Di Andrea Morabito
Tutta quella marea di individui, concentrati in un unico posto, non si potevano lasciare per molto tempo inattivi, né gli africesi lo desideravano; infatti più e più volte chiesero di poter lavorare per affrancarsi dalla condizione di assistiti, per non essere di peso ulteriormente sullo Stato. Circa un anno dopo lo sfollamento, quando ormai il flusso verso i centri di raccolta era quasi finito, si incominciò a pensare, in Prefettura e al Ministero dell’Interno, che le spese per il mantenimento di tutta quella gente era un salasso, e bisognava trovare il modo di ridurle il più possibile. Il primo metodo lo abbiamo descritto, il secondo fu quello di avviare al lavoro i capi famiglia per sospendere l’assistenza agli stessi per tutto il periodo di occupazione.
Il Corpo Forestale dello Stato e la Ditta Latella furono le prime realtà a occupare la manodopera africese e casalnovita e si presupponeva che, per il periodo di occupazione, l’assistenza venisse sospesa al solo capo famiglia. Il Direttore Mannino precisa in una nota che la sospensione, in attesa di ulteriori disposizioni del suo Ufficio, non riguardava gli altri componenti della famiglia qualora questi risultassero disoccupati.
Lo stesso problema di non lasciare a poltrire un’intera comunità e nello stesso tempo di evitare il proseguimento all’infinito dell’assistenza, si presentò anche quando si incominciarono a trasferire le prime famiglie al nuovo centro di contrada Maglie di Bianco. Successivamente all’inaugurazione del nuovo abitato, nell’aprile 1953, si accelerò il trasferimento delle famiglie e tra il 24 e il 29 giugno furono trasferite 106 di esse. Il Capo della Post Bellica Mannino si attivo a chiedere alla Ditta Latella di provvedere ad assumere i 106 capi famiglia, come da accordi presi in Prefettura, facendo presente che la totalità delle persone da occupare erano manovali; evidentemente la Ditta aveva una sorta di appalto speciale con la prefettura.
A turni si avviarono a lavorare, presso il cantiere di rimboschimento a Casalnuovo, man mano che arrivavano al nuovo centro. I continui arrivi che ingrossarono la massa di disoccupati sempre più, indusse il Commissario Lo Iacono di chiedere alla Prefettura di intervenire presso il Ministero del Lavoro per far aprire nuovi cantieri per poter occupare tutti.
Foto: carabinieri.it