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Costume e SocietàLetteratura

La proposta

Наталина - Solo due mesi d’amore


GRF

Di Bruno Siciliano

⚠️ ATTENZIONE!
Scorri in fondo all’articolo per ascoltare questo capitolo del romanzo letto dalla viva voce di Bruno Siciliano!

Com’era diventata strana e vuota la mia casa.
Gli strilli di Lara l’arricchivano piacevolmente. Lei aveva ormai deciso per tutti quando era ora di dormire e quando di stare svegli ma i suoi orari non coincidevano con i miei, che in ufficio spesso cadevo dal sonno e ogni tanto la Parretta mi svegliava mentre, sdraiato sulla mia scrivania, cercavo di beneficiare di un supplemento di sonno nelle ore di lavoro.
«Ma che fai la notte, invece di dormire?» Mi diceva spesso l’integerrima e caustica segretaria che mi immaginava trascorrere le mie notti in chissà quali piccanti e peccaminose alcove.
Brook aveva trovato la sua casa a casa mia. Io le ero riconoscente per quanto aveva fatto per Natalina e non sapevo come convincerla a levare le tende.
Monica era ormai sulla via della guarigione e la gamba le faceva male solo episodicamente. La paura di essere uccisa però non l’aveva ancora abbandonata e si aggirava per casa come una belva in gabbia.
Poi, un giorno, fu lei a dirmi «Ho deciso. Vado via». La notizia mi colpì come una frustata, pur sapendo che prima o poi questa cosa sarebbe avvenuta. Non era tipo da rimanere prigioniera, sia pure di una prigione dorata come per lei era diventata casa mia.
«Dove andrai?» chiesi trepidante.
«Via, lontano. Mi ha contattato un mio amico da Cuba. Ho qualche soldo da parte e credo che settimana prossima lo raggiungerò. Poi si vedrà.»
Io l’abbracciai e le dissi «Non sparire, però, restiamo in contatto, sei stata importante per me.»
Anche lei mi strinse tra braccia fino a quando, mossi da una tacita intesa, versai del rum in due bicchieri larghi, aggiunsi dei cubetti di ghiaccio e ci sedemmo a sorseggiare in silenzio il liquido ambrato. Lei accese un’altra sigaretta guardandomi come per chiedere scusa per quanto mi aveva appena detto.
Guardai lontano, verso il porto e il mare infinito, incontrai con gli occhi la Madonnina da cui, offeso, distolsi subito lo sguardo.
Avevo promesso a Natalina di prendermi cura di Lara.
Come avrei fatto, da solo?
Avrei potuto rivolgermi ai miei genitori, ai cugini, o a qualche parente, ma l’idea la scartai subito. Sarei dovuto sottostare a interminabili interrogatori subito seguiti da acerrimi e saccenti rimproveri  e la cosa avrebbe acquistato un peso per me insopportabile. Mi sembrava già di sentirli:
«Sei sempre il solito! Ti sei messo di nuovo nei guai!»
«Fai le tue porcate poi ci vieni a chiedere aiuto!»
«Sei un delinquente!»
Tra i più benevoli che mi erano venuti in mente e, poi, come avrebbero trattato la mia Lara?
Come la figlia della colpa, marchiandola come tale per tutta la vita.
Allora? Ero completamente disorientato.
L’avrei dovuta comunque denunciare all’anagrafe del comune.
Avrei potuto dire di averla trovata per strada ma sicuramente sarebbe stata affidata a qualche servizio sociale e non l’avrei mai più rivista, poi sarebbe stata affidata a chissà chi e sarebbe stato come abbandonarla e certamente non era questo il modo per soddisfare l’ultimo desiderio della mia Natalina.
«La bambina vuole mangiare. Vi siete dimenticati tutti? Le ho preparato il biberon come ho visto fare a voi.»
Brook mi aveva distolto dai miei pensieri per riportarmi alla realtà.
Sporca, rozza, beona, costantemente affamata eppure così materna. Quando sollevai lo sguardo su di lei aveva Lara in braccio come fosse la cosa più preziosa della terra.
Ciondolavo, quel mattino di domenica, tra lo studio e la cucina, quando l’occhio mi cadde sulla versione digitale del mio giornale. Era stato pubblicato l’articolo sulla morte di Natalina. Una cosa orribile che solo Jacopo, il collega che si interessava delle notizie di nera, avrebbe potuto scrivere.
Quasi provvidenzialmente era finalmente stata trovata la seconda autrice della rapina alla banca agricola di due mesi prima. La rapinatrice era stata finalmente identificata, tale Natalina Zhovna,  conosciuta alle forze dell’ordine per tutta una sequela di reati che andavano dal borseggio alla rapina. Adesso, però, la pericolosa delinquente era stata tolta di mezzo, probabilmente in un regolamento di conti tra delinquenti. L’articolo era infiorato di particolari inesistenti per renderne appetibile la lettura alla maggioranza dei lettori. L’articolista si era soffermato perfino sull’abbigliamento della Zhovna definendolo volgare e sul trucco della ragazza giudicato dozzinale e provocante, a riprova che l’ucraina fosse dedita anche alla prostituzione. Un cumulo di sciocchezze inerenti a reati che Natalina aveva presumibilmente commesso e quindi un plauso alle forze dell’ordine che si erano spese nell’arresto della delinquente che era poi fortunosamente deceduta. Odiai visceralmente Jacopo con tutto me stesso, perché era come se avesse appena ucciso per la seconda volta la mia Natalina.
Mi versai un altro bicchiere di rum, stavolta senza ghiaccio, e ancora una volta guardai fuori dalla finestra lontano, verso il porto, e piansi.
La casa era immersa in un silenzio irreale, un silenzio di morte e io mi sentii impotente, piccolo e solo.
Passarono forse tre minuti o forse un’ora quando qualcuno mi toccò lievemente sulla spalla.
«Giovanotto perché piangi? Ho fatto qualcosa che ti ha fatto soffrire?»
Era Brook, con Lara ancora in braccio.
La piccola si succhiava una manina mentre con gli occhietti socchiusi si stava addormentando tra le braccia della zingara.
«Brook, metti la piccola nella carrozzina, ho una proposta da farti.»
«Non mi cacciare via, ti prego, non so dove andare!»

Continua…

Foto freeimageslive.co.uk

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Gedac

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