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Politica

“Dal PNRR al Superbonus, ecco come le opportunità si trasformano in rischi per la Calabria”

Il senatore Nicola Irto ha risposto ad alcuni quesiti relativi ai punti cardine sulla attuale situazione economica e sociale del territorio italiano, soprattutto della Regione Calabria, e sullo stato di impiego di investimenti e riforme previste dal Governo Meloni.
Qualche settimana fa
alcuni studenti del Liceo Mazzini di Locri sono stati premiati a Palazzo Madama perché sono risultati tra i 14 vincitori del concorso Senato e Ambiente, promosso dal Senato e dal Ministero dell’Istruzione. In che cosa si sono distinti? Siamo sulla strada giusta nei confronti della sensibilizzazione dei giovani sulla tutela territoriale e ambientale?
Premiare il Liceo Mazzini di Locri è stata una bella esperienza. Gli studenti sono stati bravissimi a produrre un progetto che ha consentito loro di vincere e di visitare il Senato, ciò gli ha permesso di ricevere un riconoscimento da parte della Camera Alta del nostro Paese, grazie a un progetto fortemente territoriale, in cui si raccontava la Locride e la capacità di tutelare l’ambiente e di pensarlo libero dai rifiuti e da contaminazioni. Ho visto questi studenti coinvolti in un progetto molto forte, con una grande consapevolezza sul tema. Per creare le condizioni dello sviluppo di quest’area non si può fare finta che non ci sia un’idea di tutela e di capacità delle nuove generazioni di interpretare, in maniera forte, le misure che possano limitare l’impatto ambientale sul territorio.
Proprio riguardo al processo di sostenibilità ambientale e salvaguardia del territorio, su base nazionale e regionale, in quale fase si trova, adesso, la transizione energetica?
In questo momento, soprattutto al sud e in Calabria, siamo ancora molto indietro sulla transizione energetica. Purtroppo le amministrazioni comunali non riescono a incidere e serve un progetto complessivo da parte della Regione Calabria su diverse questioni. La transizione ecologica che ci chiede l’Europa e che ci chiede soprattutto il Pianeta è ancora lontana dalla sua attuazione e speriamo che, con le nuove misure, soprattutto con quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si riesca a fare dei passi in avanti per il nostro Paese.
In merito al crollo del costone avvenuto a Tropea il 7 aprile, quali misure s’intendono prendere per fronteggiare questa situazione, pensando anche, in generale, al problema del dissesto idrogeologico in Calabria?
La regione non è ancora riuscita ad attuare un progetto complessivo di tutela del territorio sul dissesto idrogeologico. Sono fermamente convinto che serva un piano straordinario che riesca a metterlo in sicurezza. Le norme non mancano. Io stesso avevo ideato una norma sui cosiddetti contratti di fiume, che è rimasta inattuata. Possono essere messe in campo ancora molte altre misure ma serve un grande impegno per capire che la tutela del nostro territorio è un punto centrale, in quanto la sua salute dipende dalle condizioni in cui si trovano il mare, la montagna, considerando la sua topografia complessa. A Tropea è stato un dramma il crollo del costone, ma ci sono tantissimi altri dissesti e micro dissesti che avvengono tutti i giorni, si ripercuotono sul piano dell’ambiente e ricadono anche sul piano paesaggistico della nostra regione.
Cosa pensa della votazione espressa dalla Città Metropolitana nei confronti dell’autonomia differenziata?
La Città Metropolitana ha fatto assolutamente bene a votare contro l’autonomia differenziata. Come Partito Democratico avevamo già fatto, in Consiglio regionale, durante la scorsa legislatura, una proposta votata all’unanimità, un’iniziativa regionale e altre ne faremo nei prossimi giorni sul territorio. Su questo sono fermamente convinto che un’opinione larga e diffusa serva ai cittadini per spiegare che l’Autonomia differenziata uccide il Mezzogiorno, uccide la Calabria, divide l’Italia e aumenta le distanze tra nord e sud.
Ci sono passaggi della stessa autonomia differenziata che rischiano di non essere mai attuati proprio a causa del divario sia economico sia sociale tra le diverse regioni d’Italia?
Assolutamente si. Ci sarà un’ulteriore distanza a causa dell’impossibilità di attuarli da parte di alcune regioni, penso alla sanità, all’istruzione, alle materie ambientali o, più in generale, alle politiche sociali e del lavoro. Ci troveremo di fronte all’incapacità di mettere in campo un’iniziativa che unisca il Paese. Questo è un percorso che divide, aumenta le distanze, diversifica ancora di più le questioni sanitarie, le questioni di occasione e opportunità soprattutto per le nuove generazioni. Sembra, invece, che, continuando su questa strada, si vada verso la direzione del progetto antico della Lega Nord.
Ha citato prima il PNRR: prima o poi dovrà arrivare il momento dell’impiego dei fondi. Non si rischia di perderli? Chi dovrà utilizzarli?
Bisogna partire dalle capacità delle strutture organizzative e delle amministrazioni di poter progettare, spendere e rendicontare. Tutta la parte e l’impalcatura burocratica è attualmente carente. Il rischio della perdita dei fondi è legato a questo, al di là della volontà dei singoli amministratori.
I comuni in dissesto e in predissesto in Calabria sono circa il 60%, come si faranno, in queste condizioni, a utilizzare correttamente i fondi del PNRR?
Attualmente questo rappresenta un grande problema. Infatti, solo pochi giorni fa, sono intervenuto al Senato proprio sul tema, chiedendo al Governo di mettere in campo delle misure che non sono state prese in considerazione, proprio per i comuni in dissesto e in predissesto, perché rischieranno di non poter assumere o di non poter fare contratti. Dato che la percentuale risulta altissima in tutto il Mezzogiorno, si comprende che tutti questi comuni non saranno messi nelle condizioni e nelle capacità di poter spendere e procedere come gli altri.
Proprio un suo emendamento, approvato pochi giorni fa, permetterà di stabilizzare gli enti locali e i comuni. Come ci si muoverà con i comuni in dissesto? Cosa si può fare per risolvere questo problema?
Doveva essere il Governo a mettere in campo un’iniziativa emendativa per poter consentire ai comuni di superare questo vincolo perché, altrimenti, rischieremo di ritrovarci con dei comuni che non potranno assumere, nonostante io abbia concepito e firmato tale norma proprio per questo. Intanto, noi, in qualità di PD, siamo riusciti a portarla a casa ed è un risultato comunque importante, ma è necessario completare l’opera, dando la possibilità a tutti i comuni, anche a quelli con problemi di bilancio, di poter essere messi nelle stesse condizioni degli altri. Purtroppo è già tardi, perché il Decreto ormai è stato approvato in Senato e alla Camera difficilmente sarà modificato.
E il Presidente Roberto Occhiuto come si pone in relazione all’utilizzo di questi fondi?
Non può non essere favorevole. Il problema è che la Calabria, attualmente, non sta facendo nulla per spiegare quali siano le opere che hanno richiesto il finanziamento. Non c’è una struttura che al momento sta lavorando in maniera forte e concreta per spendere le risorse e portare a termine i progetti. Vedo una regione Calabria ancora una volta ferma. L’incapacità a spendere queste risorse porterà la Calabria e tutto il Mezzogiorno a non progredire, non riuscendo a investire sul piano delle infrastrutture, sul piano delle imprese e dell’occupazione. Rischiamo di perdere anche quest’occasione.
È vero che i piccoli Atenei stanno anticipando i fondi del PNRR?
È un problema che ho posto qualche giorno fa in Senato. Le Università gestiscono la misura numero 4 del PNRR, incentrata sull’aspetto tecnologico, sull’innovazione e la ricerca e, poiché il ministero distribuisce le risorse a blocchi, se per le Università più grandi risulta essere un micro problema, quelle più piccole si trovano ad avere più difficoltà ad anticipare i costi di gestione dei servizi, dei ricercatori e delle attrezzature attendendo di essere rimborsate. Tutto ciò conduce a un’incapacità di spendere le risorse, ed è inaccettabile, perché gli Atenei sono centri di ricerca che andrebbero tutelati e aiutati ad avere più slancio e velocità.
A che punto si trova il Governo con l’attuazione del Superbonus?
Il Governo ha bloccato il Superbonus, inspiegabilmente, senza dare respiro alle imprese. Ci troviamo davanti a un settore che, da un giorno all’altro si è trovato totalmente fermo. Il Governo avrebbe dovuto modificare il Superbonus, che poteva essere utilizzato ad esempio per rendere efficienti gli edifici dal punto di vista energetico. L’Europa ci chiede tutti gli edifici a norma, sul piano energetico, entro una certa data e, piuttosto che far ricadere i costi sui cittadini, si sarebbe dovuto intervenire sulla misura, modificandola e migliorandola per poter andare incontro sia alle famiglie sia ai tecnici e alle imprese, sul piano lavorativo ed economico.


GRF

Raffaella Centaro

Nata a Bianco, paese del “Bello del mare” e cresciuta tra il profumo inebriante dei gelsomini e del bergamotto. Attenta osservatrice, introspettiva e particolarmente curiosa per tutto ciò che la circonda. Appassionata di storia, arte, libri e viaggi. A tre anni leggeva il quotidiano sul divano, a casa dei nonni. Ama la cultura antica, in particolar modo la letteratura greca e latina e le lingue straniere, interesse nato al Liceo Classico e proseguito con gli studi letterari, filologici e linguistici. È Incline allo sport e ha una particolare passione per la danza. Ama la penna perché “Scrivere rende liberi”.

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