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Costume e SocietàLetteratura

Tempo di commiati

La tela del ragno


GRF

Di Francesco Cesare Strangio

Il francese rifletté un attimo e si ricordò che indossava una giacchetta leggera e in più portava una piccola borsetta nera.
Come se ci fosse stato un comando venuto dall’alto, i tre si alzarono contemporaneamente e si precipitarono verso l’ascensore.
Arrivati al piano in cui avevano pernottato, come in preda a un raptus, corsero verso la camera di Carmel. La porta era aperta, dentro c’era la donna delle pulizie intenta a svolgere le proprie mansioni. Meng le ordinò di uscire immediatamente. La donna si mosse verso l’uscita della camera e i tre la osservarono attentamente per sincerarsi che non stesse portando via quanto cercavano.
Meng si mosse con rapidità verso l’armadio, lì trovò la giacchetta e la borsetta della ragazza defunta appese alla gruccia. Fecero una rapida perquisizione e trovarono una bustina contenente una dose di cocaina. Ecco svelato il mistero: Carmel non c’entrava nulla, era la ragazza che ne faceva uso e, con molta probabilità era incappata in una dose tagliata male che l’aveva fatta passare dal sonno alla morte. Aquilino si sentì definitivamente liberato. L’architetto scoppiò a piangere: era uscito da un terribile incubo.
Ritornarono nella hall e buttarono la giacchetta e la borsa nel contenitore dell’immondizia. La droga Aquilino la buttò nel water e azionò lo sciacquone.
La sera prima quella povera figlia di madre aveva preso commiato dalla vita nel peggiore dei modi; la sua breve esistenza era stata dedita alla coca.
Quella sera si ritrovarono a sorseggiare un bicchierino di Maotai, un famoso liquore che proviene dal villaggio omonimo nel distretto di Renhuai, provincia del Guizhou, Cina sud-occidentale, con una storia di oltre 2.000 anni. Si racconta che l’imperatore Wudi, della dinastia degli Han occidentali (206 a.C. – 24 d.C.) amasse bere il Maotai. Nel 10º secolo l’aroma del Maotai si diffuse in tutto il mondo. Nel 1915, durante un concorso tenutosi nella città di Panama, conquistò la medaglia d’oro; nel 1985, al concorso internazionale di Parigi, si aggiudicò un’ulteriore medaglia d’oro.
Mentre bevevano, un cameriere dal passo svelto e dal sorriso gioviale portò il telefono a Meng. In linea c’era il colonnello dei servizi segreti che aveva gestito il trasferimento del cadavere verso ignota destinazione, che informò il cinese che la donna era una cocainomane.
Meng, confidò al colonnello che nella borsetta avevano trovato una dose, quindi il francese non c’entrava nulla in quanto era accaduto. Il colonnello lo raccomandò di distruggere tutto, poiché in quei casi è la miglior scelta che si possa fare.
Il giorno dopo, la televisione diramò la notizia che era stata ritrovata una ragazza di ventiquattro anni annegata nel Fiume Azzurro. Su quella tragica vicenda calò per sempre il silenzio, dimostrando ancora una volta che su ogni cosa prevale sempre e comunque l’interesse di Stato.
Per i tre la vacanza era finita, fecero ritorno a Pechino, dove erano attesi dal ministro dell’economia, che li ricevette con gentilezza e il solito sorriso da cinese, che sa più di una presa per i fondelli che di cortesia. Il Ministro adempì quanto previsto dal protocollo, apportando un’infinità di firme, tra cui quella che autorizzava i tre a entrare in Cina senza il preventivo visto dell’Ambasciata. Il giorno dopo, in ricorrenza del sabato, i politici del luogo organizzarono in onore degli ospiti una serata al teatro dell’opera di Pechino. Per l’occasione diedero l’opera lirica di Attila, dramma lirico composto da un prologo e tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera, tratto dalla tragedia Attila, Koning der Hunnem di Zacharias Werner. La prima rappresentazione fu al Teatro La Fenice di Venezia il 17 marzo 1846.
Ai tre furono riservati i primi posti e, come sempre, la compagnia di tre donne d’impareggiabile bellezza.
L’opera finì che erano le ventitré e tutto andò come avevano previsto: tutti a letto nelle suite e ognuno con una donna a fargli da coperta per la notte.
Nella mente di Carmel era ancora vivo il ricordo di quella tragica mattina in cui trovò la ragazza morta nel suo letto.
A conseguenza di quella tragedia, quella notte la passione non bussò alla sua porta, né tanto meno poté dire a quella donna l’origine della sua indisposizione. Come scusante finse di stare male con lo stomaco: recita che lo tenne sveglio fino a quando la donna non prese sonno.
La mattina verso le sei, vuoi per il riposo vuoi per l’effetto dei feromoni liberati dalla donna, si sentì eccitato e in un batter d’occhio il suo organo si trovò al capolinea del santuario della procreazione. Quella impari battaglia durò quel tanto d’appagare l’orgoglio del francese.
Verso la decima ora del mattino, i tre si ritrovarono nella hall e Carmel scoprì che ad Aquilino e Meng le cose non erano andate come previsto. A malincuore i due ammisero che erano stati sopraffatti dal sonno per tutta la notte e con le donne erano andati in bianco.
Aquilino si ricordò di un vecchio rimedio che al suo paese era spesso menzionato dalle persone anziane.

Continua…

Foto: cagliaripad.it


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