ma siamo certi che sia così? Negli ultimi vent’anni non abbiamo assistito a un fenomeno che porterebbe a riconsiderare le suddette frasi come molto meno esagerate di quanto non potevamo pensare in precedenza? Vi sono alcuni che lo credono e, io stesso, dopo aver visto l’operato del governo Draghi, me ne sono convinto. Ma andiamo con ordine.
In questi mesi abbiamo udito e assistito a un asservimento pro-atlantismo e, per estensione, pro Stati Uniti, talmente estremizzato da far venire il voltastomaco. Giornali e televisioni che non facevano altro che inneggiare al patto atlantico o a quanto gli Stati Uniti siano il bene rispetto al male proveniente da est. Trovo gravissimo, ad esempio, che un giornalista come David Parenzo si permetta di dire in diretta che intercorrerebbe una differenza enorme tra le guerre condotte dagli Stati Uniti in medio oriente e quella ordita dalla Russia perché nel primo caso l’occidente giustificava l’azione militare con la volontà di esportare la democrazia mentre qui un Paese già democratico (l’Ucraina) si vede costretto a difendersi. Una frase alla quale mi piacerebbe sapere cosa risponderebbero le persone che hanno visto i propri cari fatti a pezzi da una bomba americana. Dubito che qualcuno, nel momento del dolore, abbia pensato “Vabbeh, in fondo la bomba che ha macellato mio figlio serviva a rendere il mio Paese democratico.”
Ma, giornalisti a parte che, come la condotta di Natalie Tocci dimostra, spesso sono asserviti a una strategia del terrore che rende errata ogni loro previsione, con le elezioni imminenti tocca parlare di politici.
Nomineremo solamente i tre che, nell’ultimo periodo, hanno fatto maggiormente parlare di sé: Giorgia Meloni, Giuseppe Conte ed Enrico Letta.
Partiamo da quest’ultimo. Ritornato da una sorta di esilio volontario è riuscito ad andare al governo, restarci, assistere inerme alla caduta della maggioranza guidata da Mario Draghi e poi smantellare il proprio partito in vista delle elezioni di settembre. Forse sarebbe stato meglio se  avesse seguito le orme di Napoleone.
In seno al governo Draghi Letta non ha mai celato di uniformarsi totalmente alle volontà del Presidente del Consiglio che, in occasione del conflitto russo-ucraino non ci ha pensato mai due volte ad accettare le richieste di Joe Biden: dall’invio di armi alle sanzioni che si sono rivelate un boomerang, per non parlare dell’appoggio incondizionato ai dettami dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.
Conte, invece, è riuscito a dissimulare meglio. Da una parte ha appoggiato molti dei provvedimenti Draghi, dall’altra ha mantenuto una parvenza di ideologia. Trovatosi a capo di un Movimento anti-atlantista, no euro e critico verso l’Europa, Conte è riuscito a trasformarlo nell’alleato più fedele di NATO, Unione Europea e banchieri. Ma il Movimento 5 Stelle non doveva rimettere in discussione tutto? O si trattava solo di una linea teorica per raggiungere il 33% dei consensi? E adesso cosa dovranno aspettarsi quegli elettori che hanno assistito a una linea teorica molto precisa che, nei fatti, non si è trasformata nel contraddittorio alle storture denunciate che tutti si aspettavano?
Ed eccoci a Giorgia Meloni. Si sarebbe portati a credere che la sua linea abbia esaltato i valori di patria, sovranismo e libertà, eppure anche nel suo caso alle parole non sempre sono seguiti i fatti. Una patriota non avrebbe infatti accettato supinamente le sanzioni che hanno finito con il danneggiare noi, né accettato di inviare armi ai civili dopo aver denunciato cosa si celasse dietro la questione russo-ucraina. Una patriota non avrebbe votato favorevolmente nessuna delle risoluzioni di Draghi, eppure il suo impegno principale, in questi mesi, è stato l’avversione a un Reddito di Cittadinanza che, a suo dire fa, perdere agli italiani la voglia lavorare.
È io che pensavo che la gente avesse perso la voglia di lavorare perché abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa, perché le condizioni di lavoro sono vergognose, perché spesso ti devi rompere la schiena per quattro soldi che non ti bastano a pagare le bollette, perché non andiamo in pensioni fino a 76 anni e perché abbiamo un sistema di tassazione che impedisce le assunzioni! Ma è chiaro che se io sono qui a dar fiato alle trombe e lei che è in Parlamento afferma che il problema sia il Reddito, il problema sarà certamente il Reddito…
Ora, non si pensi che l’aver citato solo questi tre esponenti politici significhi che il problema siano loro. In realtà la nostra classe politica è fatta tutto allo stesso modo e il Parlamento sembra ormai un mercato in cui chi entra sa già che farà affari in grado di renderlo ricco ma ne uscirà con la stessa dignità della prostituta di Babilonia.
Tutto questo per sottolineare che la reverenza che proviamo nei confronti degli Stati Uniti per aver liberato il Paese sul finire della Seconda Guerra Mondiale mi sembra che ci abbia fatto divenire una sorta di satrapia statunitense, una logica che, qualora venisse utilizzata dagli altri Paesi d’Europa, dovrebbe fare sì che mezzo Vecchio Continente penda invece dalla labbra della Russia.
Una linea di pensiero accomodante che ci fa capire quale sia il livello del dibattito politico in Italia ma che, si badi bene, può rivelarsi anche un punto di forza. Perché il 25 settembre non importa chi andrete a votare, chiunque salga al governo i nostri parlamentari saranno tutti insieme appassionatamente concordi nell’obbedire allo Zio Sam. Quindi rilassatevi, care italiane e cari italiani. Godetevi quell’ultimo scampolo d’estae, divertitevi e andate al mare o in montagna. Non state lì ad ascoltare sermoni elettorali o a fare campagna per questo o quel partito
In fondo, in Italia, tutti i governi portano in USA…

Foto: formiche.net


Gedac

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