ADVST
Attualità

Emilio Colombo: lo statista lucano che aveva radici calabresi


Edil Merici

Di Vincenzo Speziali

C’è poco da dire e ancor meno lo sanno, ma pure Emilio Colombo (lo statista presuntamente lucano) in realtà è un po’ calabrese, precisamente di Reggio Calabria. Il presidente, da non confondersi con l’odierno Roberto Occhiuto (che però ha un qualcosa che mi ricorda il protagonista di oggi, ma non so cosa… poi fate voi, interpretando variabilmente) aveva le sue solide radici in riva allo Stretto.
Tal punto, a onor del vero, lo ribadiva spesso, quasi fosse un vezzo, in luogo al fatto di troncare le discussioni quando qualcuno incedeva ed eccedeva, nella logorrea, irritandolo, così facendo, ovvero sproloquiando oltremodo e più del consentito. La frase tipica, in questi frangenti era unica e sola: «Troppe parole. Mio padre era reggino e non si dilungava molto». Difatti, in Basilicata si dovette trasferire Angelo, ovvero il genitore, lasciando, a sua volta, molti parenti nella città del “più bel chilometro d’Italia” (per dirla alla Gabriele D’Annunzio e non alla Francesco Cannizzaro) però il presidente (così veniva appellato dal 1970, essendo stato in quell’anno nominato capo del governo o premier, come si dice, impropriamente, oggi), da quando nacque l’11 aprile del 1920, fu potentino per tutti, e intendo ciò a causa dello strillo che emesse, immediatamente dopo il parto.
Fu lui, a raccontarmelo, durante un viaggio a Madrid (nel novembre del 1995 e in occasione di un congresso del Partito Popolare Europeo) quando mi riprese bonariamente, a mo’ di scherzo, così come faceva spesso, nelle pause ufficiali dei lavori o degli incontri politici, dicendomi che parlavo ad alta voce, assieme a Marilina Intrieri.
Io (che non perdo mai lo spunto per una battuta) gli feci di rimando: «Forse hai ragione, ma tu parli sempre soffuso come un vescovo». Lui, il quale da par suo non era da meno per ironia, rispose di getto e, con il proprio notorio autocompiacimento, mi rifilò: «Guaglioncì, guarda che le funzioni di vescovo, seppur laicamente, le ho esercitare nella Democrazia Cristiana e in politica…». Non gli diedi il tempo di terminare perché, forte di un rapporto personale derivatomi dal padre di mia madre, gli feci, al fulmicotone, la mia chiosa: «Hai ragione, tu facevi il vescovo e Giulio [Andreotti] il cardinale!»
Dario Antoniozzi, che era con lui, si mise a ridere, a ridere di gusto e crepapelle. Però anche Emilio apprezzò la battuta e mi apostrofò con l’epiteto forlandrotti, ovvero la crasi tra Forlani e Andreotti, perché entrambi avevano uno stile battutaro, sebbene quello del Divo fosse più conosciuto. Certo, Emilio aveva un grande affetto per mio nonno materno (infatti me lo confessò, quando lo conobbi, nel settembre del 1986, durante la cerimonia del Premio Mezzogiorno, che, in quell’occasione, fu dato al mio omonimo e compianto zio paterno, ovvero Vincenzo Speziali senior) tanto che Colombo si trovò più volte a essere ospite della famiglia di mia madre, a Siderno, sia come amico personale sia nelle vesti di sottosegretario all’Agricoltura, mentre ricoprì il suo primo incarico di Governo.
l ministro con quella delega, all’epoca, era il mitico Antonio Segni, altro caro amico e collega del mio nonno parlamentare oltreché democristiano e, sempre Segni, non certo il broccolo di Mariotto (quest’ultimo lo etichetto alla stregua dell’ortaggio, non perché parliamo di agricoltura) successivamente fu il vero leader della corrente Dorotea (quella in cui militò pure Colombo, per intenderci) e infatti, poi, divenne ministro degli Esteri, presidente del Consiglio e Capo dello Stato. Emilio, invece, iniziò la carriera governativa nel 1950, a seguito dell’elezione all’Assemblea Costituente, per essere rieletto alla Camera, ininterrottamente, ben undici volte, ovvero fino al 1992 (fatale, famigerato, cruento e ingiusto).
Dal febbraio del 2003 rientra in un’assemblea parlamentare, cioè quella di Palazzo Madama, in luogo alla nomina di senatore a vita, senza contare le legislature europee (dove ricoprì dal 1977, il ruolo di presidente del Parlamento di Strasburgo quando i deputati erano scelti tra i loro colleghi della Camera e del Senato), e le due elezioni dirette, che ebbe come parlamentare continentale, quando si votò a suffragio universale nel 1979, cioè la prima (per l’appunto!) e poi la terza, ovvero dal 1989 al 1992, anno in cui si dimise per incompatibilità del cumulo cariche.

Originariamente pubblicato su calabria7.it


GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button