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Costume e Società

Antiziganismo: ecco perché i rom sono considerati più pericolosi della ‘ndrangheta

Di Giacomo Marino – Un Mondo Di Mondi

In occasione della giornata internazionale contro il razzismo del 21 marzo (proclamata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite con la Risoluzione nº 2.142 del 1996, XXI) riteniamo necessario denunciare che il razzismo verso i rom, denominato antiziganismo, è ancora oggi, nel nostro territorio, un sistema politico/sociale molto diffuso di emarginazione strutturale dei rom, che avvelena però l’intera comunità.
Per comprendere bene il ruolo dell’antiziganismo, che costituisce oggi una delle forme più radicate di razzismo, è necessario definire cosa sia veramente il razzismo, perché di questa ideologia politica non c’è vera conoscenza, nonostante la sua applicazione molto diffusa.
La teoria modernista spiega bene che il razzismo è un’ideologia dell’età moderna occidentale. Questa ha portato gradualmente in Europa e negli Stati Uniti allo sviluppo dell’idea rivoluzionaria di uguaglianza universale e, attraverso questa idea, la borghesia è riuscita ad affermarsi con grande successo sconfiggendo l’antico regime caratterizzato da una gerarchia aristocratica fondata su privilegi e poteri ricevuti per nascita. Ma per affermare e mantenere intatto il potere conquistato, la borghesia ha applicato l’idea dell’uguaglianza universale a se stessa e alla classe aristocratica e non alle classi sociali più povere. Di fronte a questa grave contraddizione la borghesia ha avuto bisogno di trovare una solida giustificazione per il mancato rispetto dei principi di uguaglianza universale. La giustificazione venne trovata sviluppando, dal 1400 fino ai giorni nostri, il razzismo moderno come ideologia politico/sociale che, disumanizzando, inferiorizzando e criminalizzando in modo artefatto gli schiavi, le classi subalterne, e tra queste in modo particolare i rom, ha sostenuto e sostiene che i principi dell’uguaglianza universale possono essere applicati solo agli umani e non a coloro che sono dei subumani. (Alberto Burgio, Il “paradosso storico” del razzismo illuminista, in L’invenzione delle razze, Studi sul razzismo ed il revisionismo storico, edito da Manifesto libri nel 1998).
Con questo presupposto i subumani prodotti dal razzismo diventano il nemico interno della società. Nel territorio reggino, che è un luogo con una forte presenza storica della ‘ndrangheta, che condiziona drammaticamente lo sviluppo di questa terra, il nemico numero uno non è la criminalità organizzata ma i rom. Difatti, il razzismo ha costruito il nemico interno nei rom. Questa costruzione è, purtroppo, ampiamente condivisa dalle istituzioni pubbliche e private e dalla gran parte dell’opinione pubblica. La capacità che ha il razzismo di costruire il nemico interno nel rom e nel migrante e non nelle mafie viene spiegato molto bene dal filosofo Burgio nel capitolo Costruzione del nemico interno pubblicato nel libro Nonostante Auschwitz. Il “ritorno” del razzismo in Europa, DeriveApprodi 2010. Burgio sostiene che il razzismo riesce a sviluppare una tale costruzione del rom enfatizzando diversità e devianza al punto da suscitare verso di lui più paura e preoccupazione di quanto non si provi per la mafia, tanto che la mafia, paradossalmente, viene vista più vicina alla normalità del rom. Difatti, i rom sono considerati come la causa principale dei problemi sociali esistenti nei ghetti di Arghillà e di Ciambra e negli altri quartieri di case polari. Sono considerati, perfino, la causa dei problemi esistenti nelle scuole che frequentano i loro figli. I minori rom vengono considerati inferiori rispetto agli altri minori, nel silenzio, praticamente assoluto, di tutti gli Enti e Autorità che dovrebbero difendere i loro diritti sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Difatti i minori rom sono indicati dalle scuole come alunni con Bisogni Educativi Speciali in quanto rom e non perché questi bisogni siano stati preventivamente verificati. Per i casi di handicap tra i minori rom l’inferiorizzazione è talmente efficace che quasi il 40% ha una certificazione di ritardo mentale lieve, ma la gran parte di loro non ha alcun ritardo. Questa costruzione del nemico interno, come ci spiega Burgio sempre nel libro Nonostante Auschwitz, ha due principali funzioni sociali. La prima è distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi sociali e dai veri responsabili che li hanno determinati. La seconda è generare una sorta di coesione sociale contro il nemico comune. Un esempio emblematico di distrazione dell’opinione pubblica è quello operato per il ghetto di Arghillà: tutti i problemi del ghetto vengono addebitati ai rom come nemico interno e, in questo modo, si nascondono efficacemente sia il vero problema, che è il ghetto, sia i responsabili della realizzazione e del mantenimento dello stesso quali il Comune di Reggio Calabria e l’Azienda Territoriale di Edilizia Residenziale Pubblica della Calabria. Le operazioni di inferiorizzazione ed emarginazione dei rom, chiaramente, non servono solo a distrarre dai veri problemi, ma producono anche dei vantaggi per la parte che opera l’antiziganismo. Per fare qualche esempio l’altissimo numero di alunni rom portatori di handicap costituisce un importante vantaggio per le scuole, perché consente di avere un elevato numero di insegnanti di sostegno, un ridotto impegno didattico e ottime prospettive per ricevere dei finanziamenti; è un vantaggio anche per l’Azienda Sanitaria Provinciale che certifica il ritardo mentale lieve, perché questa ha più utenti. Questi vantaggi vengono ottenuti facendo pagare un alto prezzo agli alunni rom, negando loro l’adeguato livello di apprendimento di cui avrebbero diritto.
Ma bisogna anche dire che il meccanismo del nemico interno, che ha un effetto coesivo sulla parte che opera il razzismo e che funziona bene per emarginare i rom, in realtà, come ci spiega Burgio, non è senza conseguenze negative anche sulla parte della società che opera il razzismo, in quanto questa viene avvelenata lentamente:

Inocula nel corpo sociale un veleno che tende a sua volta a distruggerlo. Innanzitutto semina razzismo… La creazione del nemico interno non coinvolge soltanto la figura sociale la cui criminalizzazione ha inaugurato il processo, bensì virtualmente l’intero corpo sociale, a cominciare dalle componenti subalterne e marginali. Il diritto penale può essere agevolmente trasformato in una macchina da guerra contro tutti i (potenziali) nemici interni.

Foto: comune-info.net


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