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Costume e SocietàLetteratura

Košice

La tela del ragno


GRF

Di Francesco Cesare Strangio

Il faccendiere era un Istriano, abitava quasi in riva al mare in un vecchio palazzo veneziano, tant’è che, a sostegno della sua tesi, citò il vecchio detto: «Chi dorme non piglia pesci». Effettivamente aveva ragione. Si trovarono subito nei ragionamenti, tanto che l’istriano gli garantì che avrebbe trovato tutto quello che voleva: trattandosi di un’attività industriale, l’ideale sarebbe stato localizzare un sito vicino alle principali vie di comunicazione. Effettivamente, quello che volevano fare i due italiani richiedeva una tale posizione che permettesse la facile circolazione della merce, sempre che non si limitassero al solo mercato locale: ipotesi che nel programma dei due non era contemplata.
Dopo un paio di giorni l’istriano, da lungo tempo residente in Slovacchia, chiamò Aquilino per informarlo che aveva individuato una serie di capannoni che lo Stato sarebbe stato disposto a dargli in comodato d’uso a condizioni che la nascente società avesse sede in Slovacchia e assumesse manodopera locale, per un numero non minore di cinquanta unità.
A quelle condizioni, oltre il comodato d’uso della struttura, il governo gli garantiva lo sconto del 60% sulla fornitura dell’energia elettrica. Nell’insieme erano condizioni molto vantaggiose, che alla società avrebbero garantito lauti guadagni. Dalle notizie fornite dal faccendiere istriano, Aquilino dovette ritoccare al rialzo il piano d’impresa fatto da Serafino. D’altronde, Serafino l’aveva sempre detto che i conteggi erano tendenzialmente sviluppati al ribasso. Era iniziato il conto alla rovescia: non aveva più senso aspettare passivamente l’evolversi degli eventi. Nella vita bisogna fare delle scelte precise, senza esitare, poiché l’indecisione non fa parte del carattere dei condottieri; loro erano nati per essere primi attori sul teatro della vita e non amavano volare radenti al suolo. Il progetto era entrato a far parte della logica dello sviluppo a ritmo forzato, la stessa moglie di Aquilino lo vedeva di buon occhio. Il fatto stesso che Serafino fosse andato da loro in coincidenza dell’anniversario del matrimonio portò la signora a vederlo come un segno di buon auspicio. Aquilino sapeva della Slovacchia perché in quel Paese la sua società aveva iniziato a commercializzare i prodotti realizzati in Italia.
Košice, oltre a essere una città di circa 350.000 abitanti, vicina alla Repubblica Ceca, all’Ungheria, all’Austria, alla Germania, alla Polonia e all’Ucraina, era il crocevia di tutti i servizi segreti del mondo, tanto che, quando i due italiani arrivarono in città, furono avvicinati dai servizi segreti italiani che li avvisarono di stare molto attenti ai loro movimenti. I due vollero sapere quali erano i rischi reali in cui avrebbero potuto imbattersi. La risposta fu secca e immediata: «A Košice si commercia di tutto, dalle armi leggere al plutonio». L’avvertimento fu chiaro come la luce del sole a mezzogiorno in un giorno di cielo sereno. In ogni caso era un argomento che a loro non riguardava per niente. Erano lì per lavorare onestamente, scevri da qualunque volontà di sconfinare nell’illecito.
La posizione geografica di Košice li avvantaggiava, poiché permetteva loro di servire la grande distribuzione di tutte le Nazioni limitrofe. Bastava mettersi d’accordo con i dirigenti per la quota da passare sottobanco e il gioco era fatto; all’incirca come si è sempre fatto nella gloriosa Repubblica Italiana, dove il numero dei parassiti non ha uguali al mondo. Raramente capita ai mansueti cittadini di destarsi dal perenne torpore e quando ciò accade, immediatamente vengono rammentati i terribili rischi che incombono sui residenti della Repubblica: terrorismo, mafia, pandemie, meteoriti e chi più ne ha, più ne metta. Sono una sequenza di semplici paroline che fanno rientrare i polli nel rassicurante pollaio della mansuetudine e della sottomissione. Nel caso in cui si vengano a creare sacche di resistenza, mettendo in discussione la loro divina giustizia, intervengono con la strategia della tensione, che culmina con una serie di attentati dinamitardi. Certe cose non fanno altro che riportare alla mente il famigerato Dottor Purgone, che esercitava la professione medica non rassicurando il paziente, ma terrorizzandolo. L’incapacità o il menefreghismo del popolo hanno creato l’humus per la proliferazione di una stirpe di parassiti che non vanno per il sottile.
L’acuta capacità di analizzare la realtà ha sempre spinto l’imprenditore a cercare fortuna oltre il confine dell’Italia, poiché in patria si sentiva spiato, braccato e in una tale condizione psicologica percepiva la perdita della sovranità sui propri pensieri.
Aquilino era immerso mentalmente nel risolvere le varie problematiche quando fu destato dallo squillo del telefono. Era Serafino che si faceva sentire per sapere come andava il lavoro. Lo tranquillizzò dandogli conferma che tutto stava procedendo secondo il programma.
Dato che tutto andava per il giusto verso, disse a Serafino di disimpegnarsi da eventuali impegni e di prendere il primo aereo per la Slovacchia poiché la sua presenza era divenuta indispensabile.

Continua…

Foto: interrail.eu


Gedac

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