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Costume e SocietàLetteratura

In una notte di luna rossa

Novelle Ioniche


Edil Merici

Di Luisa Totino

Le ombre iniziavano a scendere dolcemente sul mare tranquillo d’Agosto. Mara era stata al mare fino a tardi. Le luci della via marina si stavano lentamente accendendo, per dare il via a un’altra serata estiva, movimentata e esuberante. Mara ripose la sua borsa da mare sul sedile posteriore della sua auto e stava per sedersi al posto di guida, quando si accorse di una straordinaria luna rossa, appena affiorata all’orizzonte. Non voleva farsela scappare. Un fenomeno così straordinario e raro meritava di essere immortalato con una foto. Prese il cellulare, chiuse l’auto, e si avvicinò al parapetto in cemento che separava la strada dalla spiaggia. Inquadrò la luna e scattò. Rivide la foto, era venuta benissimo, sembrava quasi palpabile. Mara ne fu soddisfatta e si avviò all’auto, per rientrare a casa, ma una mano le afferrò il braccio. Si voltò e vide, seduta sulla panchina in pietra, una donna, vestita con un sari indiano che le copriva anche il capo.
Mara cercò di liberarsi, dicendole che non aveva soldi da darle, ma la donna continuò a trattenerla e le disse: «Tu non conosci la leggenda della luna rossa, vero?»
Mara, intimorita dalla domanda, rispose: «No, non l’ho mai sentita!»
La donna, allora, le disse: «Siedi, e io te la racconterò. Non temere, non voglio niente in cambio.»
Mara, sentendo la voce tranquilla della donna e spinta da curiosità, si sedette vicino a lei.
La sua voce, in effetti, sembrava provenire da un altro tempo, e iniziò a narrare:

In un tempo molto lontano, prima della storia conosciuta del mondo, creature straordinarie lo popolavano. Un giorno il signore delle nubi, dei venti e dei cieli, Aryon, scrutando la terra con i suoi raggi luminosi e infuocati, vide una fanciulla piangente appoggiata un masso. Mosso a compassione scese e si avvicinò a lei. La ragazza, sentendo un calore molto forte, alzò lo sguardo e rimase abbagliata dalla luce emanata da quello sconosciuto.
Si sollevò e fece subito per andarsene, quando sentì una voce: «Non temere, sono Re Aryon, signore dei cieli, delle nuvole e dei venti. Chi sei? Perché stavi piangendo?»
Mentre diceva questo i suoi raggi cessarono di splendere e la fanciulla poté vedere il suo interlocutore, un uomo alto e muscoloso, dai lineamenti giovanili e ben definiti.
Lei ne rimase subito colpita, ma anche Aryon restò affascinato da quell’esile e diafana ragazza dalle vesti argentee e dai capelli bianchissimi, che gli disse: «Mi chiamo Seleia, mio padre, il signore dei luoghi oscuri, mi ha allontanata dal regno perché, quando ho compiuto la maggiore età, i miei capelli sono diventati di questo colore. Dice che sono stata colpita da una maledizione, che porto sciagura al mio popolo.»
Aryon, restò turbato da quel racconto e le disse: «Parlerò con tuo padre, gli spiegherò che una differenza non è necessariamente un segno nefasto. Conducimi da lui!»
E Seleia: «È inutile, non ascolterà mai!»
«Proviamoci, fammi strada» disse Aryon e insieme si avviarono verso i Luoghi Oscuri. Giunti all’antro di accesso, Seleia si fece riconoscere dalle guardie, chiedendo con insistenza di essere ricevuta, con il suo accompagnatore, dal padre.
Finalmente si ritrovarono al cospetto di Re Sargon che, vedendo la figlia, inveì subito contro di lei: «Che ci fai di nuovo qui? Ti avevo mandato via!»
Poi, guardando Aryon, aggiunse: «Che cosa hai fatto? Hai stregato il Re dei Cieli?»
E Aryon: «Non sono stato stregato da nessuno. Sono qui in difesa di tua figlia. Perché hai tanto odio verso di lei?»
E Sargon: «Perché? Quando ha raggiunto la maggiore età i sui capelli sono diventati bianchissimi e tutti coloro che stavano con lei, per più di un certo tempo, hanno perso la ragione. Li ho dovuti rinchiudere nelle segrete! Ecco perché! Tu, però, sembri avere ancora il senno!»
E Aryon: «Se quello che dici è vero, ti propongo un patto: terrò tua figlia con me, per un mese, se non mi accadrà nulla, la riprenderai con te e la rispetterai in tutto e per tutto. In caso contrario sarai libero di esiliarla dove nessuno la potrà mai vedere!»
Sargon, alla proposta, stette in un lungo silenzio, poi, alzatosi dal trono disse: «E sia, avrai mia figlia per un mese ma, credimi, perderai. Lei è davvero stregata!»
Aryon se ne andò portando con sé Seleia nel suo Regno. Inaspettatamente i giorni passarono lieti e i due si conobbero sempre più. Seleia era finalmente serena e Aryon riusciva a trovare in lei quella forza quotidiana a superare qualsiasi cosa. Dentro di sé pensava che tutto ciò non poteva essere una maledizione o un sortilegio, ma solo amore. Insieme si completavano e tutto era più rigoglioso e bello. Aryon, però, era sempre meno concentrato sui suoi doveri di re, e il suo più fidato consigliere glielo fece notare. Aryon s’infuriò con lui, accusandolo di non dire il vero e facendolo arrestare. Anzi, fece un annuncio a tutto il Regno e ai Regni vicini che a breve avrebbe sposato la figlia del Signore dei Luoghi Oscuri, Seleia. La notizia giunse naturalmente anche al padre di Seleia, Re Sargon, che non volle credere alle sue orecchie e si recò, con la sua scorta, nel Regno dei Cieli.
Non chiese nemmeno di essere ricevuto, entrò furente nella Sala del Trono, dove trovò Aryon e sua figlia Seleia. «Tu sei un traditore! Hai fatto una promessa, ricordi?» disse Sargon con gli occhi iniettati di sangue, e continuò: «Avevi detto che se Seleia avrebbe manovrato la tua mente, sarei stato libero di mandarla in esilio in un posto sperduto. Mi sembra che questo sia successo. Non ti ricordi più chi sei e cosa devi fare, non è così? E poi volevo ricordarti che il mese scade oggi!»
Aryon, allora, cadde seduto sul suo trono. Sconvolto, prese la mano di Seleia e le disse: «Seleia, amore mio, ho fatto una promessa a tuo padre, ma non voglio sacrificarti, andrò io in esilio. Tu rimarrai qui, al sicuro!»
E Seleia: «No, voglio seguirti nell’esilio, non lasciarmi qui da sola. È per colpa mia che è successo tutto questo!»
E con la mano sfiorò il viso di Aryon, che le disse: «Non sei sola, il mio calore ti accompagnerà sempre e ovunque»
E Seleia: «E i miei sussurri culleranno il tuo cuore e la tua mente, perché tu non soffra.»
Sargon, indispettito e spazientito, si rivolse alle guardie e ordinò: «Prendetela e andiamo via!»
Aryon gridò alle guardie: «Aspettate!»
E avvicinatosi a Seleia le porse un cofanetto: «Prendi questo. Dentro troverai una rosa rossa dei Roseti di Assalon. Non appassisce mai, è un segno di quello che provo per te, avrei voluto che la mettessi tra i capelli, il giorno delle nostre nozze, ma ti servirà per non dimenticarti mai di me.»
Seleia prese il cofanetto e mentre veniva trascinata via guardava il suo Aryon. In cuor suo temeva di non poterlo più rivedere. Il padre decise di esiliarla sui Monti Estremi, ai confini del mondo. Un antro divenne la sua casa, un feroce drago sorvegliava l’entrata, notte e giorno. Seleia pensava così forte ad Aryon che lui riusciva a sentirla e lui, con i suoi raggi, scrutava il mondo fino a quando la vide rinchiusa nell’antro con il drago – custode. Aryon voleva comunicare con lei, ma doveva farlo senza essere visto. Una notte inviò a Seleia un flebile raggio che, raggiungendola, le fece brillare i capelli. Lei capì che Aryon stava comunicando con lei e a sua volta volle rispondere a quel messaggio. Si ricordò della rosa che il suo amato le aveva donato, la prese e si punse il dito con una delle spine. Lasciò cadere le gocce di sangue sui suoi capelli, che divennero di uno sfolgorante colore rosso. Aryon vide la luce rossa, così brillante e vivida, e si commosse di ciò che provavano l’uno per l’altra. Purtroppo, però, anche il drago se ne accorse, sensibile al colore rosso, subito s’infuriò e lanciò un terrificante fiato di fuoco verso l’antro dove c’era Seleia, bruciandola all’istante. Aryon vide buio e silenzio, un silenzio mortale che non tardò a portare la notizia della morte di Seleia. Aryon cadde nella disperazione, la terra non era più illuminata e cadde in un freddo glaciale. Tutto stava morendo. Vedendo tutto ciò, le antiche custodi della vita e della morte ebbero compassione e decisero di porre Seleia in cielo, di fronte al suo Aryon, così che lui avrebbe potuto vederla sorgere splendente ogni sera, fino a quelle notti in cui lei si sarebbe tinta di rosso,per dichiarare il suo amore ad Aryon, e per un attimo i due, lasciando le sembianze astrali si sarebbero congiunti in un abbraccio, lungo tutta una notte…

Quando la donna finì di parlare, Mara disse: «Una bellissima storia, perché l’amore trova sempre la sua via. Grazie di avermela narrata.»
Mara prese il cellulare per postare qualche momento di quella serata con quella strana donna, ma quando andò a chiederle di fare un autoscatto era già sparita. Sulla panchina era rimasta una rosa e un ciuffo di capelli bianchi.
Mara sorrise, alzò lo sguardo e vide in cielo due figure abbracciate teneramente… in una notte di luna rossa!


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