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Attualità

Il sisma di Siria e Turchia imponga una riflessione sulle condizioni del nostro territorio


Edil Merici

Da Primavera della Calabria

Il recente terremoto che ha colpito Siria e Turchia colpisce tutti noi per il numero delle vittime e la devastazione di territori già gravemente colpiti dalla guerra. È una catastrofe che si aggiunge a un’altra catastrofe, quella della guerra, che da troppo tempo vivono quei popoli. Le immagini che ci giungono dai media mostrano paesaggi devastati e famiglie distrutte. Un dolore insopportabile, che si aggiunge all’amara considerazione che neppure una tragedia di tali proporzioni riesce a far fermare la guerra e la cecità di certi governi. Alle popolazioni colpite, alle famiglie delle vittime, agli sfollati di ieri e di oggi va tutta la nostra umana vicinanza e solidarietà, che deve concretizzarsi in azioni concrete da parte dei nostri governi, delle organizzazioni internazionali e di quanti possono dare il loro contributo. Pur tuttavia, quanto è accaduto impone una riflessione non solo sul presente, ma anche, e soprattutto, sul futuro, perché troppe sono le similitudini e il rischio che accomunano i nostri territori, e in particolare, la Calabria, alla Siria e alla Turchia. La nostra regione, come gran parte dell’Italia, è ad altissimo rischio sismico e troppe volte, in passato, questo rischio si è trasformato in eventi catastrofici, con un numero enorme di morti e feriti. Lo scorso 7 febbraio si è rinnovato l’anniversario scolpito a fuoco nella memoria rinnovata da costumi e documenti che ricordano il cataclisma del 1783, allorquando la Calabria Citra, e ancor di più quella Ultra, vennero scosse da violenti terremoti. Nel testo di Johann Heinrich Bartels Lettere sulla Calabria del 1786 si trova documentata tutta questa enorme, immane tragedia. Per non parlare dei terremoti che si sono susseguiti anche più recentemente.
Allora poco si sapeva e si poteva fare in termini di prevenzione. Oggi no. Soprattutto se pensiamo a come investire i soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le molte risorse messe a disposizione dall’Europa.
La situazione odierna, per caratteristiche abitative, non solo degli edifici privati, ma anche di scuole, ospedali, ponti, strade e infrastrutture è a dir poco allarmante, per non dire disastrosa, soprattutto al Sud. Ci chiediamo se e come si stiano attivando a livello nazionale e, in particolare, nella Regione Calabria per predisporre un serio piano di prevenzione e mettere in sicurezza il territorio. Nella nostra regione, dove non c’è un assessore all’Urbanistica, per aver il presidente Roberto Occhiuto avocato a sé la delega, il rischio politico di unisce a quello geologico. E questo non ce lo possiamo permettere. La Calabria ha schivato per un soffio la tragedia con la pandemia, non possiamo permetterci di accettarne neppure la probabilità, visto che da tempo i geologi e gli esperti di geofisica ventilano la possibilità nel sud un terremoto ad alta magnitudo. Ieri è accaduto ai popoli turco e siriano. Non bisogna essere delle Cassandre per capire che quanto accorso a loro possa accadere anche a noi, dove il patrimonio edilizio è spesso figlio di quanto costruito (male) negli anni del boom del cemento. È indifferibile un censimento del patrimonio edilizio fatiscente e la predisposizione di un piano per la messa in sicurezza degli edifici/opere pericolose e la demolizione di quelli fatiscenti, oltre a una più generale azione di messa in sicurezza del territorio, che deve impegnare fin da subito i nostri amministratori. Messa in sicurezza di scuole, ospedali, uffici pubblici e abitazioni devono essere una priorità assoluta dell’azione di governo nazionale e regionale. Su questo vigileremo e non ci stancheremo di sensibilizzare l’opinione pubblica e mettere in mora le istituzioni.

Foto: today.it


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